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Ville e giardini d'Italia: ecco i 10 più belli nel 2014!

Di Daniela Bella - 29 Settembre 2014

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Il concorso che premia le migliori ville e giardini d’Italia

Torna anche quest’anno “Il Parco Più Bello“, il concorso che ha lo scopo di premiare quello che è, appunto, il parco o il giardino più bello della nostra penisola italiana.

Il concorso, però, diventa anche un’occasione per valorizzare l’inestimabile patrimonio architettonico e paesaggistico del nostro Paese, contribuendo a stimolare l’interesse e la sensibilità verso il verde nelle sue forme più eccelse.

Il premio, così, intende promuovere e aumentare l’interesse verso questo nostro inestimabile patrimonio, sfruttando l’attenzione mediatica per rendere queste meraviglie apprezzabili non solo dalla ristretta cerchia degli specialisti, ma anche da un pubblico più vasto.

Ormai giunto alla sua undicesima edizione nazionale, il portale “ilparcopiubello.it” ha selezionato dieci migliori parchi tra ville e giardini d’Italia, tenendo conto dell’interesse botanico e storico-artistico, dello stato di conservazione, degli aspetti connessi con la gestione e la manutenzione, dell’accessibilità e dei servizi, delle relazioni con il pubblico e della promozione turistica.

Di questi, entro il mese di Ottobre verranno scelti i vincitori dell’edizione 2014.

10 migliori ville e giardini d’Italia: vediamoli nel dettaglio.

Villa Grock

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La Villa Grock (Imperia) riflette a pieno la figura stravagante del proprietario, il celebre artistica e clown Adrian Wettach.

Una vegetazione tipicamente mediterranea fa da sfondo a giochi di forme, spazi e luci rappresentativi del mondo circense tanto caro a Grock. Una sapiente illuminazione “teatrale” ci fa credere che da un momento all’altro possano apparire gli acrobati, i funamboli, i giocolieri, pronti a dare vita ad uno dei loro sorprendenti spettacoli.

Il parco comprende anche una zona dedicata al giardino all’italiana, un ampio porticato di ricevimento, un laboratorio hobbistico e un grande salone delle feste.

Castello di Miramare

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Il Castello di Miramare (Trieste), voluto attorno alla meta dell’800 dall’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo per abitarvi insieme alla consorte Carlota del Belgio, offre la testimonianza unica di una lussuosa dimora nobiliare conservatasi con i suoi arredi interni originari.

Circondato da un rigoglioso parco ricco di pregiate specie botaniche, il Castello di Miramare gode di una posizione panoramica incantevole, in quanto si trova a picco sul mare, sulla punta del promontorio di Grignano che si protende nel golfo di Trieste a circa una decina di chilometri dalla città.

Nel Parco, con i suoi ventidue ettari di superficie, si segnalano in particolare: le sculture prodotte dalla ditta berlinese Moritz Geiss; le serre, con vetrate che si aprono nell’originale struttura in ferro; la “casetta svizzera” ai margini del “Lago dei cigni”; il piccolo piazzale con i cannoni donati da Leopoldo I re dei Belgi; la cappella di San Canciano con un crocifisso scolpito con il legno della fregata “Novara”, dedicato nel 1900 a Massimiliano da suo fratello Ludovico Vittore.

Villa Melzi d’Eril

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La Villa Melzi d’Eril (Brllagio) fu realizzato dall’architetto e decoratore Giocondo Albertolli, di tendenze neoclassiche, come dimora estiva del duca Melzi d’Eril al termine della carriera politica.

La facciata della villa, semplice e regolare, è arricchita da una scalinata a doppia rampa e da quattro leoni di stile egizio. Ai lati del terrazzo e del parterre a lago si ergono due statue in marmo del Cinquecento, rappresentanti Apollo e Meleagro, già attribuite allo scultore Guglielmo della Porta.

Il complesso è costituito, oltre che dalla villa: dalla cappella, nell’estremità sudoccidentale della proprietà, dove sono conservate le spoglie della famiglia Melzi; dai giardini, che si estendono per 800 m lungo la costa del lago tra il Borgo di Bellagio e la frazione Loppia; dall’aranciera, posta a nord-est della villa, oggi adibita a museo; dalla collina-pineta (che si estende per vari ettari verso la frazione di Aureggio), in origine contigua ai giardini, poi separata dalla strada comunale costruita in seguito.

