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Chi porto in pancia? Scambio di provette al Pertini di Roma

Di Giordana - 15 Aprile 2014

Come in una storia di altri tempi, in cui si racconta di bambini scambiati alla nascita, di gemelli divisi nella culla e poi ritrovati quando ormai il destino aveva deciso per loro. Ma questa volta è la realtà, una storia vera, niente fantasia, bensì uno scambio di provette per la fecondazione assistita che sembra coinvolgere quattro coppie.

Al quarto mese di gravidanza, una paziente dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, che si era rivolta alla struttura per essere seguita nel lungo e complesso cammino della fecondazione assistita, ha scoperto di avere in grembo due gemelli con un patrimonio genetico diverso dal suo.
L’unità di fisiopatologia per la riproduzione e sterilità dell’ospedale “Sandro Pertini” di Roma è stata chiusa mentre la Asl Roma B temporeggia in attesa dei risultati finali.
In ogni caso sembra che lo scambio di provette coinvolga 4 coppie che sarebbero vittime di una “disattenzione” tanto fatale quanto grave.

Il Ministero difende la normativa in maniera sostenendo che è probabile che Ci sia stato un errore in partenza e che la tracciabilità del materiale biologico è sottoposta a controlli rigorosi e a norme adeguate e restrittive: “le normative nazionali che attuano le direttive europee nel settore cellule e tessuti specifiche per la fecondazione assistita sono molto rigorose: le procedure indicate nelle norme, se applicate correttamente, garantiscono la tracciabilità di tutto il materiale biologico nel percorso di fecondazione assistita” e con queste parole carica di responsabilità l’ospedale e prende posizione a favore della normativa nazionale che regola questa difficile e delicata questione.
In ogni caso a pagarne le conseguenze, con un altissimo costo emotivo, per ora sono le coppie coinvolte nello scambio e poi, a meno che la questione non venga gestita davvero al meglio, ne risentiranno anche i nascituri.
Alla luce di eventi come questi è impossibile non riflettere su come la normativa scritta e la sua corretta applicazione non vadano sempre di pari passo, su come non sia facile per le strutture adeguarsi ai cambiamenti sanitari ed alle nuove tecnologie. La salvaguardia del Principio di Autonomia e di Precauzione sta diventando di sempre più difficile gestione e coinvolge aree giuridiche e sociali sempre più difficili da amministrare perché riguardano materiale biologico, riguardano la vita nel suo nucleo più profondo e più intimo.
È auspicabile che in questa situazione i media tutelino l intimità della madre,che tale rimane al di là del metodo di fecondazione, che l’opinione pubblica si soffermi sulla complessità della situazione per chi ne è parte in causa,madre e nascituri di cui a questo punto è forse necessario chiedersi quale sarà il destino. È qui che ha dispetto di tutto entra in gioco l essere umano con il suo vissuto, con le sue emozioni, a questo punto al di la degli sbagli del sistema deve entrare in gioco l’amore.
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