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Ecco la nostra salsiccia: la vita dei maiali da macello

Di Gaia Di Giovanni - 21 Ottobre 2014

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Spesso pensiamo che più ci allontaniamo dal nostro disastrato Paese e più facile è trovare nazioni e città governate dal totale benessere, pensiamo che lì fuori tutto funzioni alla perfezione.

Ne rimaniamo convinti fino a quando scopriamo che certe realtà sono non identiche alle nostre, ma chiaramente peggiori, come nel magnifico Canada, così civile, così ben governato, da ritrovarsi al centro di un’investigazione seguita da denunce che riguardano il trasporto degli animali verso il macello.

È vero che il loro destino è la morte, “sono solo cibo” pensano quegli operatori che non sanno cosa sia l’umanità ma, ancor più grave, non conoscono le regole alle quali devono sottostare per il rispetto del loro lavoro e di ciò di cui si occupano.

Alcuni attivisti hanno lavorato affinchè la verità saltasse fuori e, come in questo caso, possiamo adesso ben vedere proprio tutti il percorso dei maiali da macello dagli allevamenti ai macelli, un viaggio degli orrori durante il quale la violenza è protagonista, e la rabbia e le frustrazioni degli addetti sono chiaramente scaricate proprio sugli animali.

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Nel video dell’indagine, i maiali da macello vengono ammassati sui camion che attraverseranno lunghe autostrade per un totale di ore interminabile durante le quali troppi degli animali lì caricati moriranno o soffocati, o a causa del freddo, o a causa del caldo, o feriti gravemente.

I sopravvissuti non sono certo i più fortunati, chiamati “stupidi maiali” da un uomo che dovrebbe guidarli per rinchiuderli nei recinti, lo stesso uomo che tiene in mano una mazza che utilizza per picchiare selvaggiamente i maiali terrorizzati che urlano per la paura e il dolore.

Ad ognuno poi vengono strappate le zanne, delicatissime e piene di terminazioni nervose, ma visto che, ripetiamo, si tratta solo di cibo, non vale la pena usare un po’ di delicatezza, basta prendere una pinza abbastanza grossa per afferrare le zanne, una per una, e strapparle con forza causando un dolore difficile da descrivere.

Ormai gli animali sono stremati, fanno fatica a camminare, le zampe sembrano non rispondere più, alcuni più forti, ancora in piedi ma molto lenti nei movimenti vengono incitati da insopportabili scosse elettriche, chi invece è stramazzato sul pavimento privo di forze viene fatto rotolare su se stesso, spinto con i piedi e preso a calci fino all’interno della recinzione.

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Raccolti invece in un punto all’esterno, come fossero immondizia, i maiali morti o quasi morti all’arrivo al macello, ormai inutili, sono buttati l’uno sull’altro e fin troppo evidenti sono le ferite aperte e gravissime che dimostrano la violenza subita prima e durante il trasporto.

Finalmente anche per i sopravvissuti arriva la morte e dopo tanta sofferenza gli occhi dei maiali sono vuoti, esprimono stanchezza e mortificazione; quel colpo alla testa segna la fine di tanto orrore.

Gli animali sono preziosi, tutti, e farne cibo per gli uomini è un abuso nei confronti della natura, e pur lottando affinchè le sofferenze finiscano, quello che dovrebbe cessare è invece il consumo di carne che non è sinonimo di sazietà e forza, ma richiama solo sangue, dolore e morte.

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Quello che vediamo da queste indagini è il risultato della mancanza di regole ferree in alcuni ambienti lavorativi, ma è dovuto soprattutto alle richieste dei consumatori che amano certi cibi, solidamente presenti da troppo tempo nella nostra cultura perché possano essere aboliti con facilità.

Ecco allora la nostra salsiccia, ne conosciamo finalmente la storia, per un’alimentazione consapevole.

Per coloro che invece provano solo orrore di fronte a questa realtà, ecco la PETIZIONE da firmare per chiedere al ministro dell’agricoltura di rivisitare certe pratiche troppo barbare perché possano ancora essere utilizzate.





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