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Educazione

Autosvezzamento: lo svezzamento deciso dal bambino e senza pappette

Di Valeria Bonora - 27 Dicembre 2014

Nella vita di un bambino l’introduzione di nuovi alimenti che vadano a sostituire degnamente il latte materno può essere un momento molto delicato. D’altronde i genitori che si confrontano tra loro sanno bene che ci sono pareri discordanti in merito e questo genera ancora più confusione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce allattamento al seno esclusivo fino a sei mesi, eppure ci sono pediatri che già a quattro o cinque mesi consigliano i primi assaggi.

Lucio Piermarini è un pediatra di Terni che, dopo anni di esperienza in consultorio femminile durante il quale ha accolto le difficoltà di genitori e bambini nei confronti dello svezzamento, ha scritto un libro dal titolo “Io Mi Svezzo Da Solo” in cui affronta l’argomento ed offre l’opportunità di uno svezzamento guidato dal bambino e non imposto dagli adulti.

Innanzitutto, troviamo nelle parole che seguono, una spiegazione di quanto suggerisce l’OMS:

“Normalmente, fino all’età di sei mesi circa, i bambini non sono in grado di assumere cibi diversi dal latte correttamente come noi pretenderemmo. La ragione sta nel fatto che i meccanismi di assunzione del latte, alimento liquido, con la suzione, sono, solo a pensarci un attimo ve ne renderete subito conto, del tutto diversi da quelli necessari per l’assunzione di cibi semisolidi o solidi con un cucchiaio. Innanzitutto devono scomparire alcuni movimenti riflessi tipici dei bambini nei primi mesi di vita, cioè contrazioni e azioni involontarie, non controllate, di muscoli in seguito ad uno stimolo”.

E’, infatti, intorno ai sei mesi, una o due settimane prima, o poco dopo (in casi eccezionali otto mesi), che i bambini sono pronti ad assaggiare nuovi sapori e sperimentare consistenze differenti, in quanto, è in questo periodo che gli organi digestivi e il sistema immunitario giungono a maturazione.

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Inoltre, egli prosegue facendoci notare che è proprio verso i sei mesi che i bambini cominciano a presentare una insaziabile curiosità e un comportamento imitativo sempre più vivace.

Osservano i genitori e tentano di imitarli in tutto, anche nella ricerca e assunzione del cibo.

Queste ancora le parole del pediatra: “Lui si plasma docilmente e inconsapevolmente sui suoi genitori, modello elettivo incrollabile, seguendoli passo passo. Il suo interesse per il cibo dei genitori è, in realtà, solo interesse per quello che fanno i genitori. La prima volta, lui non sa che si tratta di cibo, cioè qualcosa che, una volta in bocca, gli produrrà sensazioni simili a quelle prodotte dal latte. Si tratta solo di una esperienza con degli oggetti come tante altre. Il fatto di vederla fare a tutti e due i genitori contemporaneamente, e con quotidiana regolarità, non fa altro che accentuare il suo desiderio di imitazione”.

Fidiamoci del bambino, non forziamolo, concediamogli tutto il tempo di cui necessita per passare dal solo latte materno a nuovi sapori, in sostanza è questo che ci dice Piermarini. Del resto, fino agli anni Cinquanta, lo svezzamento avveniva in modo del tutto spontaneo seguendo i segnali del bambino, senza schemi e rigide tabelle di marcia, e con i medesimi cibi con cui si nutriva il resto della famiglia. Non affrettare i tempi vuol dire, quindi, poter fare a meno di tutti quegli alimenti per l’infanzia che l’industria ci propina, poiché l’apparato gastrointestinale è maturo per digerire cibi normali, purché sminuzzati.

Il ruolo del genitore a questo punto resta quello di assecondare il bambino, portando a tavola cibi genuini e sani che egli può assaggiare in quantità desiderata senza necessità di interrompere improvvisamente l’allattamento. Quella che all’inizio sarà una piacevole sperimentazione, diventerà gradualmente, un’integrazione a livello nutrizionale del latte, al quale man mano vi attingerà sempre meno.

Alimentazione complementare a richiesta o autosvezzamento, è questo il concetto che sviluppa Piermarini, suggerendo graduali integrazioni ad un regime alimentare ancora eccellente.

