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"Io non penso positivo": il libro che fa esaudire i desideri grazie agli ostacoli

Di Laura De Rosa - 16 Maggio 2018

In un mondo che pensa (sempre più) positivo, ecco un libro controcorrente che sfata tanti miti. Se finora vi eravate convinti di poter esaudire tutti i desideri immaginandovi nei panni di un “voi” ideale, Gabriele Oettingen vi dà una cattiva notizia: il tanto osannato pensiero positivo è destinato al flop.
E a dirlo non è una provocatrice nichilista, una disfattista, una bastian contraria, ma una ricercatrice che conosce approfonditamente il mondo della scienza motivazionale e che dopo anni e anni di studio sul campo, ha stanato i contro del pensare (solo) positivo.
Oggigiorno coach di vari ambiti ci motivano continuamente con la tarantella della positività a tal punto da averci seriamente convinti della sua efficacia. Eppure non è tutto oro quel che luccica perché se è vero che coltivare pensieri buoni può per certi versi aiutarci, anche i pensieri “negativi” hanno un loro perché.

Secondo l’autrice di “Io non penso positivo” i desideri si realizzano infatti grazie agli ostacoli che ci impediscono di realizzarli e che, in realtà, ne accelerano la concretizzazione.

Focalizzare l’attenzione solo sulle cose belle, che è l’idea più comune, è un modo per sognare ad occhi aperti che ci indebolisce di fronte alle inevitabili sfide della vita reale. Non basta immaginarsi realizzate e felici per diventarlo. Inoltre pensando positivo le persone tendono ad eliminare le deviazioni che possono presentarsi lungo il cammino divenendo tendenzialmente pià deboli di fronte agli ostacoli.
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Per Gabriele Oettingen l’ideale è fantasticare mettendo a fuoco però i possibili problemi che possono presentarsi lungo il cammino. La tecnica è chiamata “metodo del contrasto mentale” e stando all’autrice, e ai risultati delle ricerche da lei condotte, la determinazione ne risente positivamente.
Si tratta in poche parole di essere un po’ più realisti rispetto al pensiero positivo classico, in modo che i sogni non rimangano tali ma possano davvero tramutarsi in realtà.
Un compito che all’apparenza sembra facile ma che non lo è affatto. Affiancare i sogni agli ostacoli comporta fatica ma è una strategia, assicura Gabriele Oettingen, che funziona a livello inconscio.

L’autrice applica il metodo del contrasto mentale a vari ambiti, dalla salute alle relazioni, dal lavoro alla scuola, presentando una procedura chiamata woop che, in quattro passi, semplici da imparare, consentirebbe di esaudire sogni sia a breve termine che a lungo termine.

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Il libro è indirizzato a chi si sente bloccato nonostante i vani tentativi di pensare positivo, per chi ha una vita tutto sommato tranquilla ma non abbastanza soddisfacente, per chi deve affrontare sfide difficili, ma anche semplicemente per chi desidera uno strumento per vivere meglio.
Ma perché il pensiero positivo non funziona e perché gli occidentali fanno tanta fatica ad esaudire i propri desideri nonostante la libertà di cui dispongono? Secondo l’autrice il problema è paradossalmente proprio la libertà, perché laddove non c’è un’autorità che imponga regole, norme precise, o anche rituali, le persone possono sì scegliere con la propria testa (o quasi) ma agendo per proprio conto, e ritrovandosi quindi con tutto sulle proprie spalle.
In questa condizione è importante sapersi controllare e imparare a essere costruttivi per evitare il rischio di bloccarsi. Le fantasie d’altra parte non aiutano perché pur dando una sensazione piacevole, ci fanno esitare rendendoci perennemente indecisi, frustrati per la rabbia, infelici.
 
Nei miei studi“, ha affermato l’autrice, “ho potuto osservare come, applicando la tecnica del contrasto mentale, le persone abbiano rafforzato la loro determinazione a smettere di fumare, a perdere peso, a prendere voti più alti, ad avere relazioni più sane, a essere più efficaci nel lavoro, e via dicendo. In poche parole, aggiungendo un pizzico di realismo all’immagine mentale positiva del futuro, il contrasto mentale permette di diventare sognatori e individui che agiscono.

In definitiva, secondo Gabriele Oettingen senza un po’ di sano realismo è difficile esaudire i desideri perché la vita può essere meravigliosa ma comporta inevitabili sfide. Pensare il contrario è un’illusione che anziché favorire il miglioramento dello status quo, lascia l’amaro in bocca non appena ci si scontra con la dura realtà.
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Fingere che gli aspetti “negativi” non esistano può davvero aiutarci a vivere meglio o è piuttosto una magra consolazione, l’ennesimo inganno per non guardare in faccia la realtà? Questo non significa che sia meglio “vedere nero”, ma semplicemente che la vita alterna momenti luminosi ad altri bui, fasi attive ad altre passive, vittorie a perdite, e che illudersi del contrario non ha forse tanta utilità.
A prescindere dall’efficacia del metodo proposto da Gabriele Oettingen, pensare positivo esclude tutta una fetta di realtà inducendo le persone a convincersi che non ci sia motivo di preoccuparsi, che la vita è meravigliosa così com’è, che tutto avviene al momento giusto nel posto giusto, nonostante tutto.
Ma siamo certi che pensare positivo migliori le cose? O forse è un modo per tenerci buoni, rilassati, tranquilli e quindi fondamentalmente innocui?
Laura De Rosa




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