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La terra è in rosso

Di Valeria Bonora - 23 Agosto 2012
Secondo i calcoli del Global Footprint Network, ieri, 22 agosto, è stato il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno. 

Mancano ancora 4 mesi alla fine dell’anno eppure siamo rimasti senza risorse. Praticamente, in soli 234 giorni, anziché 365 abbiamo sperperato tutto quello che la Terra ha da offrire all’umanità. Siamo quindi giunti in larghissimo anticipo al «Global Overshoot Day», concetto ideato dalla New Economics Foundation di Londra, che calcola il rapporto tra la biocapacità globale (l’ammontare di risorse naturali che la Terra genera ogni anno) e l’impronta ecologica (la quantità di risorse e di servizi che richiede l’umanità), moltiplicato per tutti i giorni dell’anno.
Venticinque anni fa, non un tempo poi così lontano, la data cadeva in Dicembre mentre quest’anno già da Agosto dovremo vivere in riserva.
Nel 2011 la Terra si è scaricata con 36 giorni d’anticipo. «Il giorno della resa dei conti è arrivato. Nel corso degli ultimi 50 anno il deficit ecologico sta crescendo in modo esponenziale», afferma Mathis Wackernagel, fondatore del Global Footprint Network. «Un pianeta solo non è più sufficiente per soddisfare le nostre esigenze e per assorbire i nostri rifiuti. Ora i bisogni dell’umanità superano il 50% delle risorse disponibili. Già oggi avremmo bisogno di un pianeta e mezzo e, di questo passo, l’umanità necessiterà di due «Terre» entro il 2050. Gli effetti del sovra-consumo sono molto evidenti: scarsità idrica, desertificazione, ridotta produttività dei campi coltivati, collasso degli stock ittici e cambiamenti climatici.»
«Il degrado dell’ambiente naturale, poi, porta inevitabilmente a una riduzione della superficie produttiva e il nostro debito aumenta, condannando le generazioni future» continua Wackernagel «Basta guardare l’andamento degli ultimi anni per farsi un’idea più chiara. Il primo Overshoot Day dell’umanità è stato il 19 dicembre 1987, anche se i calcoli hanno stabilito che il «debito ecologico» è iniziato già negli Anni Settanta dello scorso secolo. Tre anni dopo, nel 1990, il giorno del sovra-consumo era già passato al 7 dicembre, e dieci anni dopo (1997) al 26 ottobre.»

L’anno scorso il deficit ecologico è stato raggiunto il 27 settembre, ma quest’anno si è appunto riusciti ad anticipare ulteriormente arrivando al 22 agosto. «Questo giorno è inteso come una indicazione piuttosto che la data esatta», precisano gli scienziati del Gfn. «Ma mentre non possiamo determinare con esattezza il giorno in cui sorpassiamo la soglia – aggiungono – sappiamo che ci stiamo spostando su un livello di domanda di risorse non sostenibile, e molto prima che l’anno sia finito».
Dal 2003 gli esperti hanno iniziato a valutare la quantità di risorse nel mondo e il modo in cui vengono gestite. Utilizzando l’ettaro globale come unità di misura dell’impronta ecologica (gha), gli scienziati hanno confrontato il consumo effettivo dei paesi analizzati alla biocapacità. Nel 2008 (i dati per gli anni successivi non sono stati ancora elaborati), l’impronta ecologica è stata del 2,7 gha pro-capite per un limite di capacità di 1,8 gha pro-capite. I principali responsabili del disavanzo sono state le emissioni di anidride carbonica che da sole hanno riguardato il 55% dell’impronta ecologica globale.
Ma puntiamo il dito anche contro i paesi più colpevoli, sui 149 presi in esame, 60 sono responsabili del debito e il più colpevole è il Qatar che ha finito per superare il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti con un consumo di 11,68 gha pro-capite.
«Ora che tentiamo di ricostruire le nostre economie sane e robuste, è il momento di proporre delle modalità che siano valide e adatte per il futuro», conclude Wackernagel e noi dobbiamo approfittare di questo anno di cambiamenti globali per aiutare la terra a riprendersi se non vogliamo ritrovarci a “secco” sempre di più e sopratutto irrimediabilmente.
 
[fonte LaStampa.it]

 





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