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Siddharta di Hermann Hesse: 12 insegnamenti preziosi del libro

Di Redazione - 21 Aprile 2021

Siddharta di Hermann Hesse è un libro molto famoso che ognuno di noi dovrebbe leggere almeno una volta nella vita. Rileggerlo a età diverse poi, come qualsiasi altro libro, può donare insegnamenti, riflessioni e intuizioni sempre nuove e importanti.

Ambientato in India, narra la storia del giovane Siddharta, ragazzo indiano in cerca di se stesso. Tante sono le avventure, i cambiamenti di rotta, le persone incontrate, le esperienze vissute dal giovane e innumerevoli le cadute, i ripensamenti, le fatiche del cuore. Ma ogni vicenda è un tassello che va a comporre la sua consapevolezza e come tale è da lui benedetta.

Questa è a grandi linee la trama di Siddharta ma quali sono i principali insegnamenti del libro? Li elenchiamo di seguito aggiungendo, per ciascuno, una breve spiegazione.

12 insegnamenti del libro

Leggere Siddharta e la sua storia è come intraprendere per ognuno di noi un viaggio interiore: lasciatevi trasportare dalle emozioni che vi suscita la sua vita, fatevi custodi delle domande che nascono tra un pagina e l’altra, cercate di andare oltre il giudizio del bene e del male e cercate il significato simbolico nascosto in ogni accadimento.

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1. Ciascuno deve trovare la propria via alla saggezza. Siddharta rifiuta di abbracciare in modo totalizzante gli insegnamenti di un solo maestro, convinto che non esista un’unica verità e che la saggezza sia diversa e unica per ognuno di noi. Non dobbiamo cadere nella dipendenza ad un credo o ad un altro, dobbiamo imparare a ricercare ciò che fa stare bene a noi senza essere condizionati da altri, anche se maestri illustrissimi.

2. L’illuminazione si raggiunge immergendosi nella vita, non rifiutandola. Siddharta capisce che ritirarsi completamente dalla vita, come aveva fatto nei 3 anni vissuti con gli asceti, non porta alla consapevolezza. Bisogna vivere la vita, immergersi in essa, assumendosi il rischio di sbagliare, per aprire la mente e lo spirito. Cercare di andare oltre alle proprie convinzioni, spogliarsi delle proprie credenze, sperimentare vie mai intraprese: è questo il modo di conoscersi a fondo!

3. Saggio non è colui che non sbaglia mai. Siddharta difatti commette numerosi “errori” nel corso della sua vita, più o meno gravi, ma impara dalla sua esperienza. Quelli che noi chiamiamo errori sono in realtà delle esperienze di vita che ci permettono di arricchirci, di conoscerci meglio, di entrare in contatto con il mondo attraverso esperienze dirette e non mediante teorie che non portano alla vera comprensione.

4. La saggezza sta a metà tra gli eccessi dell’ascetismo e la vita passionale e terrena. Siddharta prova entrambe queste strade e scopre che la Natura è un ciclo eterno di opposti complementari, come il bianco e il nero del simbolo del Tao. In questo modo si accoglie l’interezza della vita, non la si divide in bene e male, in buono o cattivo, in luce e ombra: tutto è parte dello stesso ciclo e niente va rifiutato a priori solo perché originato dal giudizio, da regole sociali o da leggi familiari.

5. Nessuna dottrina è per sempre. Siddharta preferisce sperimentare la propria strada senza appoggiarsi totalmente a un maestro, rifiutando di ricevere la presunta verità dall’alto, in modo passivo. Siamo in continuo movimento e riuscire in questo flusso ad avere il coraggio di cambiare idea, di ritornare sui propri passi, di allontanarci da un mondo che non fa più per noi è l’unica via per continuare ad ascoltare sempre il nostro cuore.

6. Non c’è una sola Verità. Siddharta si accorge che le verità sono molteplici e mai assolute. In queste varie sfaccettature è fondamentale trovarci ricchezza e non ostacoli, abbracciare e accogliere il diverso vuol dire riuscire ad aprirsi a parti di noi che non conosciamo, ad incontrarle, a farle entrare nella nostra vita.

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7. La saggezza si conquista grazie all’esperienza, non solo tramite gli insegnamenti. Per Siddharta è infatti fondamentale sperimentare sulla propria pelle, anziché imparare la saggezza attraverso lo studio e gli insegnamenti impartiti da altri, che per quanto importanti, non bastano. Vivere e sentire sulla propria pelle le sensazioni, le emozioni e le esperienze della vita sono la via della saggezza e della comprensione interiore.

8. L’insoddisfazione non è per forza negativa. Siddharta raggiunge la finale illuminazione perché, per gran parte della sua vita, non si sente soddisfatto. Non è un atteggiamento egoistico il suo ma dovuto a una sensazione interiore, a un bisogno viscerale di conoscenza, di esplorazione dell’animo umano. Quando sentiamo la necessità, il bisogno, quella forza interiore che ci spinge a compiere una ricerca, ascoltiamola: è la nostra anima che ci sta portando a trovare il tesoro che aspetta di essere trovato solo da noi.

9. I beni materiali a volte non bastano. Facile a dirsi, difficile a farsi. Eppure la convinzione che raggiungendo la ricchezza si possa raggiungere anche la felicità è quanto mai illusoria. Siddharta se ne accorge quando nel corso delle sue vicende riesce ad ottenere la ricchezza materiale. Deve sperimentarla però per comprendere che la ricchezza non porta a nulla, è una prigione, un’illusione, una dipendenza malsana, soprattutto se accompagnata al bisogno incessante di possedere sempre di più.

10. Il tempo è un’illusione. Siddharta se ne accorge verso la fine del libro ascoltando il fiume. Grazie alle sue cadute egli impara a dialogare con gli elementi della natura, ad ascoltarli, a fidarsi dei messaggi che riceve. I suoi più grandi maestri divengono così gli alberi, l’acqua, gli animali.

11. Un maestro può andare bene per alcuni ma non per altri. Siddharta è infatti convinto che gli insegnamenti di un saggio, per quanto interessanti, non siano necessariamente utili a tutti gli eventuali discepoli. Per alcuni di essi possono rivelarsi illuminanti, ad altri assolutamente superflui. Ciò che è importante fare è porsi in un atteggiamento di ascolto interiore e comprendere cosa quell’insegnamento suscita nella nostra interiorità e avere il coraggio di seguirlo o meno, correndo anche il rischio di rimanere da soli.

12. La vita terrena è un’illusione. Il cosiddetto velo di Maya non ci consente di vedere oltre le apparenze. La nostra vita è tutta una ricerca per comprendere come togliere questo velo, come non farci ingannare da esso, come riuscire a vedere con occhi nuovi, più consapevoli, più coraggiosi, più veri.

Siddharta
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