Nell’articolo precedente abbiamo visto che l’etimologia è dalla parte di chi parla di “paella vegetariana” o di “sushi vegano”, dato che molte parole legate al cibo non derivano di per sè dall’alimento o dall’animale, ma dalla forma, la consistenza o il sapore.
Perfettamente corretto dunque parlare di LATTE di mandorle, o di FORMAGGIO vegetale, di RAGOUT di lenticchie.
Per altri alimenti però le cose si complicano…

PAROLE CHE NON SI DOVREBBERO USARE PER PIATTI VEGANI
Pare ovvio che parole il cui nome deriva da una parte di un animale, o dall’animale intero, non possano rappresentare un piatto privo di parti animali.
Che siate vegani o meno, vi sarà capitato più volte di non sentirvi completamente a vostro agio a parlare di “ragù veg”, “fari-frittata” o di “tiramisù” per descrivere dei manicaretti senza cibi animali.
Dopo tutto, senza uova, latte o carne, quei piatti non sarebbero quello che sono.
Giusto?
A volte no…

NEOLOGISMI Sì, NEOLOGISMI NO
Il mondo vegano è diviso in due fronti in questo campo.
C’è chi preferisce usare neologismi od eufemismi al fine di:
1) far notare che questi piatti hanno qualcosa di diverso dagli altri
2) evitare che amici onnivori si mettano a fare spiacevoli paragoni
Ecco l’etimologia dei frutti più comuni sulle nostre tavole.
Siete pronti a giocare? Provate in casa, e vedete chi ne indovina di più o ci va più vicino!

ALBICOCCA = Deriva da una parola latina che significava “precoce”, o praecocum. L’albicocca era infatti precoce rispetto alle pesche. Gli arabi gli aggiunsero un AL davanti e trasformarono la P in B.
L’inglese “apricot” ricorda meglio l’origine latina.
ANANAS = Dalla parola caraibica “nana”, cioè “profumo”. Diventò poi famosa come la“pigna delle Indie” quando fu introdotta in Europa (da cui il vocabolo inglese “pineapple”). Si dice che Cristoforo Colombo fu accolto con un ananas quando arrivò in Guadalupe.