E’ chiaro che la diminuzione progressiva della quantità di latte succhiato, necessita l’introduzione di nuovi alimenti che devono garantire un equilibrato apporto nutritivo. A tal proposito il suggerimento è di tenere presente la piramide degli alimenti il cui obiettivo è, appunto, riuscire ad apportare al nostro organismo tutto quello di cui ha bisogno. I primi tre piani della piramide rappresentano quasi i due terzi del nostro cibo quotidiano, e sono riempiti di alimenti esclusivamente vegetali. Cereali integrali e oli vegetali (oliva, soia, mais,etc.), infatti, sono alla base della piramide e rappresentano l’introduzione maggiore; salendo si trovano ortaggi e frutta, poi legumi, noci, nocciole, arachidi e simili. I tre piani più alti, invece, costituiscono il terzo restante e contengono, per chi ne fa uso, alimenti di origine animale: pesce pollo e uova, seguiti da latte e derivati e, per ultimo, carni rosse, burro, dolci, riso bianco, pasta e patate.

Facendosi guidare dalla suddetta piramide e, proponendo, dunque, una dieta caratterizzata da cibi prevalentemente vegetali i genitori daranno al bambino gli opportuni alimenti nutrizionali.

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Per coloro che temono la celiachia Piermarini dedica un apposito paragrafo nel quale afferma che

“Il glutine si scatena solo in soggetti geneticamente predisposti e lo fa indipendentemente dal momento della sua introduzione. Che la si faccia a sei o dodici mesi, il destino di quel bambino non cambierà. Anzi, a detta degli esperti, poiché la celiachia si riconosce meglio quando si manifesta nel bambino più piccolo, prima si dà, prima si fa diagnosi, prima inizia la cura, cioè l’eliminazione totale e definitiva del glutine dalla dieta”.

Non trascura l’argomento allergie, per le quali sostiene esserci “un consenso pressoché unanime delle più importanti società e accademie scientifiche pediatriche sulla inutilità, se lo si fa a sei mesi di età circa, di una introduzione graduale e dilazionata dei vari alimenti che costituiscono una dieta normale ai fini di una prevenzione delle allergie”.

Certo ci sono bambini che al momento della prima introduzione di determinati alimenti presentano un’elevata probabilità di reazioni. Si tratta, però, di bambini che già presentano un allergia al latte vaccino della formula o una dermatite atopica, malattia della pelle che può essere, appunto, la spia di allergie a svariati alimenti come pesce, frutta secca, frumento, ma soprattutto bianco d’uovo e il latte vaccino che, tutti e due insieme, coprono più del 90% delle allergie alimentari di quella età.

Tuttavia, il rischio e la gravità della reazione, non diminuiscono se i suddetti generi alimentari vengono somministrati ad una determinata età piuttosto che a sei o dodici mesi, né tanto meno se li proponiamo da soli piuttosto che mescolati ad altri. Pertanto, nei casi di un eventuale probabilità di allergie, è utile consentire solo assaggi di poche briciole degli alimenti sopra citati, in modo che un eventuale malaugurata reazione sia contenuta e di nessun danno. Se non succede nulla, si va avanti come con tutti gli altri.

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Per chiarezza egli aggiunge: “Sappiate che nei soggetti predisposti alle allergie, è l’introduzione continuativa di un alimento che porta alla sua tolleranza, cioè a non avere più conseguenze negative. Invece una sua lunga sospensione può favorire reazioni gravi al momento del successivo contatto. In fondo si cambia poco, solo un po’ di attenzione a pochi alimenti e per il poco tempo necessario. Qualcuno ancora insisterà: “si, va bene , saranno pure una minoranza di casi, ma se si fanno introduzioni singole, nel caso sfortunato dovesse andar male, l’individuazione dell’alimento responsabile si riesce a far prima”. Tutto vero. Ma vale la pena darsi tanto da fare quando sappiamo già verso quali alimenti puntare l’indice? Come abbiamo detto prima, si tratta quasi sempre di latte e uovo e,oltre a loro, pochi altri”.

Con “Io Mi Svezzo Da Solo” il dottor Piermarini getta le basi per evitare in futuro problemi di alimentazione, poiché osservando il bambino e permettendogli di essere il protagonista di questa delicata fase di passaggio dal seno della mamma a nuovi alimenti, l’approccio col cibo non sarà traumatico ma sarà vissuto come una piacevole scoperta per il bambino e per i genitori.

Valeria Montuori





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