Normalmente, ciò che ci permette di entrare in contatto con il mondo è la percezione sensoriale. Vista, udito, gusto, olfatto e tatto reagiscono in risposta agli stimoli esterni creando in noi delle sensazioni più o meno piacevoli, controllabili, sorprendenti. Esiste però un altro livello di percezione che non è ancora spiegata scientificamente, figlia dell’incontro fra un chiaroveggente e uno scettico ingegnere chimico russo circa 12 anni fa. Il nome di questo esperto è Mark Kommissarov e quello della tecnica “Infovisione”, la capacità di saper riconoscere ciò che ci circonda senza l’uso dei 5 sensi.
Kommissarov iniziò i suoi studi sulla percezione nel 1999 a New York con bambini non-vedenti e ipo-vedenti, grazie ai quali ebbe la possibilità di constatare che, stimolando uno specifico canale nel cervello, era possibile vedere senza usare gli occhi. Dopo il lavoro con i bambini, la sperimentò anche con individui adulti arrivando nel 2006 a brevettare la tecnica che consente di attivare questa capacità innata.
Il canale si occupa di mettere in contatto la persona con il mondo esterno, una sorta di culla per i sensi che può essere stimolata per ottenere informazioni utilizzando come strumento il cervello e non l’organo di riferimento; esso è infatti un centro preposto alla capacità di filtrare l’energia emanata dalle cose e decifrarla. Per stimolare questo canale, egli ha elaborato un processo di training che ad oggi ha funzionato in sperimentazioni sul senso della vista, dell’udito e del tatto. In particolare, la capacità da lui studiata prende il nome di Infovisione, poiché il primo senso su cui si stanno realizzando analisi e sperimentazioni più approfondite è quello della vista.
Mark Kommissarov iniziò ad interessarsi di fenomeni di chiaroveggenza dopo aver assistito al racconto di un uomo che riferiva perfettamente ciò che un altro stava facendo al di là di un muro. Egli fu talmente colpito da questo evento da cominciare ad approfondire uno studio sul cervello umano, ipotizzando che la facoltà di vedere oltre il visibile potesse essere propria non solamente di individui “scelti”, dotati di un particolare talento soprannaturale, ma di tutto il genere umano.
L’ingegnere russo sostiene che esista un campo genetico universale, per cui ogni pensiero, azione, percezione sperimentata dal singolo diventa parte del patrimonio di conoscenza di tutta l’umanità unendo in uno scambio inconsapevole e continuo gli esseri umani fra se stessi e in relazione con la materia. La tecnica dell’Infovisione si basa sull’idea che l’uomo sia energia e si trovi totalmente immerso in essa; come tale, ogni stimolo o informazione con cui si entra in contatto e che si trova al di fuori del corpo fisico è, essa stessa, energia.
Da 3 anni, i test e le prove con bambini e adulti sia normo vedenti, che con qualche imperfezione della vista, o addirittura completamente ciechi, ha portato a verificare che ogni individuo è in grado di attivare questo canale attraverso degli esercizi specifici. In particolare, si allena a “sapere” ciò che ci circonda senza doverlo vedere; gli esercizi vengono fatti con una benda studiata appositamente per imparare a riconoscere il mondo esterno, anche in presenza di barriere fisiche.
La percezione del bambino e dell’adulto è ben differente poiché i bambini sono tele bianche prive di condizionamenti e per questo totalmente in grado di esplorare il proprio potenziale non convenzionale, il loro cervello è una spugna naturale per recepire ogni tipo di imput. Di norma, un bambino che prova l’Infovisione per la prima volta avrà bisogno di soli 15 minuti per attivare il canale. Con gli adulti, il processo è più lungo perché si deve arrivare a “dimenticare” un patrimonio di convinzioni di cui abbiamo eredità da milioni di anni, come l’idea che si possa vedere solo attraverso gli occhi, sentire solo attraverso le orecchie, percepire solo attraverso il tatto. Per questo l’ingegnere russo vorrebbe arrivare a portare il metodo nelle scuole inserendolo nel processo educativo, per far sì che gli adulti di domani abbiano la possibilità di crescere già con la consapevolezza di questo dono e la possibilità di sfruttarlo.
Gli studi sono ancora in corso perché si sta cercando una spiegazione scientifica a questa particolare “attivazione” della percezione. Infatti, un individuo che sperimenta l’Infovisione ed è in grado di “vedere senza vedere”, se andrà da un oculista non avrà il riscontro di una guarigione dell’occhio perché i macchinari non potranno convalidare un recupero della salute dell’organo, in quanto la capacità di vedere avrà sede nel cervello stesso, ad un altro livello. Sicuramente, colui che otterrà maggiori benefici dalla pratica della tecnica è un individuo potenzialmente non scettico e aperto alla possibilità di non ricevere una spiegazione per il suo miglioramento, ma comunque, viverla ed integrarla. Oltre alla capacità in sé di vedere, che già costituisce una scoperta sensazionale, allenando il canale si giunge a sviluppare un altro tipo di vista, l’intuito o la chiaroveggenza, le capacità di vedere “oltre” e vedere “prima”, utilizzando il famoso e misterioso “sesto senso”. Al primo livello di corso si sviluppa di solito questa facoltà di “sapere”; al secondo livello si arriva proprio alla possibilità di abbandonare gli occhiali come strumento ausiliare esterno, che non diventa più necessario.
Il contatto con l’energia che dà sostanza all’uomo e ad ogni cosa, è la stessa che viene ricercata e adoperata in moltissime filosofie zen che permettono all’uomo di entrare in contatto profondo con la propria essenza e con il mondo. L’Infovisione potrebbe essere un’altra strada che, come ogni altra, deve essere sperimentata prima di poter trarre un’opinione. Essere scettici o credere a priori sarebbe fuorviante. Per chi fosse interessato, in Italia i corsi di Infovisione sono già stati attivati e contano una moltitudine di studenti che si stanno facendo testimoni del risveglio di questo potenziale umano che, per fortuna, ha ancora la possibilità di tornare alla luce.
Chiara Pasin