L’Haka è una danza rituale di grande importanza nella tradizione Maori, il popolo nativo della Nuova Zelanda. Anche se vanta origini secolari ed è parte del patrimonio culturale indigeno, molti di noi la conoscono grazie agli All Blacks: la squadra neozelandese di rugby è infatti solita eseguire il famoso Ka mate prima delle partite per intimidire gli avversari.
Il suo profondo significato tuttavia non si limita ad essere una “danza di guerra” eseguita prima di una battaglia, come lo è invece la Peruperu praticata con le armi tradizionali; va ben al di là della performance in campo sportivo che l’ha fatta conoscere al mondo in quanto rappresenta la connessione con una terra, con la comunità, col principio di vita, ecco perché è utile risalire alle sue origini per comprenderne il meraviglioso significato.
L’Haka è una danza cerimoniale, non di guerra
L’Haka è una danza cerimoniale di cui esistono molte varianti, e viene eseguita nei momenti particolarmente significativi della vita. Questo rituale viene spesso interpretato sia dagli uomini che dalle donne per manifestare gioia o dolore assieme alla comunità: per dare l’ultimo saluto ad una persona cara, o durante il Pōwhiri, una cerimonia di accoglienza eseguita per dare il benvenuto a persone speciali, come amici e parenti dopo una lunga separazione, o ancora per celebrare un matrimonio e fare sentire ai novelli sposi la forza della comunità che li protegge, come in questo video [Fonte: Euronews.com]
Come detto poc’anzi, l’Haka non è una danza intimidatoria ma un rituale collettivo legato alla tradizione polinesiana Maori. Il nome deriva da Ha che significa “respiro”, “essenza”, “suono”, e Ka che indica l’accendersi, il mettersi in azione. Accendere, attivare l’essenza, il principio vitale è infatti lo scopo di questo rito che celebra la forza, la potenza della vita sulla morte, e in cui la gestualità è prettamente connessa al canto e alle espressioni facciali che hanno un significato ben preciso, rimandando al mito di Te Rauparaha, il capo della tribù degli Ngati Toa che secondo la leggenda fu all’origine del Ka mate.
Le origini del Ka mate, la storia di Te Rauparaha
Te Rauparaha (1760–1849) fu un capo Maori della tribù Ngati Toa, conosciuto per le numerose battaglie che dirisse per espandere il suo dominio, attirandosi quindi numerosi nemici.
La leggenda narra che intorno al 1820, Te Rauparaha, era in fuga dagli Ngati Tuwharetoa, una tribù nemica. Mentre i guerrieri Ngati Tuwharetoa si stavano avvicinando pericolosamente, Te Rauparaha incontrò una donna e le chiese la sua protezione. Lei permise a Te Rauparaha di nascondersi nella fossa dove conservava il cibo, posta sotto la sua abitazione. La tribù nemica era giunta alle porte della sua casa dove stava seduta. Te Rauparaha, sebbene fosse nascosto in fondo alla fossa, rischiava di essere scoperto ed ucciso. In questo stato di angoscia continuava a ripetersi sottovoce: “Sto morendo, sto morendo” (Ka mate, ka mate).
Fortunatamente i sui nemici si allontanarono presto. Quasi incredulo, Te Rauparaha iniziò a gridare: “Io vivo, io vivo! (Ka Ora, Ka Ora!) L’uomo peloso che è andato a prendere il sole lo ha fatto brillare di nuovo! Il Sole splende!” (Tēnei te tangata pūhuruhuru! Nāna nei i tiki mai whakawhiti te rā in lingua maori), riferendosi al fatto che la donna (“l’uomo dai lunghi peli”), aveva riportato su di lui la vita.
Ogni passo (“Upane”) che Te Rauparaha compiva risalendo la scala gli permise di uscire dalla fossa e tornare alla luce del sole, alla libertà. Secondo il mito, una volta uscito dalla fossa, Te Rauparaha avrebbe ballato la sua Haka di gioia, per celebrare la vittoria della vita sulla morte.
Il meraviglioso significato simbolico dell’Haka
Le parole dell’Haka riportano la storia di Te Rauparaha, che ad un livello simbolico somiglia ad un viaggio di morte e rinascita, accompagnato da una donna nel ruolo di guardiana della soglia. Esistono molti elementi sui quali sarebbe interessante soffermarsi per comprendere la potenza di questa danza rituale, come il saluto svolto fronte contro fronte, in cui si condivide lo stesso soffio vitale, ma in questo articolo vorrei parlarti brevemente della voce (“espressione dell’ “Ha”), che nell’esecuzione dell’Haka viene richiamata dalle profondità dell’essere, più esattamente dal ventre: il punto d’incontro con l’energia di vita che permea l’universo intero, permettendo di riconnettersi alle radici della vita, ai legami ancestrali.
Durante l’esibizione, i Kapa Haka, i danzatori e danzatrici, sembrano trarre dalla terra una stabilità e una forza incrollabili in quanto si riconnettono al potere spirituale della loro terra, della famiglia, della tribù: il mana tangata.
Nel momento in cui la voce, il corpo, il cuore si uniscono nella danza (l’azione, “Ka”), il danzatore non è più solo: dietro di lui c’è un esercito costituito da tutti gli uomini e donne che si sono uniti nel tempo per permettere la sua nascita, sin dall’alba del mondo; ed è così è per ogni membro della comunità che danza assieme a lui. I vivi si connettono attraverso l’intento e il sottile intreccio dei legami famigliari, si crea una rete sottile tra gli individui e questa connessione si manifesta in un unica voce, in un’unica danza. La voce vibra attraverso le radici per riunire il potere del clan, sostenere i discendenti nell’azione che stanno per compiere. È una danza rituale che risveglia il mana tangata, il potere sacro, l’energia spirituale dell’intera comunità e parla di protezione, condivisione, unione, forza.
Un patrimonio culturale indigeno finalmente protetto
La bellezza e la profondità di questa danza possono toccare le corde sensibili di molte persone, tuttavia è opportuno ricordare che l’Haka è una danza cerimoniale connessa ad una tradizione nativa. È l’espressione di una comunità e come tale è da rispettare e preservare.
Alla luce del suo significato, l’appropriazione culturale, ovvero la tendenza ad usare riti e cerimonie in maniera superficiale, inconsapevole, o peggio irrispettosa, dovrebbe essere evitata in quanto costituirebbe una forma di spoliazione del patrimonio intellettuale Maori, della sua cultura, della sua identità.
In merito ai numerosi sfruttamenti dell’Haka in maniera del tutto inappropriata, come lo è stato in ambito commerciale, le tribù Ngati Toa hanno richiesto il rispetto del loro tesoro culturale. Per più di 160 anni questa richiesta è stata ignorata, permettendo a chiunque di sfruttare e deturpare questa potente danza. Dopo lunghi anni di lotta e rivendicazione, nel 2009 il governo neozelandese ha finalmente riconosciuto la paternità intellettuale del Ka mate alle tribù Ngāti Toa, vietandone ogni uso improprio.
Il miglior modo per conoscere e/o sperimentare l’esperienza dell’Haka in prima persona, con il rispetto e l’attenzione che merita, è quindi viverla assieme ai depositari diretti della tradizione: i Kapa Haka, i danzatori dell’Haka, che operano per far conoscere al pubblico la loro meravigliosa cultura, anche in Italia.
Fonti:
• Cos’è la danza Haka
• Haka Peruperu
• Kapa Haka, traditional Māori performing arts
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it