Sant’Agnese è da secoli l’emblema della fede e della purezza. Bambina martire, santa protettrice delle vergini, delle fidanzate, ma anche dei giardinieri e degli ortolani, è venerata il 21 gennaio. Raffigurata con l’agnello, col quale condivide, oltre all’etimologia del nome, una simbologia profonda e commovente, Sant’Agnese fu amica e sorella di latte di Sant’Emerenziana, la figlia della sua nutrice, che si convertì anch’essa alla fede cristiana per sua intercessione.
I loro destini, intrecciati sin dalla nascita, videro le due fanciulle unite fino alla loro morte in quanto Sant’Emerenziana, così devota alla sua sorella da recarsi ogni giorno a pregare per la sua anima dopo la sua dipartita, fu lapidata presso il sepolcro di Sant’Agnese il giorno del suo funerale, lungo la Via Nomentana. Da allora, le due fanciulle, morte per la loro devozione, riposano l’una accanto all’altra nella Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura, e vengono celebrate a pochi giorni di distanza, il 21 e il 23 gennaio.
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Biografia di Sant’Agnese
Sant’Agnese, nata intorno all’anno 292 d.C era una bambina di dodici anni appartenente ad una famiglia patrizia di Roma quando subì il martirio sotto Diocleziano. La sua storia terribile, come tante altre che insanguinarono l’Impero dell’III secolo d.C. fu riportata da molti storici. San Girolamo riportò nel martiriologo romano quanto segue: “Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo.”
La tradizione cristiana riporta che il figlio del prefetto fosse innamorato di Agnese, ma che lei lo respinse in quanto aveva già scelto il suo sposo, Cristo, al quale dedicò la sua virtù.
“È fare ingiuria allo sposo desiderare di piacere ad altri. Mi avrà chi per primo mi ha scelta” (Sant’Agnese)
Il pretendente, offeso da tale rifiuto, si lamentò con il padre che cercò di piegare la volontà della giovane costringendola a diventare vestale e dedicare la sua vita ad onorare la dea protettrice di Roma, ma ella si oppose.
In una Passio latina del V secolo, si narra che il prefetto, in segno di profondo disprezzo verso la fanciulla, la fece rinchiudere in un postribolo, un luogo di vizi e perversioni che l’avrebbe esposta alla violazione del suo voto di purezza, ma nessuno ebbe l’ardire di toccarla.
La fede della bambina la elevò al di sopra dell’odio e della violenza che la circondavano, facendone un emblema di coraggio e virtù. Ma ciò non bastò al potere che volle piegare il suo animo forte, indomito.
La bambina martire, simbolo di coraggio e devozione
Nella storia dei primi secoli della cristianità, non esisteva il sacerdozio pertanto la devozione di Sant’Agnese e la sua volontà di dedicare la sua virtù a Cristo fu, di fatti, una promessa sacra e un grande atto di coraggio visto il contesto storico in cui la fanciulla si convertì al cristianesimo.

La Grande Persecuzione del 303 d.C., promossa fortemente dagli imperatori Galerio e Massimiliano, ai quali Diocleziano e Costanzo Cloro, diedero pieno appoggio dopo i responsi oracolari degli Aruspici che accollarono la colpa ai Cristiani della mancata assistenza degli dei, vedevano nella nuova religione una minaccia che logorava il tessuto sociale dell’Impero. Il rifiuto dei convertiti di partecipare ai sacrifici rituali, la crescente diffidenza e avversione nutriti verso di loro portavano infatti le famiglie divenute miste alla rovina: i mariti denunciavano le proprie mogli, i genitori diseredavano i propri figli.
Per arginare il pericolo di vedere l’instaurazione di uno Stato cristiano indipendente crescere in seno alla gloriosa Roma, una serie di editti imperiali privarono nell’arco di pochi anni i cristiani di ogni loro diritto, fino a giungere alla tortura. Ecco perché la figura della santa splende di coraggio: la fanciulla, appena dodicenne, osò opporsi alle decisioni gerarchiche e alle tradizioni. Difese fino alla fine il suo candore e la sua purezza, opponendosi al potere mostrando ai suoi contemporanei la forza della fede.
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I miracoli di Sant’Agnese
Durante il suo martirio, la giovane Agnese fu trascinata in piazza, denudata e posta sopra una pira, esposta con crudeltà per calpestare la sua purezza, ma l’agiografia ci riporta che miracolosamente i suoi capelli crebbero a tal punto da nasconderla agli sguardi pregni di spregio e ferocia che la circondavano, in modo che il suo corpo, il tempio consacrato a Dio che lei volle proteggere al costo della sua vita, fu preservato.
Nemmeno il fuoco osò toccare la pura Agnese. La tradizione narra che le fiamme si divisero in due, lasciando la giovane incolume. Di fronte a tali prodigi, solo la mano crudele dell’uomo pose fine alla sua vita con un colpo di spada alla gola, sgozzandola tale un agnello durante l’uccisione sacrificale.
L’agnello immacolato, col quale condivide l’etimologia del suo nome, dal greco ἁγνός, agnòs: “puro”, “casto”, “sacro”, “senza vizio”, diverrà il suo simbolo, l’ effigie dell’innocenza, dell’inviolabilità, della purezza, della castità, ma anche la metafora dello sposo, Cristo, che lei scelse e che non l’abbandonò mai, nemmeno dopo la morte.

La leggenda riporta che morì con tale grazia da commuovere i suoi stessi assassini, dando nascita ad un culto popolare ancora oggi celebrato in numerose località. Divenne una delle sante più celebri del Medioevo, per i miracoli di guarigione verificatosi presso il suo sepolcro. Fu anche invocata con fervore da molte donne per la tradizione orale che ne faceva la protettrice dei capelli.
Le sono dedicate la Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura che custodisce la sua salma, la chiesa di Sant’Agnese in Agone, edificata sull’antico stadio di Domiziano, dove la giovane subì il martirio. Sin quasi da subito, Sant’Agnese fu presa ad esempio dai fedeli per il coraggio che dimostrò nel decidere di perdere la sua vita terrena dedicando la sua immortalità a Cristo.
La purezza della piccola santa che accompagna il Papa e gli arcivescovi

Tale è la profondità della memoria lasciata nel cuore dei fedeli che nel giorno che la celebra, Sant’Agnese continua ad elargire le sue benedizioni. Infatti, il 21 gennaio come da tradizione sin dal IV secolo d.C., vengono benedetti gli agnelli nella Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura a Roma, la candida lana vergine viene poi lavorata dalle benedettine di Santa Cecilia per confezionare i Pallii, i paramenti liturgici che simboleggiano il legame tra il Papa e gli arcivescovi metropoliti.
Fonte e approfondimento:
• Vatican News:L’antica tradizione della benedizione degli agnelli di sant’Agnese