Aperti al pubblico sono oggi i giardini, la cappella e il museo. La villa è accessibile dal mese di Marzo al mese di Ottobre.

Villa Toeplitz

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La Villa Toeplitz (Varese) sorge sulla collina a est di Sant’Ambrogio, ai piedi del Sacro Monte. Prende il nome dal banchiere polacco Giuseppe Toeplitz, che la acquistò nel 1914. In precedenza, invece, era stata utilizzata dalla famiglia tedesca Hannesen come residenza di campagna.

Toeplitz apportò delle modifiche alla struttura preesistente, in particolar modo al parco, ampliato fino a quasi otto ettari con canalizzazioni e giochi d’acqua, costituiti da una monumentale gradinata e cascate che si si aprivano fra la vegetazione del Parco.

Il parco è caratterizzato da un’originale architettura di vialetti impreziositi da numerose varietà di specie esotiche e rallegrati, appunto, dai giochi d’acqua.

Villa Caprile

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La Villa Caprile (Pesaro e Urbino) risale al 1640, quando fu edificata come residenza estiva del marchese Giovanni Mosca nella tenuta di Caprile, trasformando probabilmente una struttura già esistente.

La villa si articola su più livelli terrazzati collegati da scalinate di cui tre occupati da giardini: il primo giardino, che ospita i giochi d’acqua, è all’italiana con la grande vasca ottagonale al centro; la seconda terrazza era occupata dal pomario con piante da frutto; due scale in pietra, poi, conducono al terzo giardino, in cui si trovano le essenze aromatiche. Dalla vasca ellittica domina la statua di Atlante col globo.

Villa I Tatti

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La Villa I Tatti (Firenze), anticamente di proprietà degli Zati, fu ceduta nel 1563 a Giulio d’Alessandro del Caccia. In seguito fu della vedova di Niccolò di Francesco degli Alessandri, Porzia di Tommaso de’ Bardi, e restò dei discendenti dei suoi figli fino al 1854, quando il conte Gaetanto Alessandri la cedette a John Temple Leader, l’eccentrico magnate inglese che possedeva gran parte di Maiano ed aveva il suo centro preferito nella vicina Vincigliata. Alla sua morte tutte le sue proprietà furono ereditate da lord Westbury.

Nel 1906, poi, il famoso critico e storico dell’arte Bernard Berenson e sua moglie Mary Pearsol Smith decisero di acquistarla, vivendovi ormai fin dal 1900. La villa, con l’annessa biblioteca e collezione d’arte, fu poi lasciata in eredità da quest’ultimo alla Harvard University, che vi insediò il Centro di Storia del Rinascimento italiano.

L’ingresso originario, ormai in disuso, avveniva tramite un viale di cipressi, che conduce in alto verso una piccola scalinata, adornata da una nicchia, con al centro una scultura. Salita la scalinata si accede ad una terrazza, compresa tra l’edificio padronale e la limonaia, sistemata ad aiuole bordate di bosso, al cui centro sono posti degli alberi. Superata la limonaia si giunge ad una serie di giardini terrazzati disposti su un pendio rivolto a sud.

Tali giardini sono chiusi, su entrambi i lati, da alte siepi di cipresso, e ripartiti da geometriche aiuole bordate da siepi di bosso, che compongono l’ampio spazio che si distribuisce lungo il viale centrale, pavimentato a mosaico e messo in risalto dagli obelischi in bosso.

Dietro la villa si trova un giardino pensile, anch’esso realizzato con aiuole bordate da siepi di bosso potato.

Giardini della Landriana

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I Giardini della Landriana (Roma) furono ideati alla fine degli anni ’50 dalla marchesa Lavinia Taverna e, poco distante dal mare, si estende all’interno di 10 ettari di verde.

La sua firma inconfondibile è fatta di attente giustapposizioni di masse create grazie ad accurate potature, di tappezzanti che non permettono di vedere la terra nuda, di viali e camminamenti lastricati o in erba, di schemi di colori armoniosi.

