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Rassegna Etica

Detti Popolari e Superstizioni: Cosa c'è di Vero?

Di Laura De Rosa - 3 Febbraio 2017

Il gatto nero porta sfortuna… 13 e 17 sono numeri sfortunati.
Starnutire porta fortuna… Tossire no.
Da che mondo è mondo il folklore sforna detti popolari e superstizioni il cui significato sfugge alla logica. Oggigiorno li si taccia per assurdità nate dall’ignoranza. Tuttavia suscitano ancora emozioni contrastanti.
E se fossero veri, ci si chiede fra sé e sé quasi vergognandosi di una tale supposizione?
E allora capita di fare il gesto scaramantico delle corna (perché porta bene) mentre nessuno ci osserva. O di toccare ferro. Di evitare i giorni cosiddetti sfortunati per la celebrazione di cerimonie importanti. E quando qualcuno osa chiedere se crediamo in queste cose neghiamo l’evidenza. I detti popolari sebbene dotati di un loro senso sfuggono spesso alla Ragione e pertanto vengono etichettati negativamente da buona parte della società occidentale, evidentemente dominata dalla razionalità.
L’aura antiquata e fuori moda senza l’attenuante dell’esotismo, non giova alla loro reputazione. I detti popolari finiscono quindi nel calderone delle superstizioni con cui spesso si intrecciano. Ma cosa sono le superstizioni? Il Dizionario della Lingua Italiana dice: “Credenza irrazionale, spesso dettata da ignoranza o da paura, in forze occulte ritenute portatrici di influenze perlopiù negative; ogni pratica o rituale dettati da tale credenza.
Ne “L’animale irrazionale” di Mainardi D. la superstizione non gode di migliore fama: “falsa relazione di causa-effetto tra due eventi in realtà tra loro indipendenti…E’, d’altro canto, difficile anche per noi, quando un evento precede strettamente un altro, sottrarsi all’impressione che il primo sia la causa del secondo…L’errore, cioè la confusione tra causalità e casualità, dipende dal fatto che forte è la tendenza a badare alla presenza delle associazioni, dimenticando i numerosissimi casi dell’assenza, quando cioè i due eventi avvengono indipendentemente. A trarci in inganno è proprio il differente peso che si attribuisce a presenza e ad assenza.”
Il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) che da anni lotta contro ogni forma di superstizione tacciando per tale qualunque pratica che sfugga alle “ragioni” della scienza ne parla in questi termini: “Il contesto della superstizione è quindi composto da due elementi indipendenti: da una parte c’è la persona che ripete lo stesso atto, dall’altra c’è l’evento atteso il quale si verifica un certo numero di volte, alcune delle quali saranno coincidenti con il gesto superstizioso. Queste poche volte saranno scambiate come prova dell’esistenza di una relazione di causa-effetto. Sembra esserci quindi un errore di valutazione, anzi un errore in quel processo di apprendimento che normalmente ci fa trovare le vere relazioni di causa-effetto nella realtà che ci circonda.”
E si spinge oltre affermando: “Nell’uomo l’ippocampo è un’area ben sviluppata e P. Brugger e collaboratori del Dipartimento di Psichiatria del Medical Center di San Diego, USA e del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Victoria, Canada, hanno ipotizzato degli interessanti collegamenti tra quest’area ed i comportamenti superstiziosi. Un eccessivo sviluppo del credere nelle superstizioni e nei fenomeni paranormali così come uno smisurato interesse per gli argomenti mistici sembrano essere un tratto comune a molte persone che soffrono di crisi epilettiche nel sistema limbico, un insieme di strutture cerebrali di cui l’ippocampo fa parte. Quando si parla di epilessia, in genere si pensa a qualcuno che cade a terra in preda a violente contrazioni del corpo. Questo accade perché un’area del cervello inizia ad avere una serie incontrollata di scariche neuronali che si propaga velocemente a tutto il resto del cervello. In alcuni casi, il comportamento anomalo dei neuroni resta confinato ad un’area ristretta provocando una modificazione delle funzioni di quell’area, come nel caso dell’epilessia dell’ippocampo.” C
