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La meravigliosa leggenda buddhista sui gatti

Di Valeria Bonora - 17 Novembre 2017

Esistono dei manoscritti thailandesi che hanno delle caratteristiche molto particolari: sono realizzati secondo la tecnica Samut Khoi, la cui complessa lavorazione della carta ha origine dalla corteccia dell’albero Khoi. Acuni di essi possono arrivare anche ad essere lunghi più di 18 metri: praticamente un foglio di carta Khoi largo dai 30 ai 60 centimetri viene ripiegato come un ventaglio in parti larghe dai 12 ai 20 cm.

Il libro dei gatti

Gli 8 manoscritti di cui voglio narrarvi in particolare sono illustrati e chiamati Tamra Maew, che tradotto significa libro dei gatti, contengono i disegni e delle descrizioni brevi e in rima delle caratteristiche dei diversi tipi di gatti che erano conosciuti nel Siam; alcuni sono custoditi a Bangkok mentre altri alla British Library del Regno Unito. I diversi manoscritti hanno molti punti in comune, per questo si possono definire “raccolta” nonostante siano scritti in periodi differenti e da persone differenti.

Questa raccolta di poesie sui gatti risale circa al 1350 e contiene la descrizione di 23 razze delle quali 17 portano fortuna, mentre 6 portano sfortuna; purtroppo molte di queste razze sono ormai estinte ma un allevatore di gatti, Preecha Pookabut, ha passato gli ultimi 50 anni a cercare di preservare le 5 razze Thai ancora esistenti e a cercare di far rinascere le 18 estinte.

In fondo si sa che i gatti sono esseri strabilianti e non è così inusuale trovare libri dedicati a loro, basti solo pensare che in Egitto erano addirittura animali sacri, ma anche per il buddhismo acquistano un significato molto importante: rappresentano la spiritualità, trasmettono calma ed armonia e si dice che solo coloro che sono in connessione col proprio Io interiore possano davvero comprendere la magia dei gatti.

“Il tempo passato con un gatto non è mai tempo perso.”
~ Sigmund Freud ~

La leggenda buddhista sui gatti

gatto che guarda verso l'alto

Credit foto
© Pexels

Ma torniamo in Thailandia dove nasce questa bellissima leggenda tramandata dal buddhismo Theravada, che letteralmente significa “la scuola degli anziani“, dalla quale si comprende che i gatti siano portatori di pace ed unione, e spesso nei templi o nei giardini dove ci sono statue che rappresentano il Buddha, è facile trovarci anche un gatto.

Quando una persona che riesce a raggiungere alti livelli di spiritualità muore ha la possibilità di trasferire la propria anima in un gatto. E quando anche il gatto cesserà la sua vita su questa terra l’anima trasferita salirà in una dimensione illuminata.

Per questo motivo i thailandesi erano soliti seppellire nella cripta insieme ai defunti anche un gatto vivo, il quale avrebbe potuto uscire attraverso una piccola fessura lasciata aperta. Se il gatto fosse uscito dalla fessura la credenza era che l’anima dei propri cari si fosse reincarnata nel corpo del gatto, pronta per l’ascensione verso la dimensione illuminata.

 

I gatti sono spiriti liberi e forse è questa idea di libertà che li rende così speciali, loro non devono mai compiacere nessuno, fanno quello che gli pare, non sono trasportati dall’ego, sono affettuosi, fedeli, profondi e pare, sempre secondo i buddhisti, che riescano a comprendere l’uomo più di quanto l’uomo riesca a comprendere i gatti.

Impariamo ad amare i gatti e la loro straordinaria misticità, comprendere un animale così meraviglioso equivale a comprendere se stessi.

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Articolo scritto da Valeria Bonoravaleria2174.wix.com





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