Dal giardino grigio, al prato blu, alla valle delle rose, al viale bianco e ai giardini degli ulivi. Oggi, la Landriana costituisce uno stimolo ed una fonte d’ispirazione preziosa per chiunque intenda avvicinarsi al giardinaggio, sia con un approccio poetico e riflessivo, sia con un’attitudine più concreta e scientifica.

Villa San Michele

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La Villa San Michele (Napoli) è la testimonianza delle riflessioni e dei sentimenti di Axel Munthe sulla bellezza e sui grandi interrogativi dell’esistenza, ma rimane, al contempo, aperta a ogni interpretazione.

L’architettura è utilizzata per sottolineare l’immensità del paesaggio, ma crea, al tempo stesso, una cornice per i capolavori artistici secondo lo spirito romantico-simbolistico.

A questo proposito il parco gioca un ruolo importante. Caratteristici sono, a titolo di esempio, le statue ricoperte di rampicanti e i marmi coperti di muschio sparsi nel giardino.

Gli oggetti in marmo, pietra, mosaico e terracotta sono circa 655. Quelli in legno, metallo ceramica e tessuti sono ben 530.

Le collezioni sembrano presentare alcune tematiche principali. È il caso delle raffigurazioni della natura e degli animali, come anche della morte e della mortalità. Ma non sono disposte seguendo un programma definito. Si ha, più che altro, l’impressione che i pezzi siano stati accostati casualmente in gruppi di qualità variabile.

Il giardino nasconde innumerevoli segreti. Sotto terra giacciono sepolti i resti di una villa di duemila anni. Sulla terrazza all’esterno della cappella, invece, è possibile trovare una sfinge egizia.

Bosco di Capodimonte

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Il Bosco di Capodimonte (Napoli) è il maggior sito a verde pubblico della città di Napoli. Il bosco fu voluto da Carlo di Borbone nel 1734 e fu concepito, inizialmente, come riserva da caccia, ma con il Re Ferdinando II delle Due Sicilie fu trasformato in giardino all’inglese, assumendo l’aspetto che conserva attualmente.

Il bosco si estende su un’area di 134 ettari e si presenta come un bosco intervallato da ampie praterie, valloni solcati da piccoli torrenti e aree ricche di cave, caratteristica tipica delle colline napoletane.

Vi si accede tramite tre ingressi: porta Piccola, sita lungo via Miano presso il rione Lieti; porta Grande, posta all’inizio di via Ponti Rossi; porta Bellaria, posta sempre su via Miano, ma più a nord, presso l’omonimo ponte.

L’area adiacente il Museo di Capodimonte è caratterizzata da ampi prati con varie specie vegetali.

Oltre la porta di Mezzo, antico accesso interno alla riserva di caccia del Re posto alla sinistra del casino dei Principi, si entra nel bosco vero e proprio, con cinque viali principali che hanno vari bivi e diramazioni, per un complessivo numero di oltre 100 tra vialetti e sentieri

In questa parte del parco, un tempo adibita a riserva di caccia, vi sono vari fabbricati, edificazioni, statue e fontane.

Villa Cimbrone

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La Villa Cimbrone (Salerno), nel comune di Ravello, è un edificio storico costruito su un promontorio roccioso a picco sulla Costiera amalfitana ed in gran parte occupato da un esteso parco, ornato di statue, antichità varie, fontane, grotte e culminante in un belvedere che mostra, specie dalla celebre Terrazza dell’Infinito, scenari di incomparabile bellezza sul Golfo di Salerno e sulle località costiere limitrofe.

Il toponimo “Cimbrone” ricorda l’antica denominazione del promontorio roccioso Cimbronium su cui sorgevano le rovine di una villa romana, trasformata poi in ampio casale ed un tempo residenza prima della nobile famiglia Acconciagioco e successivamente dei Fusco e degli Amici.

Solo nel 1904 l’intera proprietà fu acquistata da un nobile banchiere britannico, Ernest William Beckett, che trasformò radicalmente sia la villa, da lungo tempo in stato di abbandono, sia il vasto appezzamento terriero ed i giardini nello straordinario parco con elementi architettonici neoclassici e gotici e mediando tra il selvaggio stile botanico all’inglese e il preciso all’italiana.

Oggi, all’interno della villa, sorge attualmente un albergo a 5 stelle, mentre il vasto giardino è aperto al pubblico durante tutto l’anno ed è visitabile a pagamento.





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