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Labirinto della Masone: il parco culturale regno dei bambù

Di Marco Grilli - 27 Maggio 2016

A Fontanellato, in provincia di Parma, si trova un suggestivo parco culturale con il più grande labirinto al mondo di bambù, che dal 1° gennaio 2015 è entrato a far parte del prestigioso circuito di Castelli del Ducato di Parma e Piacenza.

Stiamo parlando del Labirinto della Masone, nato da un’idea dell’editore, designer, collezionista d’arte e bibliofilo Franco Maria Ricci. Originale luogo di cultura esteso su ben otto ettari di terreno, è stato progettato con gli architetti Pier Carlo Bontempi, autore degli edifici, e Davide Dutto, a cui spetta la geometria del parco. Inaugurato nel maggio 2015, questo dedalo elegante accresce il già straordinario patrimonio artistico di Fontanellato ed è frutto di una promessa fatta nel 1977 dallo stesso Ricci al grande scrittore argentino Jorge Luis Borges, che interpretava il simbolo del labirinto come metafora della condizione umana.

«Ci sono labirinti con Minotauri. E giardini colmi di delizie. Eden in cui è bello vagare. Labirinti mentali dove perdersi e poi ritrovarsi», si legge nella presentazione di questo gioiello naturalistico e culturale. «Da sempre i labirinti mi affascinano. Insieme ai giardini sono tra le fantasie più antiche dell’umanità. Il giardino, o Eden – così bello che Adamo ed Eva, freschi di creazione, continuavano a stropicciarsi gli occhi – incarna l’innocenza e la felicità. Il labirinto è invece una creazione del potere e una fonte di turbamenti. Riflette la perplessa esperienza che abbiamo della realtà», afferma Ricci, che per la sua struttura si è ispirato al labirinto classico di forma romana, quello con angoli retti e suddiviso in quartieri, introducendo qua e là delle piccole trappole, quali bivi e vicoli ciechi.

Il perimetro ha una pianta a stella, forma che compare per la prima volta nel Trattato di architettura del Filerete, mentre all’interno del labirinto si trova una cappella a forma piramidale, a commemorazione dell’antico legame tra questa struttura e la fede, dove è possibile celebrare cerimonie. Aperto tutti i giorni tranne il martedì dalle 10:30 alle 19, il labirinto vanta numeri di tutto rispetto: otto ettari di superficie totale, 200mila bambù alti fino a cinque metri, tre chilometri di percorsi interni, 500 opere situate nell’annesso spazio museale, 2mila metri quadri di piazza centrale contornata da porticati e ampi saloni, adibita a concerti, feste ed esposizioni, 15mila volumi di storia dell’arte presenti nella biblioteca, oltre 4mila visitatori nel primo weekend di apertura.

La passione di Ricci per questa straordinaria pianta che, oltre a non ammalarsi e a non spogliarsi d’inverno assorbe grandi quantità di anidride carbonica – assumendo così una notevole valenza ecologica –, risale agli anni Ottanta. Nel labirinto si contano oltre 200mila esemplari di tutte le specie, dalle nane a quelle giganti, a dimostrazione della sua immensa vitalità. Persino il pavimento a parquet degli edifici è stato realizzato con lo stesso materiale, al fine di una maggiore coerenza dell’intero progetto.

Sempreverde, elegante, flessuoso e vigoroso, il bambù è ancora poco conosciuto in Italia, tanto che al massimo si utilizza una sola specie, la Phyllostachys aurea. Ricci cominciò ad apprezzare questa pianta quando disponeva di un giardinetto circondato da alte mura sul retro della sua casa milanese. Non sapendo che farsene, un giardiniere giapponese gli consigliò di piantarci un bel boschetto di bambù: da quel semplice suggerimento nacque una passione sconfinata. In Francia scoprì un luogo meraviglioso, la Bambouseraie d’Anduze, un noto e frequentato vivaio e parco fondato a metà dell’Ottocento, che ospita circa 200 diverse specie di questa pianta.

