C’è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l’etica; parlo dell’Infinito.
~ Jorge Luis Borges
L’infinito è un simbolo antico, divenuto famoso in tutto il mondo ed entrato nella quotidianità di tutti. Scopriamo insieme le sue origini e il suo significato simbolico.
Teorie sulla nascita del simbolo dell’infinito
Ci sono diverse teorie sulla nascita del simbolo dell’infinito (∞ – lemniscata), un simbolo matematico usato per la prima volta da John Wallis nel 1655, il quale lo scelse per identificare un numero grandissimo proprio perché quei due occhielli possono essere percorsi senza fine. Un’altra teoria nasce dal fatto che M, il numero romano che indica 1000 (quindi una quantità molto grande), veniva a volte scritto come CIƆ, oppure venne scelto come deformazione delle prime due lettere della parola latina uguale (aequalis) perché all’inizio veniva usato per indicare l’uguaglianza.
Alcuni ipotizzano anche che il simbolo dell’otto rovesciato sia una variante dell’Ouroborus, un antico simbolo raffigurante un serpente o drago si mangia la coda.
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Ma l’ipotesi più accreditata è che il simbolo dell’infinito come lo conosciamo oggi sia la derivazione e la raffigurazione dell’Analemma cioè la figura che si crea nel cielo se si fotografa il sole alla stessa ora, nel solito punto, nei diversi giorni dell’anno. A causa dell’inclinazione della terra e della sua orbita ovulare, il sole crea una figura nel cielo che non è sfuggita agli antichi astronomi, un percorso ad otto rovesciato nel cielo, per poi ritornare nel solito punto; per cui il simbolo è andato a significare “L’andare e venire del tempo” ed in definitiva il simbolo dell’infinito. [Fonte Wikipedia]
“L’infinito! Nessun altro problema ha mai scosso così profondamente lo spirito umano; nessuna altra idea ha stimolato così proficuamente il suo intelletto; e tuttavia nessun altro concetto ha maggior bisogno di chiarificazione che quello di infinito”.
~ David Hilbert (1921)
Il fatto che ci sia bisogno di un simbolo per raffigurare qualcosa che la mente umana fatica a focalizzare è abbastanza concepibile, infatti quando si guarda il cielo è difficile pensare che lo spazio sia infinito, soprattutto quando il piccolo uomo terrestre si ritrova circondato da cose enormi, ma che comunque hanno una fine, tangibile e verificabile, infatti se provate ad immaginare l’infinito trovate delle difficoltà, perché ciò che è infinito non può mai essere presente nella sua totalità nel nostro pensiero.
Dalla lemniscata (da lemniscus un termine latino che rappresentava, nell’epoca romana, un nastro ornamentale utilizzato per le corone) è derivato il concetto del “Nastro di Moebius ” che rappresenta l’infinito, ma anche le realtà parallele che corrono sulle due bande del nastro, fu il grande disegnatore dell’assurdo e dell’impossibile Escher che rappresentò il nastro di Moebius con delle formiche le quali sembrano camminare su lati opposti ma in realtà sono tutte sullo stesso.
3 tipi di infinito
L’infinito è lo spazio che si concede la meraviglia.
Tutto il resto ha confini, strade già fatte, finali già visti.
(Fabrizio Caramagna)
Nella cultura antica il concetto di infinito era dedicato solo alle divinità, legato al loro potere o alla loro saggezza, ma a volte anche le cose più banali come il mare erano per gli antichi fonte di mistero e quindi immaginabili come luoghi infiniti.
Filosoficamente parlando ci sono tre tipi di infinito, o tre categorie, come volete chiamarle:
• Potenziale matematico dell’infinito: la successione dei numeri naturali o reali o l’insieme dei punti di una retta sono insiemi infiniti perché, fissato comunque un elemento, è sempre possibile trovarne uno maggiore o che segue l’elemento dato.
• Infinito reale o fisico: un infinito che esiste in natura. Questa categoria include l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, come l’Universo o il tempo.
• Infinito “Assoluto”: qui si sconfina nella parte filosofica religiosa dove per infinito assoluto si identifica Dio o chi per esso.
Per spiegare ancora cosa rappresenti il simbolo dell’infinito possiamo definirlo come l’anello di congiunzione spazio-temporale che unisce i vari punti dell’esistenza in un continuo evolversi senza fine, i due cerchi che si susseguono senza sosta uno dopo l’altro, a rappresentare la materia che segue lo spirito, lo spirito che segue la materia, generazione dopo generazione, infatti se si pensa al cerchio viene subito in mente il ciclo della vita.
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Il simbolo dell’infinito nei tatuaggi e nella cultura popolare
Le nostre menti sono finite, e nonostante queste condizioni di finitezza siamo circondati da possibilità che sono infinite, e lo scopo della vita è cogliere il più possibile da questa infinità.
(Alfred North Whitehead)
In numerologia esoterica il numero otto indica il numero della materia somma, o della materia elevata e perfezionata.
Oggigiorno si usa molto farsi tatuare il simbolo dell’infinito come rappresentazione della perfezione, di apertura ed eternità, spesso si usano linee tribali o animali come farfalle e rondini per indicare libertà o natura incontaminata, molti associano anche la parola Love o il nome dell’amato o del figlio per indicare l’amore eterno che li lega; alcuni tatuaggi hanno al loro interno anche una piuma per rappresentare la purezza e l’innocenza.
Il simbolo dell’infinito tatuato si può prestare a diversi significati a seconda di ciò che si vuole trasmettere e lo si ritrova spesso in luoghi della pelle nascosti o comunque che non danno molto nell’occhio proprio perché, solitamente, il tatuaggio con questo simbolo è piccolo e molto delicato. Si presta bene ad essere un tatuaggio creativo in quanto lo si può personalizzare in vari modi, associandolo ad altri simboli oppure inserendovi frasi o nomi di persone care.
L’infinito è nel cuore dell’uomo, e non altrove.
(Henry de Montherlant)
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Articolo aggiornato il 02-04-2025