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Rassegna Etica

Igor Sibaldi e il suo "Codice Segreto del Vangelo"

Di Laura De Rosa - 11 Gennaio 2017

Igor Sibaldi propone una traduzione del Vangelo di Giovanni che ha ben poco a che spartire con le “verità” religiose cui siamo abituati. Riportando il Vangelo alla sua forma originaria, come sarebbe apparso nel II secolo, prima delle rivisitazioni che ne avrebbero tradito l’essenza, il testo sacro appare molto distante dai concetti di autorità divina, peccato e paura. Ed ecco che, nel suo “Codice Segreto del Vangelo – Il Libro del giovane Giovanni“, la vita eterna diventa dimensione reale dell’eternità, il figlio di Dio sta ad indicare una nuova fase evolutiva dell’uomo, i miracoli rappresentano racconti iniziatici dai poteri terapeutici.

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Quando si parla di testi sacri, complice il fatto che a leggerli sono in pochi, non osiamo contraddire quanto scritto. Tutt’al più non ne condividiamo i messaggi. Ma se quello che ci è stato trasmesso di Gesù e della sua storia fosse frutto di manipolazioni e interpretazioni errate? A quanto pare, tra il III e il IV secolo D.C., quando la Chiesa divenne religione di Stato, i Vangeli subirono numerose rivisitazioni. Secondo Igor Sibaldi i testi giunti fino a noi sono traduzioni in gran parte sbagliate, lontanissime dagli originali. Basti pensare alla convinzione che Gesù si sia incarnato e sia morto sulla croce per salvare l’umanità. Sibaldi si pone un semplice interrogativo: “Salvarci da cosa?”. E’ una domanda apparentemente scontata che in realtà apre nuovi orizzonti.
Nel Codice segreto del Vangelo Sibaldi ha cercato di tradurre il testo sacro attenendosi il più possibile al significato originario, riconoscendo ed eliminando le modifiche successive. In un’intervista ha affermato che alcune parti del Vangelo sono state progressivamente eliminate perché ritenute scomode da alcuni gruppi. “Nel Vangelo di Giovanni questi tagli sono sempre accanto ad episodi con figure femminili.” Guarda caso le figure femminili, in questo Vangelo, hanno grande importanza.
Quello che emerge dalla traduzione del testo giovanneo di Sibaldi è un Gesù, Dio fatto uomo, che glorifica l’Io profondo, il divino presente in ognuno di noi. E’ in questo Io che si trova la scintilla del Padre ed è riscoprendolo che ogni uomo può trovare la propria autenticità. Ma l’Io non c’è dove regna il “noi”, ovvero nelle comunità come la Chiesa. “L’Io si può trovare soltanto dove c’è l’Io”.
Sibaldi sostiene che la Chiesa abbia avuto il merito di conservare un ricco patrimonio filosofico e psicologico sebbene il clero non si sia impegnato a fondo per trasmetterlo ai fedeli, perlomeno a partire dagli anni ’30 del secolo scorso. Lo studioso sostiene inoltre che la fede sia cambiata nel corso del tempo perché se oggi il fedele crede a qualcuno, 2000 anni fa la fede era piuttosto un “conoscere ed accorgersi“. Credere a qualcuno si può in comunità, accorgersi richiede invece un coinvolgimento in prima persona dell’individuo.
L’agape nel Vangelo di Giovanni
Codice Segreto del Vangelo

Il Vangelo di Giovanni nella traduzione di Sibaldi cela molte sorprese, pensate un po’, si parla persino di amore, ma sarebbe opportuno chiamarlo diversamente. Sibaldi afferma che nel capitolo 21 Gesù risorto ricompare ai discepoli rivolgendosi a Simon Pietro per chiedergli: “Pietro, agapàs me?”. Ovvero Pietro mi vuoi un gran bene? Pietro anziché usare il termine “agape”, risponde con il verbo filein, che indica l’amicizia. Gesù ripete la domanda, Pietro è costretto ad ammettere di saper provare solo amicizia, non agape. Ma cos’è quest’ultima? E’ quello che dovrebbe essere l’amore e che non è. Perché il termine “amore” a detta di Sibaldi è un desiderio di tipo sessuale esclusivo e ha ben poco a che fare con l’agape, che in quanto sentimento forte fa paura alla maggioranza, specialmente agli uomini poiché spesso servi o capi di qualcuno. Dice Sibaldi in “Eros e Agape”: “se una persona serve o comanda, non può più provare agape, perché è troppo attaccato al vantaggio personale, ha paura, e deve stare in guardia dai sentimenti forti, com’è appunto l’agape.” Prosegue: “Già ai tempi in cui venne scritto il Vangelo di Giovanni, Pietro era il simbolo della Chiesa di Roma, della cosiddetta Grande Chiesa: e dunque il Vangelo di Giovanni era un libro un po’ più scomodo di quel che solitamente si pensa.”
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I testi sacri
I testi sacri oggigiorno non attirano l’attenzione della maggioranza complice il diffondersi di una profonda diffidenza nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche. E’ un peccato perché come suggerisce Sibaldi, sono opere che celano poteri immensi, proprio per questa ragione distrutte, vedi i vangeli apocrifi, nascoste, travisate. Oggi che i Vangeli sono a disposizione di tutti, si riscontrano numerosi errori testuali oppure paure e superstizioni ne alterano il significato. I poteri di un libro sacro vengono allo scoperto quando ci si accorge che parla direttamente al lettore in ogni singola pagina. Ecco che allora le parole scritte assumono un significato diverso.
Bibbia e Vangeli sono preziosi quanto i testi orientali che oggi spopolano in Occidente. Guardare lontano è utilissimo purché non si dimentichi che, a volte, le risorse più preziose sono a portata di mano. Tutto sta nell’accorgersene.

Laura De Rosa
yinyangtherapy.it





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