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Rassegna Etica

Il Serpente Arcobaleno degli Aborigeni: la leggenda che ci aiuta a tuffarci nel cambiamento

Di Laura De Rosa - 11 Aprile 2018

Per gli aborigeni australiani il creatore della Terra è il Serpente Arcobaleno, un essere leggendario che cambia nome, e persino sesso, a seconda dei miti, pur rimanendo lo stesso. A volte viene infatti considerato padre degli Antenati Creatori, gli dei, altre volte loro madre.
Gli Antenati Creatori in origine avevano i suoi stessi poteri, capaci di creare e guarire qualunque cosa. Perlomeno finché l’uomo, loro discendente, non iniziò a trasgredire le leggi tribali mancando di rispetto alla Terra, e perdendo man mano i propri poteri. Tant’è che oggi solo alcuni uomini molto saggi, gli sciamani, conservano quei doni.
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A proposito del Serpente Arcobaleno, forse non tutti sanno che è un animale vero e proprio, originario dell’Asia, dal nome così curioso per via dei colori brillanti che lo caratterizzano e dei giochi di luce emanati dalla livrea alla luce del sole. Come dicevamo, esistono diversi miti e leggende sul Serpente Arcobaleno e gli Antenati Creatori, ogni tribù aborigena ha infatti sfornato nel corso del tempo interessanti varianti.
In una di queste leggende si narra che il Serpente Arcobaleno dormisse sotto il suolo della Terra e sognasse gli Antenati Creatori intenti a danzare e cantare.
Dopo un lungo riposo, il Serpente Arcobaleno si svegliò e decise di raggiungere i suoi amici. Per farlo uscì dal terreno ritrovandosi di fronte a una terra spoglia e buia.
Così decise di dare vita alle nuvole soffiando forte, nel tentativo di trovare gli dei, poi tuonò forte sperando di farsi vedere, infine fece sgorgare acqua e si tramutò in un bellissimo arcobaleno. Nonostante gli innumerevoli tentativi di trovare i suoi amici, continuava a non vedere nessuno.
Allora strisciò sulla terra creando i fiumi e intorno si formarono monti e valli. Diede poi vita ai laghi attorcigliandosi su se stesso per riposare. Tornando sotto terra formò delle gallerie in cui scorreva la pioggia.
Dopo tanta solitudine, riuscì finalmente a trovare i suoi amici che erano intenti a danzare e cantare, proprio come nel suo sogno. Insegnò loro tantissime cose e ingerì per sbaglio due ragazzi della tribù. Gli venne allora aperta la pancia e ne nacquero due piccoli pappagalli.
Ma quando accadde, il Serpente Arcobaleno si arrabbiò moltissimo e mangiò gli uomini provocando inondazioni. Per sottrarsi alla sua ira, alcuni uomini si tramutarono in animali e piante, divenendo dei totem.
Cosa insegna la leggenda del Serpente Arcobaleno
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La parte finale della leggenda appena narrata può sembrare apparentemente macabra e fuori luogo, in realtà cela un significato profondo.

Secondo gli aborigeni australiani essere mangiati, in senso metaforico, dal Serpente Arcobaleno significa rinascere come uomini nuovi. Si tratta quindi di una morte-rinascita, di un’iniziazione a nuova vita.

E in effetti i ragazzi aborigeni, per essere accolti dai membri maschili della tribù, una volta pronti a diventare adulti e a lasciare quindi la madre, venivano sottoposti a un rito di iniziazione durante il quale erano inghiottiti, simbolicamente, da questo Serpente Creatore.

Nei riti iniziatici il passaggio a una nuova condizione esistenziale, che sia la maturità o altro, prevede quasi sempre una prova destabilizzante con la quale l’iniziato deve dimostrare di essere pronto al grande passo.

Ecco perché si parla di morte rinascita: il vecchio sè, ormai inutile, muore per fare posto al nuovo sè.

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Ma i riti iniziatici non sono solo quelli contraddistinti da rituali ad hoc, in realtà anche le mestruazioni possono essere considerate tali, perché rappresentano un passaggio, una morte rinascita naturale. E se ci facciamo caso anche la nostra vita è sottoposta a continue morti e rinascite, spesso indispensabili per cambiare, migliorare, evolvere, passare da una fase esistenziale all’altra.
Che siano evidenziate da specifici rituali o che passino inosservate, si verificano comunque. Quando specifici atteggiamenti o situazioni vengono portate agli eccessi o si prolungano per troppo tempo, da positivi possono tramutarsi in negativi. A dimostrazione che il buono e il cattivo, il bene e il male, sono spesso due facce della stessa medaglia, a seconda del contesto e delle circostanze.
Ecco che allora, come dimostrano ulteriori leggende sul Serpente Arcobaleno, esso si trasforma da madre (o padre) amorevole in essere distruttivo, non appena si accorge che i propri figli si comportano male nei confronti dell’ambiente che li ospita. Quindi annienta la loro negatività per fare posto a un nuovo atteggiamento, a un nuovo modo di porsi, rendendoli attraverso questa “morte” esseri migliori.
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Purtroppo nel mondo occidentale il concetto di morte è associato a significati negativi, viene infatti percepita esclusivamente come una perdita, una cessazione che non porta nulla se non dolore.

Punto di vista che influenza a 360 gradi la percezione della morte, allontanandola dalla visione ciclica. Nelle culture sintonizzate con la natura, la vita viene solitamente percepita in modo circolare, e in tale prospettiva la fine di qualcosa (morte inclusa) diventa una premessa indispensabile, per quanto dolorosa, per l’inizio di qualcos’altro. Anche nelle stagioni possiamo riconoscere questo alternarsi di morti e rinascite o persino nel giorno e nella notte. La morte (simbolica e non solo) come cambiamento anziché definitiva fine.

Questa prospettiva alternativa di concepire la morte, il dolore, i momenti bui dell’esistenza può sembrare di poco conto, in realtà ci permette di capovolgere il nostro usuale punto di vista e di vivere meglio.

Perché accettando l’oscurità, che implica necessariamente una perdita di controllo e che fa parte voglia o non voglia della vita stessa, quest’ultima può essere vissuta con un pizzico di saggezza in più, accettando alti e bassi, cogliendone gli insegnamenti. Inutile fingere che nel mondo, e nella vita di ciascuno, non esistano momenti bui, e morti simboliche talvolta molto dolorose, forse la differenza sta nel modo di viverle e concepirle.

Il Serpente Arcobaleno ci insegna la necessità di morire per rinascere, e quindi la necessità di cambiare e rinnovarci.

Laura De Rosa

mirabilinto.com

 
 





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