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Sperimentazione animale, ecco i "contro"

Di Valeria Bonora - 14 Maggio 2012

Ecco un esempio di come la sperimentazione animale ha fuorviato anni di studi e ha ritardato risultati clinici.
Da un estratto di un articolo della LAV

…Kunlin fece un’indagine che copriva 200 anni di osservazioni cliniche su di un raro “esperimento della natura” chiamato aneurisma arteriovenoso (AA). I pazienti affetti da AA hanno le vene che pulsano come arterie e che si intasano come fossero arterie.
Prima di Carrel, lunghi studi sulle vene di pazienti affetti da AA avevano portato alla conclusione che le vene umane potessero sopportare la pressione sanguigna relativamente alta del sistema arterioso. Kunlin, cosciente di questi studi clinici, decise di usare un segmento di vena dello stesso paziente per fare un by-pass nell’arteria ostruita.
Funzionò molto bene. Sfortunatamente, in seguito, ricercatori americani vollero innestare segmenti di vene nel sistema arterioso dei cani.
E cosa accadde ? Gli innesti venosi diedero luogo ad aneurismi. L’esperimento fu riportato nel 1952 all’annuale convegno dell’”American College of Surgeons” (Collegio Americano dei Chirurghi) e creò molta agitazione.
Questi risultati di laboratorio allontanarono la maggior parte dei chirurghi americani dall’impiego delle vene dello stesso paziente come materiale di innesto per il by-pass, mentre successivamente fu dimostrato che proprio questa era la tecnica migliore nella chirurgia del by-pass per le gambe e per il cuore. Dunque, gli esperimenti sugli animali hanno fuorviato la ricerca e rinviato lo sviluppo della chirurgia del by-pass…

Purtroppo la sperimentazione animale non è affidabile come tanti pensano, anzi negli anni ha comportato errori e ritardi nella ricerca. Alcuni dati allarmanti provengono dall’America dove sono 225.000 le morti causate dai farmaci (quelli che la scienza testa sugli animali) e il 90% dei farmaci testati e scaturiti dalla ricerca animale neppure supera la fase delle prove cliniche. Non pensate che tutto questo sia uno spreco di risorse e di soldi oltre che di vite che seppure di cavie, scimmiette, cani o conigli sempre di vita si parla.
Sul settimanale Panorama, questa settimana possiamo trovare un titolone che suona così: “O la cavia o la vita” un’inno all’utilità della sperimentazione animale, un “sacrificio” della vita animale in cambio del benessere della vita umana. Ma in questo articolo non si parla affatto degli errori, dei ritardi, delle risorse sprecate, dei molti problemi inerenti la sperimentazione animale. A noi non sembra giusto. Se vogliamo un’informazione equa è giusto parlare non solo dei benefici ma anche dei NON benefici, anzi dei danni, causati dalla sperimentazione su esseri diversi da noi.

E vi riporto anche un altro estratto dell’articolo della LAV dove anche questa volta si vede come la sperimentazione animale abbia causato ritardi e spreco di energie e risorse.

Anche lo sviluppo del trapianto di fegato fu procrastinato per molti anni a causa di esperimenti. Simonsen e Dempster, i più attivi sperimentatori su cani in Inghilterra, sostennero che i trapianti di fegato non avrebbero potuto in alcun modo funzionare sugli esseri umani a causa della violenza del rigetto. In realtà, dei chirurghi americani di Boston, guidati da David Hume, decisero comunque di tentare tali trapianti sulle persone, poiché, avendo osservato una naturale riduzione delle difese immunitarie nei pazienti con gravi problemi al fegato, avevano concluso che con molta probabilità questi pazienti avrebbero tollerato l’impianto meglio dei cani in buone condizioni di salute.
L’équipe del Peter Bent Brigham ignorò i risultati ottenuti sugli animali e tentò i trapianti sui pazienti, che funzionarono per ben sei mesi, cioè dieci volte il limite di tempo raggiunto nei cani…


E un altro eclatante “sbaglio” è stato fatto per il vaccino antipolio uscito 30 anni in ritardo proprio a causa della sperimentazione su scimmie alle quali però l’area scientifica dà il merito, che invece fu uno dei primi esperimenti in vitro, perchè si scoprì che il virus della polio si sviluppa nei tessuti intestinali e non nel midollo spinale o nel cervello ed era quindi possibile riprodurre tessuti intestinali per studiarne il virus.
Ma questi sono solo alcuni dei casi se volete leggere l’articolo completo potete farlo cliccando QUI.
Ora tirate voi le vostre conclusioni e pensate ai pro e ai contro della ricerca su animali… probabilmente si equivalgono, ma siamo una società evoluta potremmo impiegare la ricerca anche per studiare metodi alternativi alla vivisezione. siete d’accordo?
 
 





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