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Africa: una terra in vendita. Sapete cos'è il land grabbing?

Di Giordana - 3 Dicembre 2013


Xai Xai, questo il nome decisamente troppo orientale, di una città africana nel sud del Mozambico che precedentemente aveva avuto un nome portoghese (in epoca colonialista), ora cambiati gli “acquirenti” cambiato il nome, questa città come molte altre e come molti villaggi, è stata rilevata, o sarebbe meglio dire acquistata dalla Cina.
Xai-Xai rientra tra in uno dei 902 contratti transnazionali firmati nel mondo tra governi locali e paesi stranieri acquisitori che hanno come oggetto di scambio terreni e villaggi e quindi, inevitabilmente, anche la popolazione locale che ha come unica alternativa quella di abbandonare casa e terra. I contratti transnazionali permettono la cessione del terreno ad un investitore straniero che lo userà per coltivare e/o costruire o quant’altro, in tutto il mondo sono circa 33 milioni gli ettari di terra ceduti in questo modo.
Nel caso di Xai-Xai, il villaggio a ridosso del fiume Limpopo, il terreno è stato ceduto a degli investitori cinesi per essere coltivato a riso, ettari ed ettari di terreno sono diventati una grande risaia dove i contadini locali si sono reinventati per continuare a lavorare e non perdere più di quanto non avessero già perso. I piccoli campi coltivati in modo tradizionale, le Mochambas, (patrimonio per la biodiversità) sono stati sostituiti dalle risaie.

Circa ottocento lavoratori mozambicani sono stati assunti per lavorare nelle risaie, il che rappresenta l’aspetto positivo, ma non sono stati interpellati, non è stata data loro scelta è stato fatto e basta. Il governo vende i terreni per incrementare l’economia, la popolazione si ritrova a lavorare sotto un “padrone” di cui non conosce ne la lingua ne i costumi.
La sostituzione di coltivazioni locali con monoculture su larga scala non sembra dare grandi risultati in termini di tutela dell’ambiente, delle popolazioni, dei lavoratori e della qualità del prodotto finale, come è già stato dimostrato dalla rivoluzione verde e le difficoltà per gli agricoltori locali sono immense, si trovano a dover gestire colture che non conoscono e a dover dipendere in toto dall’investitore, perdono la loro indipendenza e di guadagno non è poi così sicuro; ma oltre a questo c’è da aggiungere che il land grabbing (l’accaparramento delle terre) non va sempre a sfociare in fenomeni di carattere agricolo, molto spesso i terreni sono ceduti a investitori che sfrutteranno i giacimenti minerari e le risorse del sottosuolo in genere.
In Mozambico molti terreni sono stati ceduti alle multinazionali del carbone, le popolazioni locali sono state trasferite e centinaia di famiglie si sono ritrovate a vivere in zone dove il terreno non è fertile e non è possibile coltivare rendendo così una scelta forzata quella di andare a lavorare per la stessa multinazionale che ha acquistato i terreni.
L’Africa è stata messa in vendita e tra i maggiori acquirenti ci sono la Cina e gli Stati Uniti, l’idea di base è la stessa che ha animato la rivoluzione verde, ovvero, la conveniente convinzione che il disfacimento dell’ambiente e degli interessi delle piccole comunità sia la strada per salvare/sfamare il mondo, ma forse è tempo di capire che non è così.
Voi cosa ne pensate?
 





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