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La favola del rinoceronte Jimmy e della sua famiglia umana

Di Elena Bernabè - 13 Gennaio 2013

Jimmi è un rinoceronte scampato alla morte certa.
Nel 2007 sua mamma venne uccisa da alcuni bracconieri in Zimbabwe e lui, allora cucciolo, se ne stava triste e disperato vicino al corpo freddo della madre. Fortunatamente David Hulme, un fotografo naturalista, lo trovò e decise di portarlo subito nella fattoria di Anne e Roger Whittal (gestiscono una riserva privata finalizzata al recupero di animali selvaggi feriti o di cuccioli rimasti orfani).
Jimmy trova una famiglia: cresce serenamente ed una volta adulto viene inserito gradualmente nella savana.
Il suo attaccamento per Anne e Roger è però molto intenso: l’animale è stato accolto da piccolissimo, in un periodo della vita in cui ci si lega fortemente alle proprie figure di accudimento, animali o umane che siano. Per lui la famiglia è l’insieme di rinoceronti e di uomini.
Quello che ha provato Jimmy è esattamente lo stesso vissuto provato da un cucciolo di cane che viene accolto nelle nostre case: diventa parte della nostra famiglia e noi parte della sua.
E così il nostro rinoceronte di ben due tonnellate, divenuto maturo e tornato nella savana, sente ogni tanto un richiamo interiore di nostalgia e torna alla vecchia casa dove è cresciuto richiamando l’attenzione di Anne dalla finestra.
Jimmy ci insegna che una famiglia è un’insieme di esseri viventi legati da un affetto autentico ed incondizionato, siano essi animali o umani.
Fonte: Corriere.it
 





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