Anteprima
Psicologia

Il camaleonte sociale nega la propria individualità e cambia ad ogni situazione

Di Sandra Saporito - 5 Marzo 2018

Ci teniamo tutti ad essere accettati ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani ed impopolari. Come ha detto Frost “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta, ed è per questo che sono diverso”.
— Dal film L’attimo fuggente

L’importanza del gruppo di appartenenza


Il desiderio di far parte di un gruppo di pari è normale e legittimo, siamo degli esseri sociali che hanno bisogno di vivere in una comunità, di scambiare idee, di sentirsi parte di un gruppo, di una “tribù”. È un sentimento radicato in noi dall’alba dei tempi, siamo “programmati” per cooperare, competere, analizzare, produrre idee, progettare e decidere in gruppo, è nostra natura. Tuttavia, capita di non trovare il proprio gruppo di pari o di volersi uniformare ad una comunità che non rispecchia ciò che siamo interiormente; in quei casi cominciamo a gommare alcune delle nostre caratteristiche per riuscire a far parte di uno o più gruppi, perdendo sempre più frammenti di noi stessi.
Se da una parte, adattarci può aiutarci ad integrarci meglio in un gruppo, dobbiamo evitare gli eccessi, diventando dei veri e propri camaleonti sociali, che finiscono per diluirsi talmente nel loro ambiente da dimenticare chi sono.

“Tutto triste il camaleonte si rese conto che per conoscere il suo vero colore doveva posarsi nel vuoto.”
— Alejandro Jodorowsky

La morte dell’autenticità sta nel volere essere sempre come gli altri

Di mezzo ci sono le mode, i media, l’insicurezza; tutti fattori che ci spingono a diventare sempre più come tutti e sempre meno noi stessi, al prezzo di dissolverci in una massa sempre più uniforme: stessi vestiti, stesse opinioni, stessi hobby, stessi desideri.
uguale agli altri
L’evoluzione, il progresso, lo scambio di idee nascono però dalla diversità, è questo che ci arricchisce, che ci permette di ampliare le nostre prospettive, ma se per primi rinunciamo a ciò che ci rende unici, diversi, originali, copiando sempre ciò che vediamo negli altri, vestendoci dei loro colori ed umori, è alla nostra identità che rinunciamo.

“L’originalità non consiste nel dire quello che nessuno ha mai detto prima, ma nel dire esattamente quello che pensi tu stesso.”
— James Stephens

Essere unico è una grande responsabilità

Essere autentico significa riconoscere il valore della propria vita e di quella altrui, assumersi la responsabilità del proprio spazio, è affermare “Io rispetto ciò che sono e ciò che possiamo essere assieme”. La parola-chiave qui è “valore”: darsi valore e riconoscerlo negli altri; è per questo che una persona autentica non chiederà al prossimo di essere una fotocopia di qualcun altro: ogni essere umano è un mix irripetibile di emozioni, sogni, capacità, sfide e talenti, per questo è unico e merita di essere riconosciuto come tale.

“Nel momento in cui trasformi un bambino nella fotocopia di un altro individuo, tu calpesti e spegni la scintilla di originalità con cui è venuto al mondo.”
— Anthony de Mello

La capacità di adattarsi è importante nella nostra società, è quella che ci aiuta ad entrare in contatto con realtà e situazioni che possono rendere più stimolante la nostra vita ma bisogna capire dove si trova il confine tra lo spirito di adattamento e la negazione della propria unicità.

Originalità e solitudine

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“La solitudine dà alla luce l’originale che c’è in noi.”
— Thomas Mann

La paura più comune che ci viene in mente quando tentiamo di abbandonare l’uniformità è quella di rimanere solo. Chi sa per quale motivo vediamo la solitudine come ombra e conseguenza dell’essere diverso. È vero che c’è un nesso tra loro ma di solito, la solitudine è causa e non conseguenza della diversità.
Per sapere chi siamo, abbiamo bisogno di entrare nel nostro mondo interiore e per farlo dobbiamo per un momento uscire dalla folla, rimanere in silenzio, in ascolto della nostra voce e non dell’urlo incessante della piazza pubblica. È proprio in quella stanza interiore che possiamo incontrare noi stessi e capire chi siamo, qual è la nostra unicità per poi manifestarla nel mondo.

È perché non sei come gli altri che il mondo è più ricco di significati


Quando c’è una copia, significa che c’è già un originale e con grandi probabilità questo ha già maturato più esperienza e di conseguenza non potrà mai essere uguagliato nel suo genere, ecco perché non serve a nulla essere la copia sbiadita di qualcuno: nessuna copia è meglio dell’originale e tu sei già un originale.
Ciò che sei, nel momento in cui lo riconoscerai e gli darai valore, renderà la tua vita unica, ricca di significato, perché il tuo cammino non sarà mai come quello di un altro; potrai camminare sul sentiero che gli altri hanno percorso per secoli prima di te ma ciò che sei influenzerà il tuo modo di viverlo, di capirlo, di percepirlo. Noterai dettagli che nessuno aveva mai notato prima e saranno loro a diventare grandi, a ricordare al mondo che c’è un pezzo di sé che non ha notato e che vale la pena guardare, perché in quel momento ti fai specchio e voce di ciò che non è mai stato espresso.

“Quando fai le cose comuni della vita in un modo fuori dal comune, richiami l’attenzione del mondo.”
— George Carver

Stesso mondo, interpretazioni sempre nuove

Salvador Dalì

L’Aurora, di Salvador Dalì (1948)


Ti faccio un esempio: quanti pittori hanno dipinto il sole? Migliaia. Il sole è sempre lo stesso ma ognuno l’ha dipinto a modo suo permettendo agli altri, alla comunità, di vedere il sole attraverso i suoi occhi e di scoprirne nuove interpretazioni: non è più “solo” il sole ma un’alba, un tramonto, i raggi solari che si frastagliano sui versanti di una montagna colorandola di rosso, sono lance d’oro che escono dalle nuvole per raggiungere la Terra, è una palla di fuoco che secca i campi di grano, è una luce di speranza alla fine dell’inverno, è una promessa che brilla all’orizzonte… Non è mai “soltanto” un sole perché ogni volta è una nuova rappresentazione che lo arricchisce di nuovi significati.
Parafrasando Goethe, possiamo concludere dicendo che per essere originale non serve creare ogni volta qualcosa di nuovo ma esprimerlo, manifestarlo come non è mai stato fatto prima.
 

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice & shamanic storyteller
www.risorsedellanima.it





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