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Rassegna Etica

L’Ipogeo del Giardino di Babuk

Di Valeria Bonora - 17 Gennaio 2017

L’Ipogeo del Giardino di Babuk” è un misterioso percorso che si sviluppa sotto Napoli e precisamente sotto il fabbricato di Via Giuseppe Piazzi n°55, un palazzo eretto sul finire del XVI secolo dalla famiglia Caracciolo del Sole; questo sito incredibile è di proprietà del profes­sor Gennaro Oliviero, docente per diversi anni di Diritto del la­voro alla Federico II e compo­nente dell’associazione «Amici di Marcel Proust», il quale ha trasformato il giardino mettendo fiori, alberi di limone e fontane e riscoprendo anche ceppi di antichissimi alberi e affreschi.
Babuk è il nome orientale del gatto del professor Oliviero, oggi infatti il giardino è abitato da sette gatti che ne fanno da guardiani; l’ipogeo sotterraneo (una costruzione sotterranea di interesse storico e antropologico, realizzata interamente dall’uomo o come riadattamento di cavità naturali) fu realizzato probabilmente nella metà del XVII secolo per estrarre tufo necessario alla realizzazione del fabbricato soprastante; nel corso degli anni fu poi adibito a cisterna d’acqua e durante la seconda guerra mondiale divenne un sicuro rifugio antiaereo.

Per accedere all’Ipogeo si deve percorrere uno scalone stretto e umido, ubicato nel giardino retrostante il palazzo, sulle cui pareti si possono trovare delle incisioni di croci o salamandre e tritoni. Arrivati al fondo dello scalone si entra in una specie di stanza quadrangolare con una dimensione di circa 16mq da cui partono i vari camminamenti dei pozza­ri. L’altezza dell’enorme cisterna è di circa 14 m, unitamente al livello d’impermeabilizzazione delle pareti e alle tracce di sedimentazione dell’acqua fanno pensare che la quantità di acqua che contenesse fosse di circa 640.000 litri, acqua utilizzata da coloro che abitavano il palazzo sopra la cisterna attraverso un pozzo.

Si pensa che la cisterna smise la sua funzione intorno al 1884, infatti in quell’anno scoppiò una violenta epidemia di colera che favorì la dismissione di tutte le cisterne e l’adeguamento della distribuzione dell’acqua attraverso un acquedotto in pressione.
All’interno di questi condotti che dal giardino portano alla vecchia cisterna vi si possono leggere tracce di segni presumibilmente esoterici, difficili da datare e con scopi ancora più imprecisati, si trovano tritoni posizionati in testa all’imboccatura del pozzo, delle croci incise disposte lungo la scala tipiche della tradizione del Graal, uno scudo in rilievo in testa all’ultimo rampante e due nicchie scavate nell’angolo in prossimità dello smonto della scala al piano della cisterna forse testimonianze dei rituali tenuti dalle confraternite segrete nei sotterranei; alcuni narrano anche storie più raccapriccianti, per esempio che questo potesse essere il luogo in cui le monache del convento dei Saponari di fine 700, vittime spesso di stupri proprio tra queste mura, seppellivano gli infanti.

Come dicevo prima, durante la seconda guerra mondiale la cisterna servì come ricovero d’élite per gli attacchi aerei, a confermare questa versione sono anche le tracce di un elementare impianto elettrico in porcellana ritrovato nelle cavità sui muri.
Tra le tante cose mistiche che si possono trovare in questi anfratti sono stati trovati anche resti di antichi reperti forse greci e la mistica scritta ritrovata “Et in Arcadia ego”, un’iscrizione riportata in alcuni importanti dipinti del Seicento, fra cui uno del Guercino, realizzato fra il 1618 ed il 1622; La frase è un memento mori, solitamente interpretata come «Anche io in Arcadia» o «Io anche in Arcadia», che può essere interpretata come «La persona sepolta in questa tomba è vissuta in Arcadia» oppure «La stessa persona che una volta ha goduto dei piaceri della vita, adesso giace in questa tomba»

Visitare l’Ipogeo del Giardino di Babuk è un viaggio in un mondo quasi mistico, riportato ad uno splendore ormai perduto e sede si incontri e mostre letterarie, sembrano però ancora risuonare tra quelle mura le urla dei bambini e degli adulti che correvano a proteggersi dai bombardamenti negli anni ’50, sembra ancora di sentire l’odore dell’acqua che scorreva secoli prima… un piccolo paradiso perduto sotto la città di Napoli, una piccola parte dei tesori nascosti in questa Italia tutta da scoprire.
Articolo scritto da Valeria Bonoravaleria2174.wix.com
Immagine di copertina a cura del sito Amici di Proust, immagini dell’articolo a cura di www.napoliunderground.org





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