Primo piano

Kevin Richardson: l'ambasciatore dei leoni

Di Giordana - 2 Dicembre 2013


Sono sempre felice di parlare di comunicazione interspecifica, per questo voglio raccontarvi questa storia, di cui forse avete già sentito parlare, ma prima di raccontarvi dell’amicizia tra Kevin Richardson e i “suoi” leoni, voglio fare il punto sull’attuale situazione di questi grandi predatori in Africa.

Attualmente in Africa vengono uccisi più di mille leoni l’anno, ma la cosa che sconvolge di più è che questa cifra fa riferimento solo ai leoni che sono uccisi “legalmente”, paradosso di una pseudo-legalità che conosce solo le ragioni del soldo facile e dell’economia basata sullo sfruttamento del territorio e della fascia più povera (un larga fascia in Africa) della popolazione locale, poi il numero cresce se si sommano i leoni uccisi dai bracconieri. I “turisti” appassionati di safari e caccia grossa arrivano a pagare anche 40.000 euro per poter sparare un colpo mortale ad uno di questi felini, ovviamente, al di là di un recinto che ben li protegge.

Questo è, dunque, il contesto nazionale in cui opera Kevin Richardson, fisioterapista e appassionato di grandi predatori,co-responsabile del parco/riserva di Johannesburg in Sud Africa. Kevin si definisce un ambasciatore dei leoni, il suo rapporto con loro è assolutamente straordinario e il suo intento è quello di capirli, farli capire e così cercare di ottenere maggior rispetto ed attenzione per questi splendidi animali. La sua relazione con i leoni è frutto di un continuo lavoro e di una dedizione totale rivolti a cercare una comunicazione efficace con uno dei più grandi felini della terra: il leone.

Richardson è riuscito a superare le barriere di specie a tal punto da riuscire ad avere uno scambio affettivo intenso e continuo con i leoni che sono ospiti del parco, un rapporto che con alcuni di loro dura da molti anni, fin da quando erano cuccioli o poco più. In questo caso più che mai possono nascere critiche riguardo all’intromissione dell’essere umano, ma mi chiedo: l’amore ha davvero delle barriere di specie? secondo me la risposta è no.
Ad ogni modo è necessario valutare la questione da più punti di vista, la condizione dei leoni su territorio africano è quella di una specie che, anno dopo anno, rischia l’estinzione. I parchi e le riserve naturali sono, tristemente e fortunatamente al tempo stesso, i pochi posti sicuri per questi animali e gran parte della giustificazione ufficiale alla caccia grossa affonda le sue troppo antiche radici nell’idea che questi grandi felini non siano altro che un pericolo per l’uomo, un mostro da cacciare e combattere, una prova di “forza” da superare per sentirsi più abili e coraggiosi.

Sicuramente il rapporto di Kevin Richardson con i suoi leoni può, oltre che sorprendere, lasciare perplessi, ma quello che quest’uomo fa ogni giorno è cercare di rimediare ai danni fatti da altri esseri umani, è mostrare che dietro alla maschera del predatore feroce si nasconde un animale, un grande felino capace di amore e di affetto per i componenti del branco, per i cuccioli, per la compagna e anche per un essere umano; non lo fa con buonismo o celando gli aspetti duri e per noi crudeli, della vita dei grandi predatori, ma lo fa “tirando giù” dal trofeo l’icona del leone, per cercare di restituirla alla terra a cui appartiene.


 
 



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