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Rassegna Etica

La lettera di scuse di un'insegnante agli studenti

Di Valeria Bonora - 12 Marzo 2015

scusa

Lizanne Foster è un’insegnante del Surrey, nella British Columbia, che ha scritto una lettera di scuse per gli studenti delle superiori.

Lei è diventata per caso una insegnante durante l’apartheid in Sud Africa dove era un consulente di orientamento in una scuola media; in quel luogo Lizanne si sentiva di imbrogliare i suoi ragazzi dicendogli che solo lavorando abbastanza duramente avrebbero potuto superare le barriere sociali che dividevano le persone di colore. Ma prima ancora di essere una consulente era un’insegnante per caso: un giorno un amico ricevette una chiamata da un committente locale che chiedeva se avesse voluto insegnare alla scuola perché era disperato e non c’erano insegnanti… l’amico non era interessato e così passò la chiamata a lei…

Da quel momento Lizanne ha sempre creduto nella scuola e nel fatto di insegnare agli alunni che essi sono importanti, nel corso della sua vita ha sempre voluto mettere in discussione il modo in cui stanno le cose, vuole che ognuno si prenda cura dell’altro e che vadano oltre.

Probabilmente è per questo che Lizanne Foster ha deciso di scrivere questa lettera di scuse agli studenti delle superiori, perché il sistema scolastico ha bisogno di evolversi, di andare oltre, di superare delle barriere di conformismo che limitano le doti personali di ognuno.

La lettera di scuse è stata tradotta da Bruna Tortorella che ringrazio.

Cari studenti delle superiori del ventunesimo secolo,

la settimana prossima comincerà un nuovo semestre e mi sento costretta a chiedervi scusa. Nonostante tutti i nostri sforzi, noi insegnanti non siamo riusciti a persuadere quelli che hanno il potere politico a cambiare il nostro sistema educativo. A quanto sembra, non siamo capaci di convincere il nostro premier che investire sulla vostra istruzione andrebbe a vantaggio di tutti noi e non inquinerebbe né l’acqua né l’aria.

Perciò, finché i vostri bisogni educativi non prevarranno su quelli delle multinazionali straniere, vi prego di accettare le mie scuse.

Mi dispiace che dobbiate venire a scuola così presto la mattina, anche se varie ricerche nel campo delle neuroscienze hanno appurato che il cervello degli adolescenti non funziona in modo ottimale prima delle dieci.

Mi dispiace che dobbiate chiedermi il permesso di uscire dalla classe per andare a fare pipì anche se avete già la patente, un lavoro part-time e state prendendo decisioni importanti per il vostro futuro dopo la scuola.

Mi dispiace che ogni giorno siate costretti a stare seduti per sei ore anche se molti studi hanno dimostrato che stare seduti troppo a lungo danneggia sia le capacità cognitive sia la salute.

Mi dispiace che siate divisi per età e costretti a procedere attraverso il sistema scolastico con i vostri coetanei come se l’età anagrafica avesse qualcosa a che vedere con l’intelletto, la maturità, le competenze o l’abilità.

Mi dispiace che quelli di voi che incontrano difficoltà a scuola non ricevano il giusto sostegno perché finanziare i vostri bisogni non è tra le priorità dell’attuale politica economica.

Mi dispiace che dobbiate studiare materie che non vi interessano in un’epoca in cui la somma totale delle conoscenze umane raddoppia ogni dodici mesi.

Mi dispiace che vi facciano credere che per ottenere il massimo dei voti dovete competere tra voi, quando i progressi umani sono sempre stati frutto di una collaborazione che spesso a scuola viene considerata “imbrogliare”.

Mi dispiace che siate costretti a usare dei libri di testo che contengono informazioni superate e troviate a scuola tecnologie obsolete della cui manutenzione nessuno si occupa.

Mi dispiace che quello che chiamano insegnamento personalizzato in realtà non lo sia affatto. L’insegnamento veramente personalizzato costa troppo, lo capite?

Mi dispiace che sia improbabile che la Strategia innovativa, la riforma scolastica della British Columbia tanto strombazzata dal governo attuale, produca cambiamenti significativi a parte un nuovo modo per calcolare quello che si fa a scuola.

Ma, soprattutto, mi dispiace che il sistema educativo vi costringa a far parte di un’economia estrattiva quando il nostro ambiente, senza il quale non ci sarebbe nessuna economia, sta subendo una crisi climatica che ci imporrà una rapida riconfigurazione di tutto quello che stiamo facendo in campo sociale, politico ed economico, e per la quale siamo del tutto impreparati.

Mi dispiace moltissimo.

Vorrei che la vostra curiosità non fosse soffocata dal conformismo scolastico.

Vorrei avere una bacchetta magica per darvi il tipo di scuola in cui ci sono spazi per analizzare ed esplorare, sperimentare e apprendere in modo diverso.

Vorrei avere il potere di riaccendere la passione e il desiderio di imparare che leggo nei vostri occhi prima che entriate a scuola.

Vorrei potervi aiutare a ricordare che prima di essere studenti eravate scienziati che sperimentavano, scoprivano, si ponevano domande e facevano collegamenti.

Eravate anche poeti… vi ricordate quanto divertiva e sorprendeva gli adulti intorno a voi il modo in cui descrivevate le cose?

Siete nati per imparare. Non potete non imparare.

Mi dispiace che vi facciano credere che l’unico apprendimento che conta sia quello che avviene a scuola. Anzi, poi, solo quello che avviene in classe. E nemmeno conta tutto quello che si impara in classe: alla fine conta solo quello che troverete nei test.

Vorrei potervi portare in altri posti dove il sistema educativo pubblico è una priorità di politici convinti che la futura società del loro paese dipenderà dalle caratteristiche del sistema educativo.

In un’epoca in cui la nostra vita dipende dall’ingegnosità nel risolvere i problemi più difficili, sprechiamo le potenzialità che ha la nostra mente di trovare soluzioni creative. L’adolescenza è il periodo in cui gli esseri umani raggiungono il culmine del loro sviluppo cognitivo. Le prove della vostra capacità di pensare “fuori degli schemi” e di trovare soluzioni creative sono ovunque intorno a noi.

Vorrei poter mostrare alle autorità ciò che dovrebbero vedere per rendersi conto di quello che siete capaci di fare, se solo ve ne dessero la possibilità.

Se solo…

Con sincero affetto.

Un’insegnante

Dopo aver letto questa lettera non pensate anche voi che forse un miglioramento, una rivoluzione nel modo di intendere la scuola e l’insegnamento siano doverosi? Non pensate anche voi che ci si debba scusare con i ragazzi che con questo sistema scolastico forse non riescono a sviluppare il proprio potenziale, a diventare quello in cui credono?

Valeria Bonora





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