Educazione

Educare non è reagire. Educare è rispondere

Di Redazione - 7 Ottobre 2024

A Vittorio Veneto dal 14 al 18 ottobre si terrà la quarta edizione di un’iniziativa importante intitolata “Educhiamoci! Giornate per l’educazione“. Un festival promosso e organizzato dal Comune di Vittorio Veneto, Assessorato alle Politiche Scolastiche.

Gli incontri saranno gratuiti con la possibilità di assistervi in presenza oppure da remoto. I posti in presenza sono limitati e per questo si consiglia l’iscrizione (per iscrizioni e programma dettagliato:
www.educhiamocivittorioveneto.it).

Eticamente, anche quest’anno, è media partner di questa meravigliosa iniziativa: vi consigliamo di seguire i tanti e interessantissimi eventi sull’educazione! Tra questi uno in particolare ha catturato la nostra attenzione: quello della Dottoressa Laura Mazzarelli, Consulente Pedagogica, Insegnante alla scuola dell’infanzia, Formatrice Pedagogica, Ideatrice e Curatrice del blog “Il Cammino Pedagogico“.

Venerdì 18 ottobre alle ore 17 e 30 la dottoressa Mazzarelli terrà una conferenza dal titolo “Educare non è reagire. Educare è rispondere.”. L’evento è gratuito, si può assistere in presenza ed è anche trasmesso in diretta online su “Educhiamoci – giornate per l’educazione” al sito internet www.youtube.com/comunevittorioveneto.

Abbiamo voluto intervistare la dottoressa Mazzarelli per avere qualche anticipazione sul suo interessantissimo intervento.

1- Dottoressa, ci può spiegare in cosa consisterà il suo intervento?

Il mio intervento ha l’intento di aprire domande più che di fornire risposte. Nel mio percorso formativo ho avuto modo di imparare che le domande ben formulate sono più preziose delle risposte perché attivano le persone. In primo luogo le persone si fermano, poi iniziano a cercare, per arrivare infine a mettere in atto ciò che risponde realmente al loro autentico bisogno. E in ambito educativo è questo che va fatto e che si è dimenticato: oggi si cercano spesso risposte che vengono richieste come ricette preconfezionate, che magari vengono anche “capite”, ma che nel momento in cui vengono applicate non funzionano. E non funzionano perché si muovono sul piano del fare e del risolvere problemi e non sul piano dell’essere e della consapevolezza che porta a una crescita interiore.

I bambini mettono sempre, inevitabilmente, di fronte alla necessità di porsi domande. 

La frase rappresentativa che ho scelto per il mio blog è questa “Si educa con ciò che si dice, più ancora con ciò che si fa, ancora di più con ciò che si è” di Sant’Ignazio di Antiochia e in questa frase è racchiuso il cammino di chi si occupa di educazione: prendersi cura dell’essere

Pertanto lo scopo ultimo dell’intervento è quello di condurre chi educa a domandarsi che cosa può educare di sé che ancora non ha allenato attraverso la relazione educativa con quel bambino/figlio/alunno, per rispondere in modo “sufficientemente buono” al bisogno che egli manifesta attraverso i suoi comportamenti. 

2- Lei invita l’adulto a guardarsi dentro per poter relazionarsi con il bambino in modo sano e costruttivo: come si fa a compiere questo passaggio?

Nel flusso rapido e incessante della vita quotidiana si rischia di perdere il contatto con se stessi, di conseguenza anche con gli altri. Ma i bambini hanno bisogno di connessione con l’adulto, di adulti che siano consapevoli delle proprie emozioni per aiutare i bambini a regolare le proprie. 

Il passaggio di invertire la rotta ha come motore in primis una sofferenza, o se vogliamo essere più soft, un bisogno. Il bisogno di sentirsi in armonia. Nei colloqui di consulenza pedagogica o nelle formazioni che svolgo emergono spessissimo fatica, frustrazione, inadeguatezza, la percezione di non avere strumenti e tutto ciò si traduce poi in rigidità nella relazione educativa: “Adesso basta! Fila in camera tua! Ti siedi qua e non giochi più!”, sono solo alcuni esempi.

