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OGM: il referendum del 5 aprile, ecco perché firmare

Di Giordana - 4 Aprile 2014

Il 5 aprile in tutte le piazza italiane Legambiente e le principali associazioni ambientaliste si riuniranno per permettere agli italiani di salvaguardare al qualità del cibo che ogni giorno finisce sulle tavole di questo paese così famoso per la sua eccellenza culinaria.

Il referendum dà la possibilità di scegliere tra Italia OGM e Italia No OGM, nella speranza che i No siano superiori ai si e si possa arrivare, finalmente, ad una sentenza definitiva che blocchi tutti i tentativi di introdurre la produzione di OGM nel nostro paese (attualmente in Italia è consentito vendere, ma non importare OGM).
L’aumento di cibi transgenici non ha minimamente ridotto la fame nel mondo come all’inizio di pensava potesse accadere, non migliorato le condizioni dei paesi in via di sviluppo ne, tanto meno, quelle delle popolazioni locali. Ha ridotto la biodiversità e danneggiato il suolo, quindi perché continuare?

Questa la domanda che ci pone Legambiente e questo il motivo per cui siamo invitati a prendere posizione a riguardo. La configurazione geografica dell’Italia non consentirebbe in ogni caso di differenziare adeguatamente le coltivazioni transgeniche da quelle non e la loro coesistenza è proibita dalle normative inerenti.
Andare in piazza il 5 aprile, vuol dire agire invece di lamentarsi e basta, vuol dire fare un passo attivo nella direzione che riteniamo più opportuna, occuparci dei nostri affari come sempre dovrebbe accadere in un paese democratico.
La lotta agli OGM non è un baluardo degli ultimi romantici sostenitori di Leopold e Tourot, non è un sogno per utopisti, ne una battaglia riservata a vegetariani e vegani, la lotta contro gli OGM fa parte della responsabilità etica verso noi stessi, verso le generazioni future, verso i paesi in via di sviluppo che pagano caro, troppo caro, il prezzo del “produci tanto a basso costo”, fa parte della responsabilità che abbiamo verso questo nostro stanco e meraviglioso pianeta.

La primavera era ormai priva del loro canto. Le albe […] adesso erano mute; un completo silenzio dominava sui campi, nei boschi e sugli stagni. […] le api non danzavano più fra le corolle; […] Perché tacciono le voci della primavera in innumerevoli contrade d’America?
Silent Spring, Rachel Carson

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