Benessere

“Food for profit”, il documentario sugli allevamenti intensivi

Di Redazione - 7 Maggio 2024

Se, come affermava Gandhi, “la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” la nostra società è arrivata a toccare livelli molto bassi di civiltà. Questo lo si può constatare andando a vedere il documentario indipendente di Giulia Innocenzi, giornalista di Report, e del regista Pablo D’Ambrosi, intitolato “Food for profit“.

Parte del documentario è andato in onda domenica scorsa durante la trasmissione Report riscuotendo un enorme successo di pubblico: ben 1,5 milioni di persone hanno visto la puntata che è possibile rivedere su Rai Play.

Per poter assistere all’intero documentario è necessario, invece, recarsi nei cinema o nelle associazioni che hanno deciso di sostenere il progetto organizzando una proiezione, c’è un vero e proprio calendario delle proiezioni ed è possibile organizzarne una in autonomia seguendo le indicazioni sul sito ufficiale di Food for profit.

Il documentario, di forte impatto visivo, smuove emozioni e riflessioni importanti. Punta l’attenzione sulla lobby dell’industria zootecnica e sulla politica negli allevamenti intensivi. Ma soprattutto ci porta a riflettere su una grande questione etica: il rapporto uomo-animale.

Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino. Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te; purtroppo questo è vero per quasi tutti noi.
(Fëdor Dostoevskij)

Di cosa parla il docufilm di Giulia Innocenzi

Le immagini del documentario sono molto forti. In passato ci sono stati tanti altri filmati di accusa, sostenuti da associazioni animaliste, che hanno portato a galla il modo crudele dell’uomo di porsi nei confronti degli animali chiamati “da reddito”. Documentari altrettanto forti ma da vedere assolutamente per potersi rendere conto della realtà di ciò che portiamo nel piatto.

Il lavoro di Giulia è riuscito ad arrivare a tantissime persone come mai prima d’ora, forse perché siamo, lo speriamo, in un momento storico e culturale pronto al cambiamento. Il suo successo è dovuto anche al fatto che oltre a trattare temi animalisti affronta questioni sociali e politiche: vi è un legame molto forte ma non così visibile tra salute pubblica, inquinamento ambientale e settore agroalimentare e Giulia nel suo lavoro svela i fili di questo legame, li rende pubblici, smaschera dinamiche scorrette tra chi detiene il potere decisionale e ci invita a rimanere desti, a non partecipare involontariamente a queste dinamiche. Ci chiede di guardare il documentario, di invitare le persone intorno a noi ad andare a vederlo perché è solo tramite la conoscenza che le menti possono risvegliarsi e divenire padrone di se stesse.

Queste le parole di Giulia pubblicate sul suo profilo Facebook qualche giorno prima della puntata di Report:

Lavoravo a Food For Profit prima ancora di approdare a Report. Ricordo ancora la prima telefonata con Sigfrido Ranucci. Mi chiese: “a cosa stai lavorando?”. In quel periodo era da sei mesi che io e Pablo eravamo chiusi in casa, lui a Londra e io a Milano, a montare a distanza (quanti gradi di vista ho perso a controllare ogni singolo frame collegati in videocall!). Avevo lasciato il mio lavoro per dedicarmi solo a questo. All’epoca non sapevamo dove sarebbe finito, stavamo anticipando i soldi di tasca nostra e raccogliendo donazioni da fondazioni e privati cittadini che credevano nel progetto. Avevamo come unico obiettivo quello di chiudere il film, che già ci sembrava una missione impossibile, senza alcuna altra prospettiva. Ovviamente il nostro sogno era che più persone possibili potessero vedere la realtà di quello che succede all’interno degli allevamenti finanziati coi soldi di noi contribuenti. “Molto interessante”, mi rispose Ranucci, “vorrei che ti occupassi di questi temi anche da noi a Report”. Da quel momento ho cominciato a lavorare per la miglior casa del giornalismo investigativo televisivo italiano, e parallelamente con Pablo lavoravamo con enormi difficoltà per chiudere il nostro film.

Era il 2018 quando decisi di imbarcarmi in questa avventura. Se qualcuno all’epoca mi avesse detto che il film sarebbe prima andato nei cinema e poi a Report mi sarei fatta una grande risata. Ora tutto questo sta succedendo, e non abbiamo nessuna intenzione di fermarci.

Grazie a voi, che avete reso tutto questo possibile.

Il grande appuntamento è per domenica 5 maggio alle 20.55 su Rai3. Facciamo il passaparola con tutti per ottenere il massimo da questa occasione unica di mostrare la realtà dietro la produzione di carne, latte e formaggio!!!

Questo documentario è un forte grido di protesta, un urlo disperato che ci vuole far cambiare rotta per tornare al più presto su un percorso di vita più autentico, più semplice, più naturale. Abbiamo oltrepassato ormai il limite del buonsenso da molto tempo. È ora di prendere in mano la nostra esistenza, di compiere scelte consapevoli ogni giorno, riguardo ad ogni nostro acquisto. È ora di compiere, finalmente, la rivoluzione gandhiana.

“La non violenza assoluta è assenza assoluta dal recar danno ad ogni essere vivente. La non violenza, nella sua forma attiva, è buona disposizione per tutto ciò che vive. Essa è perfetto amore” (Gandhi)

Sul sito del documentario si legge:

Food For Profit non solo mostra l’orrore degli allevamenti intensivi e la connivente protezione politica di cui godono, ma con una squadra di esperti internazionali affronta le principali problematiche legate a questo tipo di produzione industriale: inquinamento delle acque, sfruttamento dei migranti, perdita di biodiversità e antibiotico resistenza.

L’appello del film è forte e chiaro: dobbiamo fermare questo sistema corrotto se vogliamo salvare il pianeta. E noi stessi.

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