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Psicologia

Quando pensare troppo fa male e ruba energia vitale

Di Sandra Saporito - 12 Marzo 2018

Secondo alcuni studi scientifici, le donne sarebbero più esposte al rischio di overthinking, quel rimuginio continuo che ossessiona la mente e che può davvero abbassare la qualità di vita. Un pensiero tira l’altro e ci ritroviamo con la testa che scoppia e la sensazione di essere sommersi sotto una valanga di rigurgiti mentali che ci prosciugano le energie.

“Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, ma sono solo prigionieri delle loro menti.”
— Franklin D. Roosevelt

C’è la rete di pensieri senza fine e poi il tarlo, il chiodo fisso; se la strategia del pensiero cambia, il finale, lui, rimane uguale: sensazione di essere in trappola nella propria testa, depressione, ansia fino ad arrivare a veri sintomi fisici come stanchezza, sudorazione eccessiva, problemi di respirazione, mal di testa, dolori articolari, acne.

I diversi tipi di overthinking

Ecco le categorie di pensieri che causano maggiormente ruminazione mentale:
1. Ruminazione rivolta alle ipotesi. Questo è il mondo dei “Se avessi saputo/fatto/detto/ecc.” e delle domande alle quali non potremmo mai rispondere.
principi-pensiero-positivo

“Il pensare troppo applicando la razionalità ordinaria a fenomeni ben poco razionali e la ricerca di risposte esatte e definitive a dilemmi indecidibili non solo è fallimentare sul piano logico ed empirico, ma provoca anche sofferenza psichica e comportamentale.”
— Giorgio Nardone in Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male.

2. Ruminazione rivolta alla nostra identità: chi siamo e come il mondo ci percepisce e giudica.
3. Ruminazione rivolta al futuro: qui si collocano tutti i scenari catastrofici che potrebbero colpire noi o i nostri cari e tutto ciò che potrebbe andare storto in futuro.
4. Ruminazione rivolta ai nostri difetti, incompetenze, errori.
5. Ruminazione “a catena”: pensieri vaghi, preoccupazioni e pensieri specifici si concatenano senza un vero filo logico e senza conclusione, col farci finire letteralmente in ginocchio per la mancanza di energia.

Le donne sono più a rischio di ruminazione mentale

Perché le donne sarebbero più a rischio? La colpa sarebbe da attribuire al locus of control – “luogo di controllo” in inglese –, che indica, nelle scienze psicologiche, la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà. Il locus of control sarebbe di due tipi: interno ed esterno.

Il locus of control esterno che predispone le donne al rimuginio

stress e psicosomatica
Secondo alcuni autori, la differenza sostanziale che separa gli uomini dalle donne ha a che fare con la gestione delle emozioni durante l’infanzia. Ai maschi è spesso negato mostrare le proprie emozioni spingendoli verso la ricerca della risoluzione e spostando il loro locus of control verso l’interno; le bambine invece, che possono esprimersi in maniera più libera rispetto ai maschi ma alle quali non si insegna a affrontare i problemi, tendono a spostare il loro locus of control verso l’esterno, attribuendo così i loro successi ed insuccessi a cause esterne, sulle quali non hanno nessun potere. Tendono a percepire la vita non come qualcosa che vivono in prima persona ma come qualcosa che subiscono, predisponendole a pensare e ripensare in continuazione agli eventi in cerca di un “perché” che dia un senso a ciò che vivono.

Come uscire dalla trappola mentale?

Ci sono diverse tecniche, che presumono comunque di aver imparato a centrare il proprio locus of control e quindi di aver capito ed integrato il valore delle proprie competenze e che i risultati, positivi o negativi, hanno cause interne e quindi gestibili direttamente. Ecco alcune tecniche per uscire dai loop mentali:

1. Imparare a porsi domande “buone”

Le domande sono proprio la causa della ruminazione, è quindi importante porsi delle “buone” domande per arginare il rischio di ruminazione mentale. Una buona domanda è una domanda alla quale possiamo rispondere con certezza e che abbia un minimo di logica. Chiedermi se potrei morire in un incidente di aereo non è una buona domanda perché non dipende da me – almeno che io non sia il pilota dell’aereo in questione –, quello che potrei chiedermi è se la compagnia aerea è affermata e se conosco le norme di sicurezza. Nel caso fossi pilota, potrei evitare di volare in giorni di tempesta, uragani, tsunami ed eruzioni vulcaniche. Se è giusto essere prudenti, non bisogna però impedirsi di vivere per paura di morire.

2. Distrarsi

Appena si avverte di essere preso in un loop, distrarsi un attimo può bastare a fermare il girone infernale dei pensieri. Alcuni dicono di saltare sul posto per 30 secondi secondo – provare per credere!–, altri di andare a fare una camminata oppure di usare uno stimolo olfattivo, come un profumo o un olio essenziale, per riprendere il controllo della situazione.

3. Cambiare postura

A volte basta cambiare postura per stare già meglio. È molto comune rimuginare in una posizione di chiusura con la schiena e le spalle curve, per cui a volte basta solo raddrizzarsi per cambiare modo di pensare. Con la schiena dritta e le spalle aperte, si respira meglio, il sangue affluisce meglio al cervello e al cuore, si allieva il mal di schiena di testa e aumenta l’autostima, quel piccolo scudo capace di proteggerci dagli effetti negativi della ruminazione mentale.

4. La disidentificazione dai pensieri


Questo strumento si riassume in questo: “Ho una mente ma non sono la mia mente”. Tendiamo ad identificarci con delle parti di noi: il nostro mestiere, il nostro ruolo nella famiglia, i nostri successi o insuccessi, i nostri pensieri. La disidentificazione dai pensieri permette di osservarli con profondità diventando consapevoli dei nostri processi mentali. Una tecnica millenari di disidentificazione è la meditazione vipassanā, detta anche meditazione di visione penetrativa. La meditazione vipassanā non ha per scopo il raggiungimento di uno stato alterato di coscienza. Al contrario, la meditazione vipassanā intende sviluppare la massima consapevolezza di tutti gli stimoli sensoriali e mentali, per capirne la reale natura e incamminarsi, grazie a questa pratica meditativa, verso la libertà interiore.
La mente è uno ottima collaboratrice ma un pessimo capo quindi non lasciare che prenda i redini della tua vita, perché tu non sei solo i tuoi pensieri, non più delle tue emozioni, sensazioni o intuizioni.

“La mente intuitiva è un regalo sacro e la mente razionale è un servitore fedele. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il regalo.”
— Albert Einstein

 

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e shamanic storyteller
www.risorsedellanima.it





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