Ambiente
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Potete immaginare un mondo senza oceano?

Di Giordana - 30 Ottobre 2013

Potete immaginare una vita senza acqua? Un mondo in cui tutto ciò che è legato alla vita è composto per la maggior parte di acqua, un mondo in cui ogni essere vivente è formato da circa il 70% d’acqua, un mondo dove bere è il primario dei bisogni primari, un mondo come quello in cui “camminiamo” non può sopravvivere senz’ acqua.
La poesia, il sentore, il profumo, le immagini incantate dei fondali riprodotte dai documentari, ecco cosa sta per restare dell’oceano. L’appello TED Prize della ricercatrice marina Sylvia Earle è intenso e urgente.
La scienziata, accompagnandosi con meravigliose immagini che mostrano la bellezza dell’oceano, spiega come l’attuale situazione dell’ecosistema marino sia sottovalutata, la condizione di rischio in cui si trova l’oceano, secondo la scienziata, non è presa in considerazione e divulgata come è necessario che sia.
Secondo la Earle è fondamentale che la “questione oceano” sia messa all’ordine del giorno nelle priorità globali perché, come lei stessa ci ricorda, se l’oceano fosse danneggiato in maniera irreparabile sarebbe impossibile la sussistenza del pianeta stesso.
Circa il 90% delle risorse ittiche sono state consumate e per alcune specie, come ad esempio i tonni, il rischio di estinzione è ormai alle porte.
Le parole della ricercatrice ci ricordano come l’intelligenza evolutiva si manifesti nella capacità di cura per l’habitat circostante, elemento imprescindibile per la sopravvivenza della specie/delle specie. La prontezza nel gestire le situazioni adattative è, secondo Darwin, la vera risorsa di ogni specie vincente e di ogni individuo vincente all’interno della specie stessa. Chi è capace di adattarsi sopravvive, ma negli ultimi 50 anni noi abbiamo chiesto all’ambiente di adattarsi alle nostre esigenze ed ai nostri fabbisogni, molti dei quali indotti, a ritmi improponibili per qualsiasi ecosistema.
Il conflitto tra progresso e principio di precauzione nasce, in parte, dalla mancata consapevolezza di ciò che ci circonda, dell’habitat, delle altre specie e della loro “mortalità”; forse troppo spesso si dimentica che le risorse non sono inesauribili, ma che, al contrario, abbiamo già spinto più del dovuto il piede sull’acceleratore e ancor più spesso, anche quando questa consapevolezza arriva, si tende a dare maggiore attenzioni alle specie terrestri (piante, alberi, animali) dimenticando che parimenti esistono forme di vita vegetale ed animale che abitano le profondità dell’oceano, di quell’oceano che rappresenta il cuore liquido del mondo, che per il pianeta terra è come l’acqua che forma il nostro organismo ed allo stesso modo, come noi non possiamo sopravvivere in uno stato di disidratazione così la terra e tutte le specie che la popolano (umani inclusi) non possono sopravvivere senza gli oceani, i loro destini e quindi il nostro, sono legati indissolubilmente.
La cosa, a mio parere, più bella del discorso della ricercatrice è l’invito a migliorare, l’atteggiamento positivo realistico, ma non catastrofista, sebbene sia concreta e lo sia altrettanto la sue descrizione della situazione attuale in cui si trova l’ecosistema marino, la Earle non lancia un monito catastrofico, ma un invito alla consapevolezza ed al miglioramento possibile.
Eccovi l’appello di Sylvia Earle.





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