Educazione
Primo piano

Come ritrovare i nostri ritmi in connessione con la natura

Di Sarah Catalano - 13 Ottobre 2015

IL RITMO DELLA VITA – gioia, salute, serenità, crescita, apprendimento connessi ai propri tempi e a quelli della Natura.

“Le cose di per sé non rappresentano nulla, se non nella successione con cui si riferiscono l’una all’altra”

Rudolf Steiner

Mai come in questo periodo dell’anno, dopo i viaggi e le pause estive, tutti noi sperimentiamo impellente la necessità e la fatica di rientrare nei nostri ritmi, luoghi, abitudini quotidiani abbinati al bisogno profondo di rinnovamento, sia per gli adulti che ancor più per i bambini.
Ed è proprio in uno di questi momenti, anni fa, che ideai il ciclo di eventi creativi famigliari ispirati alla pedagogia steineriana e ai ritmi della natura, per cercare di offrire ai bambini e alle loro famiglie un modo semplice e gioioso di ricollegare se stessi, tra loro e con la vita.

Tutta la vita è ritmo: veloce e ritmico nel battito del cuore e nel respiro; più irregolare e dilatato nella veglia del giorno e il sonno della notte, la vita e la morte (nell’uomo come nella natura), con l’alternarsi delle stagioni e delle festività.
Proprio la Natura infatti può essere la prima grande maestra nel recuperare i nostri ritmi persi.
Ascoltiamo, come i bambini sanno ben fare, come ci sentiamo nei vari momenti stagionali, proviamo a scoprire l’armonia di vivere l’intima atmosfera introspettiva che ci porta il buio e il freddo invernale alla ricerca della luce dentro e fuori di noi; il lento rifiorire dei nostri sensi e speranze in arrivo con la primavera; l’esuberante gioia e sicurezza di andare per il mondo nel caldo estivo, tentando di non rimanere abbagliati dalla troppa luce; il malinconico quanto coraggioso ritorno dentro sé con l’arrivo dell’autunno e l’apparente morte esteriore.

Immagini  tratte dal web da cartoline che si trovano nelle scuole Waldorf

Immagini tratte dal web da cartoline che si trovano nelle scuole Waldorf

Scandiamo con gioia tutti questi diversi momenti vivendoli insieme ai nostri figli, festeggiando le tante ricorrenze legate agli antichi che scandiscono questi momenti, unendoli alle feste più tipiche della nostra tradizione (qualunque essa sia).

Se il ritmo interno (dettato dal corpo fisico) e il ritmo esterno (legato al corpo delle abitudini e regole che arrivano da fuori) ci fanno sperimentare l’unione al cosmo, il tempo (e la sua percezione) variano in ognuno di noi in modo strettamente legato all’età e al temperamento.

Oggi spesso, la vita frenetica degli adulti porta molto lontano da tutto ciò, sia per se stessi sia soprattutto per i troppo sconosciuti ritmi e tempi del bambino. Buone, sane e regolari abitudini vengono perciò confuse con noia e routine, omettendo egoisticamente un tassello fondamentale nella conoscenza dello sviluppo dei più piccoli.
Si può agire in maniera benefica e influente sulla salute dei ritmi naturali interni del bambino curando il ritmo dato dall’esterno, in modo speciale e particolarmente attento proprio nel primo periodo di vita; altrettanto, ne gioveranno l’organizzazione e il benessere famigliare che ne derivano.
Un bambino piccolo, al di sotto dei 3 anni, sembra vivere esclusivamente nell’attimo presente. Il suo benessere è strettamente collegato al suo stato fisico e al contatto con la mamma; il suo stato di coscienza è “sognante”, e lo sperimentiamo notando per quanto tempo riesce a rimanere sveglio. La prima netta distinzione temporale che egli può imparare è proprio quella tra sonno e veglia.

La prima esperienza del tempo il bambino la fa quando attorno ai 2-3 anni, ovvero quando comincia a dire “io” a se stesso.
Il bimbo piccolo non ha ancora la capacità di ragionare autonomamente e in ogni cambiamento del mondo esterno che lo circonda perde momentaneamente i suoi punti di riferimento spaziali e temporali, generandogli insicurezza e risvegliando anzitempo uno sforzo intellettivo che lo aiuti a comprendere, il che toglie forze di crescita e di formazione del corpo fisico fino a sfociare talvolta nella malattia.

