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Rassegna Etica

La paura: quando diventa tossica e come evitarla

Di Laura De Rosa - 7 Febbraio 2018

La paura va eliminata? Repressa? Analizzata? Fino a che punto ci è utile e quando diventa tossica?
Secondo molti ricercatori si tratta della più antica emozione, da un lato salvifica, dall’altro potenzialmente negativa. Esistono diverse paure, quelle definite “salva-vita” che inducono ad attaccare, nascondersi, fuggire, quindi paure istintive legate alla sopravvivenza, e altre più complesse che si presentano nella quotidianità, magari originate dalle prime se ci sono di mezzo traumi oppure condizionate da credenze culturali. Se alcune paure ci sono note, altre rimangono inconsapevoli e producono reazioni di varia tipologia, provocando per esempio rabbia, malinconia, collera e via dicendo. Il problema non è in se l’emozione paura ma è il come essa condiziona la nostra esistenza.
Purtroppo riconoscere la paura non è sempre automatico, pensiamo per esempio alle paure condivise che accomunano molte persone, magari alimentate da un certo contesto. E’ il caso della paura del diverso, che ci induce a percepire negativamente la diversità culturale, di razza, di credo, di religione. Una paura che, esasperata, ci rende chiusi nei confronti non solo del mondo circostante ma anche di noi stessi. La diversità è ricchezza, è scambio, è ampliamento di prospettive, la diversità rende ognuno di noi unico, pertanto chi si apre alla diversità altrui, è anche più propenso a cambiare, a mettersi in discussione, a scoprirsi diverso e a crescere. Ma quando la paura del diverso viene alimentata con mezzi più o meno subdoli, e quando sempre più persone se ne lasciano contaminare, ecco che si trasforma in una fobia limitante, in un mostro pericoloso.
La leggenda indiana del coniglio bianco e un racconto Zen sulla paura
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Una leggenda attribuita agli indiani d’America narra che il coniglio non è affatto l’animale della paura ma è simbolo della fertilità. Un animale indifeso che tuttavia si dimostra molto agile, veloce, capace di nascondersi e di avvertire i pericoli.
Secondo la leggenda i conigli più piccoli nascono con gli occhi aperti e riescono a tenere a distanza il diavolo. Quindi il coniglio, pur essendo un po’ pauroso di natura, sa cavarsela tramite il suo istinto di sopravvivenza. Come a dire che la paura può essere utile in determinate circostanze, purché non diventi una gabbia in cui rintanarsi per non affrontare il mondo.
Un racconto zen narra invece che in un antico monastero cinese c’era un monaco che spesso si ritirava in meditazione e visualizzava un lupo famelico. La visione lo impauriva a tal punto da impedirgli di meditare, condizionando anche il suo sonno notturno. L’animale si presentava anche di notte, mentre dormiva.
Esausto, un giorno chiese consiglio al suo maestro, dicendogli di aver bisogno del suo aiuto contro il lupo famelico che gli impediva sia di meditare che di dormire. Il Maestro rispose “Tieni questo pennarello, quando vedrai il lupo disegnagli una bella croce sul petto e vedrai che scomparirà“. Il discepolo iniziò a meditare con il pennarello in mano, il lupo comparve di nuovo e lui affrontò la paura facendogli la croce sul petto. Il lupo scomparve. Il giovane era felicissimo e andò a raccontare l’episodio al Maestro, ma volle sapere cos’era accaduto al lupo. Il Maestro gli rispose: “Hai visto il tuo petto?” Il discepolo si guardò e vide la croce sul suo petto. Comprese allora che le paure sono frutto dei propri pensieri e non di realtà concrete. Il Maestro volle insegnargli che quando si vive senza paura ci si sente liberi di esprimere se stessi anche se ciò può procurare del dolore.
La paura secondo Igor Sibaldi
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Secondo lo studioso Igor Sibaldi il coraggio non è l’antidoto della paura perché quando si fa qualcosa di coraggioso, la paura ha già vinto, è già presente. Il coraggio è una reazione alla paura: “Nel coraggio facciamo soltanto ciò che la paura ci impedirebbe di fare: e in tal modo lasciamo che la paura limiti le nostre possibilità d’azione – le quali, altrimenti, sarebbero migliaia in ciascun istante della nostra giornata.
La paura si sconfigge in modo diverso, non affrontandola, ma essendo più grandi di essa. Questo si può ottenere attraverso il desiderio di conoscenza di qualcos’altro, attraverso il cambiamento della propria persona, facendosi domande interessanti, profonde, autentiche. Secondo Sibaldi il desiderio di conoscenza, unico antidoto contro la paura, viene purtroppo sabotato fin dalla tenera età attraverso un sistema che lo reprime. Inoltre Sibaldi sostiene che l’uomo in generale sia bravo nello”stimolare in se stesso o negli altri i processi della paura senza che nulla lo spinga a farlo; ad aver paura di qualche suo pensiero, a figurarsi rischi inesistenti, e ad accumulare queste paure nella sua memoria tanto da sentirla, a un certo punto, foderata, strutturata di paure soltanto. E di paure delle paure.”
Ne”Il mondo dei desideri” lo studioso ci offre un antidoto alla paura: per sottrarsi al suo dominio bisogna abbandonare il mondo di cui la nostra paura fa parte e la mentalità che si è lasciata plasmare da essa. Come? Scoprendo di non sapere nulla di quanto si sapeva prima. In questo modo il nostro mondo, quello in cui crediamo, viene messo in discussione totalmente e ci si apre alla possibilità di creare un nuovo mondo, tutto diverso, e quindi un nuovo io, che deve ancora esistere.
Come andare oltre la paura: 4 consigli
Proviamo a riassumere in 4 consigli quanto abbiamo detto sulla paura affinché essa non si trasformi in un limite.
1. La paura a volte è invisibile, non ci rendiamo conto di provarla, soprattutto se è condivisa da molti. Appare normale sebbene non lo sia. Impariamo a riconoscerla in noi stessi mettendo in discussione opinioni comuni e presunte certezze interiori.
2. La paura non si sconfigge con il coraggio, come suggerisce Sibaldi, ma mettendo in discussione il proprio modo di vedere le cose, così da aprirsi a nuove possibilità e a un mondo senza paura.
3. La paura cosiddetta “salva-vita” non è necessariamente negativa, purché non prenda il sopravvento trasformandosi in un limite.
4. Nel racconto zen del discepolo e del Maestro, quest’ultimo afferma che quando si vive senza paura, si è liberi di esprimere se stessi. E che essa spesso è alimentata dai nostri pensieri, che non hanno necessariamente una corrispondenza nella realtà concreta.

Laura De Rosa

http://mirabilinto.com

 



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