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Rassegna Etica

La Maledizione del Club 27: Le Star Morte a 27 Anni

Di Laura De Rosa - 4 Agosto 2017

Il Club 27 è un’espressione giornalistica usata per indicare la cosiddetta maledizione dei 27 anni che, nel corso del tempo, ha colpito numerosi artisti, specialmente in ambito musicale.
L’espressione venne coniata dopo la morte di alcuni miti del rock fra cui Jim Morrison, che morì nel 1971 a Parigi all’età di 27 anni. Secondo le fonti giornalistiche dell’epoca a stroncarlo fu un mix letale di alcol ed eroina, sebbene le leggende metropolitane lo volessero vivo e vegeto, protagonista di una messinscena per defilarsi insieme all’amata Pamela, o peggio vittima di complotti della CIA.
27enne era anche Brian Jones, fondatore dei Rolling Stones, morto nel 1969 presso la sua fattoria dell’East Sussex. E persino Jimi Hendrix che perse la vita nel 1970 ad appena 70 giorni dal suo 28esimo compleanno. Nel suo caso letale fu, stando alle fonti ufficiali, un mix di alcol e tranquillanti.
Non trascorsero nemmeno 3 settimane dal decesso di Hendrix che un’altra voce formidabile, Janis Joplin, morì nell’albergo in cui alloggiava, stesa a terra nella camera, stroncata dall’eroina. E neanche a dirlo Janis aveva 27 anni.
Kurt Cobain dei Nirvana morì a 27 anni riverso a terra nel suo garage. Tra le più recenti morti del Club quella di Amy Winehouse, che ha perso la vita nel 2011 in circostanze ancora poco chiare.
Verità? Menzogna? Difficile a dirsi perché potrebbero essere solo strane coincidenze ma è curioso che qualcuno ci abbia fatto caso.
A proposito del numero 27, c’è chi sostiene abbia un significato particolare ovvero “Chi si comporta bene sarà premiato con onore. Il saggio aspira solo all’armonia della propria coscienza.” Numero della fortuna acquisita con paziente lavoro, il 27 starebbe a indicare i desideri realizzati ma anche le cose che accadono quando ormai è troppo tardi. Eventi che iniziano in modo negativo ma che si concludono positivamente. Nel Club 27 assume però una valenza tragica.

La maledizione del J27

 
Da un lato il Club 27, dall’altro la maledizione del J27, artisti accomunati non solo dall’età del decesso ma anche dall’iniziale del nome o del cognome, J.
Secondo alcune confessioni J27 sarebbe anche il nome di una sezione della CIA, nata per volere di un agente che disperato per la perdita della figlia a causa di un overdose avuta a 27 anni durante un concerto, decise di dedicarsi allo “sterminio” della musica rock. Secondo altre fonti le uccisioni dei vari musicisti sarebbero opera di un agente infiltrato della CIA che avrebbe simulato i vari incidenti.

Rock’n’Roll Noir, il libro di Elisa Giobbi sul Club 27

 
Elisa Giobbi ha ricostruito la storia del Club 27 in questo libro incentrato su 7 figure leggendarie del rock, le più celebri iscritte al triste club, che conta più di 50 artisti.
Rispetto ad altri testi sull’argomento, il libro della Giobbi è meno focalizzato sui luoghi comuni e più realista. La scrittrice esplora i diversi casi creando curiose connessioni, scovando coincidenze interessanti e premonizioni nefaste come quella di Jim Morrison che trovò inquietante le morti ravvicinate di Janis e Hendrix.
Curioso il capitolo dedicato a Robert Johnson, figura meno nota rispetto alle altre, che si diceva avesse stipulato un patto col diavolo.

Teorie complottiste

 
Il complottismo spesso ricama trame improbabili ma rappresenta anche un’alternativa, per quanto assurda, al pensiero dominante. Sebbene lo ritenga per certi versi pericoloso perché può innescare fobie di massa distruttive, preso con le dovute precauzioni stimola riflessioni interessanti.
Per quanto riguarda il Club 27, le teorie complottiste più frequenti lo ricollegano agli Illuminati e al potere subliminale della musica per non parlare dei vari patti col diavolo che numerosi musicisti farebbero pur di assicurarsi fama e successo.
Secondo il giornalista/scrittore Michael A. Hoffman alcuni omicidi e suicidi sarebbero in realtà rituali, secondo altri dietro alle morti del Club 27 ci sarebbero manipolatori che hanno indotto questi artisti a trasmettere messaggi in codice nelle loro canzoni, spingendoli in un secondo tempo all’autodistruzione. In definitiva, queste star avrebbero pagato con la vita il prezzo del loro successo.
A proposito del legame tra Illuminati e musica circola di tutto e di più: è da anni ormai che si vocifera che l’industria musicale, ma anche cinematografica, sia in mano ad alcune sette molto potenti che lavorerebbero nientepopodimeno che per il diavolo, per creare un unico governo mondiale. Gli artisti che ne fanno parte sarebbero quindi costretti a mostrare devozione nei confronti di chi detiene le redini del gioco, inserendo messaggi e simboli nei propri video e nelle proprie canzoni.
Che la situazione attuale dipenda dalla volontà di pseudo-illuminati o che sia semplicemente dovuta alla degenerazione di un modello, quello consumista, che ha fatto il suo tempo, sta di fatto che siamo giunti alla fine di un “capitolo”. Oggi come oggi, perlomeno in Occidente, non occorrono messaggi subliminali per convincere la gente dell’importanza del denaro e sottometterla alla sua volontà. Ci sguazziamo dentro in questo sistema, più o meno tutti, senza bisogno di fare patti col diavolo. Che ha già vinto. Cosa si può fare? Anziché trovare capri espiatori, sarebbe opportuno rimboccarsi le maniche e cambiare rotta prima dello schianto definitivo.

Laura De Rosa

mirabilinto.com

 
 
 
 
 
 





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