L’attività principale negli asili Waldorf è proprio scandire i vari tempi della giornata e cominciare con i ritmi che conducano alla percezione di un tempo più ampio, quello della settimana. Ogni giorno sarà aperto da una piccola preghiera cantata in cerchio che ricollega il bambino al mondo intorno; in uno speciale tavolino, sopra il quale sarà accesa una candelina dalla maestra, potremmo trovare un nanetto, un piccolo telo del colore dedicato a quel giorno.

nanetti-waldorf

A pranzo, potrà essere consumato il cereale corrispondente a quel giorno.

ritmo-waldorf

Nel tempo dell’asilo, “Ieri” e “domani” spesso sono ancora confusi; con l’età scolare, il tempo della settimana comincia ad essere ben definito.
La piena e cosciente esperienza del tempo si fa verso i 9 anni: il bambino inizia a sentirsi solo, a notare i propri progressi e insuccessi, a sentire di avere “poco tempo” soprattutto per giocare per fare ciò che vorrebbe. Da qui, l’importanza fondamentale in questa fase, di non riempirlo di attività, anche se il bambino sembra rispondere volentieri alle sollecitazioni e alle novità: lasciamogli tempo per la contemplazione e persino per la noia, esperienza fondamentale per lo sviluppo della volontà!

Il ritmo è anche qualcosa di molto diverso a secondo di come individualmente viene percepito, attraverso il temperamento, che nel bambino si delinea vagamente sin da subito e nettamente verso l’ottavo anno. Pensiamo all’espansione “dispersiva” del sanguinico o ”intensa” del collerico, piuttosto che alla contrazione “profonda” del malinconico e “ripetitiva” del flemmatico.

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Come si diceva inizialmente, il ritmo è anche fondamentale per la salute.
Un buon sonno, ad esempio, non ha solo un significato per il sostegno del corpo e della sua rigenerazione, ma aiuta anche nell’apprendimento di nuove facoltà. Non a caso, il saggio detto “dormiamoci sopra”.
E’ affascinante notare come, proprio dopo un sonno notturno o una pausa di giorni nell’apprendimento, quasi magicamente emerga, migliori e si sedimenti quanto precedentemente imparato. A questo punto, basta esercitare nuovamente le migliorate facoltà per proseguire e di nuovo implementarle. Questo è, ad esempio, il senso dell’insegnamento “ad epoche” nelle scuole Waldorf.
Qui, i bambini imparano davvero a respirare e respirano imparando, vivendo l’esperienza impareggiabile di un apprendimento lento, graduale e profondissimo, sano nel senso vero e proprio del termine: una salute che arriva sin nel corpo fisico, passando attraverso lo spirito e l’anima.
Nella lezione, si propongono infatti momenti di espansione artistica e creativa alternati a momenti di concentrazione ed interiorizzazione dei contenuti.

Immagine tratta da un laboratorio di acquerello per le famiglie organizzato da Mamma FaTata

Immagine tratta da un laboratorio di acquerello per le famiglie organizzato da Mamma FaTata

Leggere poesie e recitare, ascoltare e praticare musica, dipingere, modellare, stimolare attività fisica (ma sempre parallelamente stimolando anche l’anima) sono attività che sostengono i ritmi del corpo umano.
Tra apertura e chiusura, rigidità e la completa assenza di regole, il ritmo integra aspetti del passato e del futuro nel presente: ripete qualcosa che è già avvenuto ma è anche aperto, entro un certo limite, a variarlo.

E proprio questo meraviglioso mondo mi appare da anni di fronte ai bambini di oggi, i bambini che mi piace definire “del cambiamento”. Nella mia esperienza di mamma, tata, e animatrice da anni trovo sempre più bambini che, se da una parte necessitano di sani ritmi di vita per crescere sicuri, dall’altra, attraverso il loro agire, stimolano continuamente negli adulti nuove riflessioni che portano spesso inevitabilmente a prendere decisioni forti, che riguardano un’inversione di rotta nella loro vita.
Ciò ricade ovviamente immediatamente su di loro, ma se noi sappiamo ben modulare e trovare il nostro “centro” fra questi due paradigmi consuetudine/cambiamento, scopriremo la meraviglia della gratitudine reciproca riportandoci sullo stesso piano dell’”eterna infanzia”, quello appunto dell’ascolto profondo nel cambiamento.

Sarah Catalano
sarah@mammafatata.it
www.mammafatata.it





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