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Tonno in scatola: ecco i marchi che praticano pesca sostenibile

Di Luigia - 12 Giugno 2014

tonno in scatola
Le etichette del tonno in scatola si rivelano sempre più trasparenti. Ciò è stato reso possibile grazie all’ultimo monitoraggio dei volontari di Greenpeace.
Queste a seguire sono le aziende che ultimamente hanno fatto dei buonissimi progressi: – Calvo/Nostromo; – Mareblu; – Generale Conserve, As do Mar e Conad. Mentre le aziende di tonno in scatola che invece non stanno facendo grandi progressi sono: – Mare aperto/Star; – Carrefour.
Risale a ben 4.095 il numero delle confezioni di 14 aziende (tra cui 20 marchi) nei negozi di 21 città d’Italia, le quali sono state esaminate dai volontari di Greenpeace. Le indagini effettuate nell’ultimo monitoraggio, che si è tenuto nel novembre del 2011, non riguardavano le valutazioni di probabili informazioni presenti all’interno delle confezioni (sia in lattine che in vasetti di vetro) durante l’acquisto, ma prevedeva: nome della specie di tonno, nome specifico, area di pesca e metodo di pesca.

LISTA-PROGRESSI DEI VARI MARCHI DI TONNO IN SCATOLA

lista tonno in scatola
Alessandro Gianni, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia, ha voluto rilasciare queste dichiarazioni:

“le pressioni dei consumatori hanno convinto molte imprese che la trasparenza non è un optional. Alcuni progressi sono sorprendenti e questo rende ancora più gravi i comportamenti omissivi di quelle aziende che restano poco trasparenti”.

Nel 2011 solo il 7% delle etichette mostrava l’area di pesca e solo il 3% ne indicava invece il metodo applicato. Ben 11 marchi di tonno in scatola hanno migliorato le varie info sull’area di pesca e, se pur il principale elemento negativo riguarda il metodo di pesca, vi è un buon progresso per Calvo/Nostromo, Mare Blu e Generale Conserve/As do Mar.
Piccoli progressi anche per Coop, Mazzola/Maruzzella e Moro di Icat Food. Il metodo di pesca è molto importante, purtroppo quello più usato oggi giorno è il metodo eccessivo ed illegale soprattutto del tonno pinna gialla che in Italia è più richiesto. A causa di questo metodo ben cinque specie di tonno sono a rischio.
Ecco perché Greenpeace chiede al settore conserviero di prestare molta attenzione alla tracciabilità e rendere il tutto pienamente trasparente e di non consumare assolutamente le specie di tonno a rischio, ma solo quello pescato nel modo migliore come: amo e lenza, e senza FAD.





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