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Terre senza confini

Di Diego - 8 Gennaio 2012
L’Italia è lo Stato che ci ospita e nel quale siamo cresciuti. Fin da piccoli abbiamo sfogliato mappamondi, disegnato cartine geografiche, tracciato confini, imparato e giocato con i colori delle bandiere nazionali, viaggiato per il mondo con i nostri passaporti.
Negli anni i confini sono cambiati velocemente, di continuo, sono caduti muri, sono scoppiate guerre che hanno cambiato la morfologia e la vita di molti stati.Ad un attento osservatore non sarà sfuggito che in questi primi anni di globalizzazione gli stati hanno perso la capacità di governare le proprie economie che hanno attraversato ogni frontiera creando dinamiche incontrollabili dalle legislazioni nazionali. Ed allora gli stati cercano di federarsi, come fu per gli Stati Uniti d’America, come sta accadendo all’Unione Europea, come accadrà probabilmente in futuro in Medio Oriente o nel nord Africa o in Sud America.
Chiediamoci: perchè accade questo? Cosa significa? Perchè un uomo è legato dalla sua nazionalità alla terra in cui nasce e non può muoversi liberamente tra stati e nazioni, mentre una multinazionale può tranquillamente operare in tutto il mondo?
Sembra che molte delle convenzioni e degli strumenti inventati dall’uomo moderno (stati, economie, multinazionali) stiano imprigionando la nostra umanità che sta perdendo il controllo e la libertà di esprimere la propria natura.
E’ etico che un uomo nato nell’indigenza non possa pretendere di spostarsi in luoghi che gli permetterebbero una vita migliore ed essere li accolto con pari dignità di chiunque altro?
Poniamoci una domanda: ha ancora senso parlare di stati e nazioni? Invece che molte federazioni non si dovrebbe pensare ad una federazione mondiale, che altro non sarebbe che un unico stato e quindi nessuno stato, nessun confine?

Un popolo fatto di molti popoli, una terra senza confini e senza padroni, per un solo popolo, tante risorse per i bisogni di una intera specie, tante lingue per tante culture ed identità: questo sarebbe l’unico modo per riappropriarsi della libertà di essere uomini, prima ancora che consumatori, cittadini, italiani, francesi, ugandesi...
 
Siamo affezionati al nostro caro stato, ma forse, ragionando eticamente, si arriverebbe alla conclusione che i bisogni basilari della nostra specie, cibo, acqua, casa, lavoro, affetto e reciprocità, non hanno bisogno di confini e che la proprietà è etica solo se accessibile a tutti.




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