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Gianfranco vende i suoi libri per sfamarsi, i vigili lo multano

Di Valeria Bonora - 2 Settembre 2013
La storia è quella di Gianfranco, 69enne di Roncadelle, un paesino alle porte di Brescia, la storia è quella di un uomo che non arriva a fine mese, la storia è quella di un’Italia che non si occupa del suo popolo, la storia è quella di un paese che non è più quello di una volta…

Gianfranco raccoglie una dozzina di libri dagli scaffali di casa sua, dalla bibbia ai romanzi, pedala per otto chilometri ogni mattina per raggiungere Brescia e cercare qualche soldo in cambio dei suoi amati libri.
E’ in Corso Palestro che alle 6:55 di ogni mattina Gianfranco si reca, il suo zaino pieno per raggiungere in trenta minuti quello che è il suo spazio sul marcapiede. I pochi libri disposti in terra nella speranza che qualcuno di essi attiri lo sguardo di qualche passante… ma lo sguardo che invece attirano è quello di 9 agenti… 9 vigili urbani che il 25 Luglio hanno visto Gianfranco e gli hanno chiesto:

Senta lei, ha un permesso per vendere i libri”?

“No signore, ma cerco di vendere i libri per sopravvivere fino alla fine del mese, prendo una pensione di 550 euro mensili, ma tra affitto e bollette non riesco a mettere niente sotto ai denti.”

Ci dispiace ma lei non può stare qui, devo farle una multa di 160 euro per aver occupato abusivamente il suolo pubblico e sequestrarle i libri“.

Davvero??? Si davvero. Gianfranco è stato multato per aver venduto i suoi libri per raccimolare un po’ di soldi per sfamarsi. Questo è il paese in cui viviamo, un paese che non perdona al povero Gianfranco di non riuscire a sopravvivere con i soldi della pensione, che non perdona ad un quasi settantenne di non riuscire a fare più di un pasto al giorno.

Gianfranco racconta: «Non è facile chiedere aiuto, ma un’offerta libera per uno di questi libri mi pare più dignitoso che allungare la mano per chiedere alla gente una moneta. Io non avvicino nessuno. Chi vuole si ferma e se è interessato mi offre quel che può».

Pochi i passanti che lo degnano di uno sguardo, quasi nessuno di un sorriso: «È dura ottenere qualcosa, ma venire in città per me è anche un modo per non deprimermi, per stare in mezzo alla gente, come facevo quando ero giovane e lavoravo come autista o portalettere. Mi piacerebbe avere un lavoro per vivere, potrei fare il guardiano per qualche azienda e sarei disposto a lavorare anche la notte. Mi accontenterei anche di poche ore, quel tanto che basta per arrotondare la pensione che non basta mai».

Gianfranco perde peso, mangia poco e ora deve anche pagare una multa… «Con quello che prendo, al netto dell’affitto e delle bollette, posso permettermi solo un pasto al giorno, che il mio Comune mi offre a 6 euro e mezzo. Ma negli ultimi mesi ho perso 15 chili e avrei bisogno di riempire lo stomaco un po’ più spesso».

Davvero? Si questo è il paese in cui viviamo…. Fa riflettere? Si perchè Gianfranco potrei essere io, potresti essere tu… potrebbe essere ciascuno di noi. Proviamo a metterci nei panni di Gianfranco, proviamo a pensare cosa prova. Io non ne ho idea, ma non posso pensare che lo stato in cui vivo non riesca a garantirmi una vita dignitosa, non riesco a pensare che la gente possa passare sopra a storie come quella di Gianfranco. La dignità è una cosa che nessuno dovrebbe mai perdere eppure nelle strade delle nostre città è pieno di “Gianfranchi” che chiedono aiuto, una richiesta silenziosa e triste che spesso passa inosservata e troppo spesso viene addirittura multata.
[Fonte dialoghi andreamavilla.com]





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