Qua sotto c’è un dolore, che si può sciogliere nel momento in cui l’adulto si ferma e viene aiutato a riprendere contatto con le proprie risorse e con le qualità del proprio bambino, in cui viene aiutato a prendere coscienza dell’effetto emotivo che determinati comportamenti del bambino hanno su di lui. E a rendersi conto che senza centratura si reagisce a un comportamento ma non si risponde allo sviluppo di quel bambino. In sintesi si addestra ma non si educa. Portare gli adulti alla consapevolezza di questo spesso li fa sorridere perché si accorgono di colpo di quanto la rigidità li renda chiusi o di quanto sia bello poter sperimentare altro, ma a volte li porta anche a piangere perché si commuovono nel ritrovare se stessi e il proprio bambino. Tutto ciò richiede esercizio di presenza, disciplina, volontà per restare connessi e  ancorati con la propria bellezza e per mantenersi nella nuova rotta, nell’ottica in cui la difficoltà educativa può essere letta come stimolo al miglioramento e non come condanna

3- La scuola di oggi come può educare al meglio?

La scuola di oggi fa fatica. Questa è una domanda vastissima. La scuola di oggi fa fatica sotto diversi punti di vista: gli insegnanti non hanno un supporto adeguato, spesso riescono a fare miracoli solo perché credono nel loro lavoro, dato che le condizioni sono inadeguate… ma non voglio addentrarmi nel problema. Nessuno chiede mai ad un insegnante: “Come stai? Con quale bambino fai fatica? Come ti senti nella relazione coi genitori?”. Gli insegnanti hanno bisogno di qualcuno che si interessi a loro autenticamente, che coltivi il loro ben-essere, invece sono costretti a frequentare corsi che l’essere lo frammentano sempre più e che spostano tutto sul fare, sulle competenze da raggiungere, facendo perdere di vista l’unità del processo educativo. Forse dico una cosa molto forte, ma ho imparato nel tempo che il valore non è dato dalla scuola in sé ma dalle persone che la abitano.

Sorrido pensando che io ad esempio ho sempre lavorato in strutture esteticamente brutte, che venivano rese belle unicamente dal riflesso della bellezza di chi le abitava e questo chi entra lo percepisce subito. Non mi sento di rispondere quindi sulla scuola di oggi ma sugli insegnanti di oggi: la sfida è quella di unirsi su un’ideale educativo condiviso, di alimentare il valore della collegialità per sentirsi meno soli, di ritagliarsi spazi di cura, di mettere a fuoco i propri bisogni formativi e cercare una fonte che li disseti realmente per non trovarsi con la sensazione di aver buttato il proprio tempo. E di partire da ciò che c’è, fosse anche solo lo sguardo di un bambino.

4- Qual è il consiglio che vorrebbe rivolgere ad ogni adulto che ha a che fare con l’educazione di un bambino o di un ragazzo?

Il consiglio che darei … domanda complessa… forse quello di non restare soli. “Per educare un bambino serve un intero villaggio” recita un antico proverbio africano: è importante non chiudersi, non isolarsi, ma condividere con gli insegnanti o con le altre famiglie le questioni educative, e se necessario chiedere aiuto ad un professionista. Magari non si crea un intero villaggio ma un piccolo clan, non importa, importa sapere che si è più forti quando si è insieme.


Iscrizioni e informazioni: www.educhiamocivittorioveneto.it/eventi/mazzarelli

𝗦𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗮 𝗹𝗮 𝗯𝗿𝗼𝗰𝗵𝘂𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹:

http://www.educhiamocivittorioveneto.it/…/educhiamoci…

𝗘𝗗𝗨𝗖𝗛𝗜𝗔𝗠𝗢𝗖𝗜 [𝗜𝗹 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗲𝗶 𝘁𝘂]. 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗲𝗱𝘂𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲

14-18 ottobre 2024 [quarta edizione], Vittorio Veneto (TV). Scuola secondaria di primo grado “Lorenzo Da Ponte”

Canali social dell’evento:

www.facebook.com/educhiamocivittorioveneto

www.youtube.com/@comunevittorioveneto

www.instagram.com/educhiamocivittorioveneto





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