onsiderato che l’interesse per il misticismo sta crescendo a dismisura dovremmo preoccuparci, stando al CICAP siamo tutti epilettici.
L’origine di detti e superstizioni comuni
superstizioni
Focus ci delucida sull’origine di alcune superstizioni tutt’oggi diffuse. Il timore di passare sotto alla scala, per esempio, si ricollega al timore del triangolo che si forma appoggiando la scala al muro. Si riteneva che questa figura simboleggiasse infatti la Trinità inviolabile. Secondo altri attirava l’ira divina perché scalare le scale nell’immaginario religioso permette di raggiungere dimensioni celesti, quindi passarci sotto anziché sopra è un gesto spiacevole. Secondo altre versioni, la superstizione andrebbe ricollegata all’abitudine dei difensori dei castelli medievali di versare olio e pece bollente sugli assedianti che cercavano di arrampicarsi sulle scale.
La superstizione del gatto nero risalirebbe al Medioevo quando si associava questo animale al demonio. Forse perché era predisposto alla vita notturna, vedeva nel buio, si diceva fosse amico delle streghe che al tempo erano decisamente poco amate, nonché oggetto di culto pagano specialmente tra gli Egizi.
E che dire della sfortuna associata allo Specchio Rotto? Si ritiene che la credenza sia nata a causa del valore fortemente simbolico dello specchio, ritenuto oggetto magico per eccellenza in quanto capace di duplicare le cose e le persone. In tale ottica infrangere l’immagine riflessa era un po’ come uccidere o procurare del male alla persona.
Stando a queste spiegazioni si intuisce come la superstizione sia fortemente legata alla dimensione magica. L’idea stessa che infrangere l’immagine di un individuo allo specchio equivalga a fargli del male si spiega con la “logica” della magia simpatica. Essa ritiene che celebrando su una parte appartenente a qualcuno un rito magico si determini un effetto che dalla parte si trasferisce all’intera persona, anche se distante. La magia simpatica a sua volta include delle “sottocategorie”, stando agli studi di James Frazer, come la magia omeopatica secondo la quale il simile genera il simile, che potrebbe a grandi linee spiegare la superstizione dello specchio. Molti altri detti e superstizioni se analizzati mostrano le tracce del pensiero magico.
specchio-rotto
Com’è noto la magia sfugge alla spiegazione di tipo scientifico perché si basa su una concezione della realtà che presuppone l’esistenza di “qualcosa” di immateriale, non misurabile nei modi abituali né direttamente percepibile con i normali sensi.
Sebbene esistano superstizioni alimentate dall’odio e dalla paura, altre celano spunti interessanti. Nell’ambiente olistico, ove l’invisibile è di casa, si dà quasi per scontata l’esistenza dell’anima e l’idea che essa si trasferisca altrove dopo la morte. Ebbene della stessa idea erano molte genti del passato, difatti in numerosi contesti popolari si usava coprire gli specchi quando in casa moriva qualcuno per impedire che la sua anima rimanesse intrappolata.
Questo per dire che esistono superstizioni evidentemente dovute al pregiudizio ma alcune di esse mostrano il legame mai reciso dell’uomo con dimensioni che sfuggono alla logica comunemente intesa. Legame che non va necessariamente ridicolizzato, e ci ricordano il valore dei simboli che non a caso pullulano nei luoghi sacri, capaci come sono di comunicare con una parte di noi irrazionale.
Non sto dicendo di credere alle superstizioni ma evitiamo di escludere qualunque cosa odori di “vecchio” tacciandola per ignoranza. Non sempre è così. Ancor più se simpatizziamo per il mondo olistico che supporta teorie spesso non dimostrate scientificamente, senza nulla togliere alla loro validità. Ma in fondo, attenendoci alla logica della scienza, anch’esse potrebbero ritenersi sciocche superstizioni.

Laura De Rosa
yinyangtherapy.it





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