«Nel mio giardinetto milanese i bambù crebbero subito rigogliosi, sino a superare l’altezza delle mura da cui erano circondati, con qualche malumore dei vicini. Mi stavo innamorando di quella pianta. Tornai alla Bambouseraie e questa volta i miei acquisti furono ingenti: avevo deciso di piantare un giardino di bambù sulle terre che circondavano la mia casa di campagna, a Fontanellato. Anche questa volta si trattò di un esperimento felice. Sorvegliando la crescita delle mie piante potevo constatare quotidianamente come, nei pressi del Po, il bambù venuto dalla Cina si sentisse a suo agio. Sino a quel momento il bambù non aveva alcun rapporto col labirinto, poi un giorno ebbi la folgorazione: quella pianta mi offriva la materia prima ideale per costruirlo. Nella vita le cose si aggregano a poco a poco. Dopo Borges e Dutto, era stata la volta del giardiniere giapponese che, col suo consiglio, aveva aggiunto, senza volere, un ulteriore elemento al mio progetto», spiega Ricci.

Tra le numerose specie piantate ci limitiamo a segnalare, in ordine di grandezza: il Phyllostachys pubescens, il classico bambù gigante fra cui volano i soldati e gli eroi nei film epici cinesi, destinato a trasformarsi in una vera foresta a canna d’organo; il Pleioblastus viridistriatus, di dimensioni medie e dal portamento a cespuglio, noto per le sue grandi foglie verde chiaro che sembrano di velluto, e infine il Pleioblastus pumilus, basso e fitto, che sostituisce il prato nelle zone ombrose.

Il Labirinto della Masone è anche una sorta di atelier aperto, poiché ospita la sede della prestigiosa casa editrice Franco Maria Ricci (fondata nel 1965), il museo con la vastissima ed eclettica collezione d’arte dello stesso Ricci, che comprende ad oggi oltre 500 fra pitture, sculture e oggetti d’arte dal Cinquecento al Novecento, e infine la biblioteca con l’intera collezione di volumi stampati dall’illustre tipografo Bodoni (oltre 1.200 volumi con preziosissime rilegature), dove trovano posto anche tutte le edizioni di Franco Maria Ricci e quelle di un altro importante esponente della bibliofilia italiana, Alberto Tallone.

Luogo ideale per la cultura e il tempo libero, il Labirinto della Masone rende omaggio alla tradizione culinaria emiliana con il suo elegante ristorante dove operano i fratelli Spigaroli, rinomati chef “stellati”, offrendo anche un posto ideale per coloro che desiderano un momento di riposo o un pranzo veloce durante la visita, il bistrò-caffetteria. All’ospitalità sono invece deputate le suite che si trovano nel cuore del labirinto, due appartamenti lussuosi rifiniti con decorazioni di opere d’arte e arredi raffinati, destinati a ospiti d’onore che desiderano il comfort totale.

La proprietà del Labirinto spetta alla Fondazione Franco Maria Ricci, dedita alla conservazione dei libri e della collezione d’arte, alla promozione delle attività culturali e al restauro del paesaggio. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, l’imperativo d’obbligo è quello di promuovere l’utilizzo del bambù. «Spero che, fra qualche anno, questa pianta diventi un elemento importante del paesaggio padano e che i nostri imprenditori accettino di mascherare i loro capannoni con le delicate cortine verdi delle mie canne. Cambiare il volto della Val Padana, restituendole una grazia perduta, è oggi il più ambizioso dei miei sogni. La Fondazione fornirà le piante necessarie e un servizio di consulenza gratuita. Il costo dell’operazione è trascurabile, cento piante di bambù non costano più di duemila euro e si sviluppano senza difficoltà», spiega Ricci.

Se vi capita di passare dalle parti di Parma, andate a “perdervi” in questo affascinante labirinto.

Marco Grilli





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