Ambiente
La Frutta: Regina della Cucina

Norvegia: la Frutta Cresce Grazie al Riscaldamento Globale

Di Aida Vittoria Éltanin (E.V.A.) - 12 Luglio 2017

Si trovano frutti selvatici un po’ ovunque nel mondo, ma la nazione più a nord in cui la frutta cresce in quantità sufficienti da poter essere commercializzata è la Norvegia.
In questo Stato, fin dal medioevo, si coltivano in particolare le prugne (ce ne sono più di un milione di alberi!), ma anche pere e mele.
In tutta la Scandinavia sono stati le monache e i monaci a coltivare alberi da frutto nei giardini protetti dei loro monasteri, ma fino ad oggi gli scandinavi dipendono ancora completamente dalle importazioni di frutta dai mercati esteri per arrivare alle porzioni minime.
Le cose però potrebbero presto migliorare.
L’aumento costante della temperatura globale degli ultimi anni sta portando qualche effetto inaspettato agli abitanti di queste aree fredde del mondo: la frutta cresce sempre di più e matura sempre prima, tanto che si stanno addirittura sperimentando coltivazioni di pesche e albicocche!
 
Nel 2014 la produzione di frutta norvegese è aumentata del 30%, con un’abbondanza di mele e pere, due alberi da frutto famosi per la loro resistenza alle basse temperature.
Non sono però pere e mele le regine norvegesi dei frutteti.
Tutta la Scandinavia, così come paesi del Nord dall’Irlanda all’Inghilterra, è famosa per i suoi frutti di bosco.
Jordbær in particolare, cioè fragole, ma anche i lamponi regnano come sempre sul mercato norvegese, con una produzione che recentemente è quasi quintuplicata!
Anche il Governo norvegese sta puntando sulla frutta, e su quella biologica in particolare.
Secondo le politiche messe a punto da questo governo “la frutta e la verdura bio dovrebbe raggiungere una fetta di mercato del 15%” nei prossimi anni.
Anche nella vicina Stoccolma, durante la giornata nazionale della Svezia, e proprio di fronte al palazzo reale, alcune sorridenti discendenti delle donne vichinghe hanno distribuito tutto il giorno frutta gratis a tutti i visitatori e turisti, proprio per promuoverne il consumo.
 
I benefici di un potenziale aumento del consumo di frutta non si faranno sentire solo per la salute in questa popolazione. Più la produzione di frutta aumenterà e più saliranno anche gli introiti ricavati da un tipo di turismo sempre più popolare in quelle regioni (e da cui noi italiani dovremmo forse prendere spunto!): il turismo legato alla frutta!
Se non ne avete mai sentito parlare, non siete soli.
Esiste un intero distretto, nella Norvegia occidentale, famoso come destinazione turistica di chi si fionda qui a vedere i colori e assaggiare le delizie di alcuni frutti in particolare.
Si chiama Hardanger, la zona dei fiordi, e in uno dei suoi villaggi, il piccolo Lofthus (vedi foto), si tiene anche un famoso festival di ciliegie a fine luglio (perchè da loro ovviamente i fiori sbocciano più tardi).
 
Il percorso che si snoda tra frutteti e produttori di sidro si chiama Hardanger Fruit Track e viene tradotto in ben 6 lingue! Quest’anno il festival cade il 27 luglio. Siete ancora in tempo a partecipare (e magari a iscrivervi alla gara per chi sputa il nocciolo della ciliegia più lontano! Il detentore del record l’ha lanciato a ben 14 metri!).
La “stagione dei frutti di bosco” va invece da fine giugno a metà ottobre circa. Si parte con le fragole, si finisce con il mirtillo nero, passando per ogni sorta di bacca selvatica e coltivata, a noi poco conosciute, con famiglie che prendono i loro cestini, fanno indossare ai loro bimbi cappellini e maglioni comunque pesanti, e partono per un pic-nic a raccogliere fragoline di bosco, mirtilli, lamponi & Company.
Una bacca molto ambita è quella di Rubus chamaemorus, o cloudberries, “bacche delle nuvole” (e a 35 euro al Kg, fanno restare sulle nuvole davvero!). E poi via a farne marmellate in casa, per dar loro un ricordo della frutta anche nel lungo, freddo inverno buio del nord e sostenerli con energia buona, antiossidanti e vitamine.
 
A proposito: sono più in salute i norvegesi che consumano più frutta o meno frutta?
Ben 10.000 uomini sono stati seguiti per 40 anni per scoprirlo.
Risultato dello studio?
I norvegesi che consumavano frutta, bacche di bosco e verdure più di 27 volte al mese avevano un rischio di circa il 10% in meno di essere tra coloro che erano morti per qualsiasi problema di salute in quei decenni e in particolare ben un 20% in meno di rischio di essere tra coloro morti di ictus (Hjartåker A 2015).
Chi consumava più frutta di tutti, aveva anche un rischio del 20% in meno di essere morto di tumore, rispetto a chi ne mangiava si meno.
 
Se consideriamo che i paesi nordici sono in cima alle classifiche per ogni sorta di problema di salute, ad esempio sono tra i primissimi al mondo per Alzheimer, pur con tutto il pesce che mangiano (o forse per colpa di quello?), ai primi posti per diabete di tipo 1 (e sono tra i paesi con il maggior consumo di latte al mondo), che hanno alti tassi di tumore al seno, depressione, tumore alla prostata e chi più ne ha più ne metta, un aumento delle porzioni di frutta in futuro non potrà che far loro bene, e non per niente i loro Governi stanno investendo in questo.
E noi, che questo tesoro l’abbiamo, in abbondanza e quasi tutto l’anno, ne stiamo approfittando?
E come influirà l’aumento delle temperature sulla nostra coltivazione di frutta?
Lo scopriremo presto.
Come viene spiegato nel libro “2050: Il futuro del nuovo nord“, di Laurence Smith:
Negli ultimi 30 anni, i cicli fenologici – il ritmo annuale a cui fioriscono piante, nascono i cuccioli, gli uccelli migrano e così via – hanno anticipato ogni primavera, per un totale di oltre 4 giorni a decennio.
Forse questi numeri non vi sembreranno grandi, ma lo sono. Le forme di vita stanno migrando, e lo stanno facendo sotto il vostro naso“.
E.v.a. (autrice del libro “In Frutta Veritas”)





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