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Sciatalgia: Cause e Rimedi

Di Marco Grilli - 19 Giugno 2017

Sicuramente molti di voi avranno provato almeno una volta nella vita un dolore fortissimo, limitante e dal decorso piuttosto lungo (fino a otto settimane), che dalla parte bassa della schiena si irradia lungo la parte posteriore della gamba e a volte fino al piede. Si tratta della sciatalgia provocata dall’infiammazione del nervo sciatico, il più lungo e voluminoso del nostro corpo, formato dall’unione delle radici nervose delle ultime tre vertebre lombari e prime tre sacrali. La lesione o compressione di questo nervo, fondamentale per la sensibilità e il controllo muscolare degli arti inferiori, causa fitte lancinanti e persistenti nell’area del suo decorso, intorpidimento a livello dei muscoli, perdita di forza e sensibilità negli arti inferiori, formicolio e riflessi ritardati.
sciatalgia
Ma quali sono le cause di questo dolore così bruciante e fastidioso, in genere riguardante un solo arto, improvviso o graduale, continuo o intermittente, che impedisce i normali movimenti, può protrarsi a lungo nel tempo e perfino diventare cronico? Generalmente la sciatalgia è frutto di una compressione dei nervi lombari o sacrali o di una lesione o infiammazione del nervo sciatico, ma in molti casi può dipendere da un’ernia del disco, che porta i tessuti molli interni a fuoriuscire dal nucleo esterno e a toccare la radice del nervo infiammandolo. Altre cause possono essere la stenosi spinale lombare, la spondilolistitesi istimica e la sindrome del pririforme. Il primo è un disturbo della compressione del nervo comune nelle persone anziane e porta a un restringimento del canale spinale: una condizione causata dalla crescita eccessiva dei tessuti molli o da un disco sporgente che esercita una pressione sulle radici nervose, provocando la sciatica. La seconda problematica è legata allo slittamento di una vertebra con conseguente disallineamento. Quando c’è frattura o collasso dello spazio tra i dischi la radice del nervo può irritarsi e causare la sciatalgia. Infine, la sindrome del piriforme si verifica quando un piccolo muscolo che si trova nel profondo dei glutei si irrigidisce e con la sua pressione irrita il nervo sciatico.
La comparsa di sciatalgia può esser dovuta anche a traumi, a una disfunzione dell’articolazione sacro-iliaca o, nelle persone più anziane, all’artrosi, che porta alla formazione di osteofiti (escrescenze ossee) nei canali della colonna vertebrale dove passano le radici del nervo sciatico. Non va sottovalutato neanche il rischio legato alla gravidanza, a causa dell’aumento di peso e del cambiamento di postura nelle gestanti che può accrescere la tensione muscolare e la compressione vertebrale, nonché della stessa compressione esercitata dall’utero. Più in generale vi sono poi i fattori di rischio, quali la sedentarietà, l’obesità, le posture scorrette, lo stress, l’osteoporosi, il diabete, gli eccessivi sforzi muscolari durante le attività lavorative, l’artrite e le infezioni della colonna vertebrale.

Se in alcuni casi il dolore passa con alcune precauzioni e qualche giorno di riposo, nella maggior parte dei casi la sciatalgia è una vera seccatura capace di protrarsi negli anni con fasi più o meno acute, con il rischio di diventare cronica. Chi soffre di sciatica tende quindi a mantenere posture antalgiche per evitare i fastidi, piegandosi solo sulla gamba sana o appoggiandosi su un gluteo in posizione seduta con il conseguente irrigidimento asimmetrico della colonna vertebrale, incorrendo in un potenziale rischio di atrofia dei muscoli delle gambe e della schiena.
In materia di prevenzione sono sicuramente utili gli esercizi dorsali per sostenere la colonna vertebrale e quelli addominali per rafforzare il tronco, mentre svolge un ruolo positivo anche lo stretching, che contribuisce a rilassare le eventuali contrazioni a livello del rachide. Fondamentale è una regolare attività fisica che aiuti a tenere sotto controllo il peso corporeo per diminuire il carico sulla colonna vertebrale, senza trascurare l’importanza di evitare sforzi eccessivi e posture scorrette, come quella di stare per lungo tempo seduti con la schiena inarcata e le gambe accavallate. Per quanto riguarda la diagnosi, oltre alla risonanza magnetica della colonna lombare si effettuano spesso alcuni importanti test, come il Lasegue, con il paziente sdraiato chiamato a sollevare la gamba mantenendola dritta: se avverte il dolore con una flessione di 30-70° la sciatica è certa. Per escludere patologie non ortopediche è essenziale conoscere la storia clinica del soggetto in cura, che deve riferire bene al medico tutti i sintomi e chiarire se ha riportato traumi o eseguito movimenti scorretti. Se la causa della sciatalgia non è l’ernia del disco vengono fatti effettuare anche test motori, mentre per una diagnosi completa si può ricorrere ad altri strumenti come la tomografia computerizzata, l’esame di immagini biomedico o l’imaging a risonanza magnetica.
Nella fase acuta di lombosciataglia i pazienti hanno enormi difficoltà a muoversi e a svolgere le ordinarie attività quotidiane. Il dolore che parte dalla schiena e si irradia, lungo il decorso del nervo, al gluteo, alla parte posteriore del ginocchio, al polpaccio, alla caviglia e al piede, è molto intenso e duro da sopportare. La terapia per la fase acuta comprende il riposo e il ricorso a farmaci antinfiammatori, miorilassanti e antidolorifici. Gli antinfiammatori, che si dividono in steroidei (o cortisonici) e non steroidei (noti come FANS), contribuiscono ad attenuare il dolore ma sono ricchi di controindicazioni ed effetti collaterali. Una volta alleviato il dolore si procede con il trattamento fisioterapico, che dà ottimi risultati nei casi di sciatalgia provocata da protrusione discale. Molto utile in tal senso è il metodo McKenzie, che aiuta a spingere il disco intervertebrale dentro la sua sede anatomica. Oltre ai farmaci e alla fisioterapia si può intervenire anche con l’ozono terapia, in grado di svolgere una potente azione antinfiammatoria e spesso risolutiva in caso di ernia discale, da affiancare alla rieducazione motoria quando il dolore si attenua.

Alternativa al trattamento farmacologico è la tecnologia FREMS (Frequency Rhythmic Electrical Modulation System), costituita da segnali elettrici biocompatibili generati da neurostimolatori computerizzati e somministrati attraverso elettrodi transcutanei, che permette una rapida riduzione del dolore senza effetti collaterali. Per la sciatalgia è indicata inoltre la tecarterapia, che stimola l’energia dall’interno dei tessuti biologici, al fine di attivare i naturali processi riparativi e antinfiammatori. Con questo metodo vengono così interessati anche gli strati profondi, non trattabili con trasferimenti esterni di energia che danneggerebbero la cute. Dopo le prime applicazioni si assiste già a una riduzione del dolore e a una maggiore mobilità.
Il vantaggio della terapia capacitiva resistiva sta nel fatto che l’energia proviene dall’interno ed è dunque possibile interessare anche strati profondi, non trattabili con trasferimenti esterni di energia per i danni alla cute che ne deriverebbero. Qualora poi il dolore non fosse provocato dalla compressione del nervo sciatico, può esser utile la terapia manuale di tipo osteopatico o la manipolazione miofasciale. In generale la fisioterapia e le altre terapie sono sufficienti e solo in rari casi più gravi di ernia espulsa, quando il disco intevertebrale è scivolato per intero fuori dalla sua sede, si ricorre all’intervento chirurgico di discectomia, con la rimozione del disco intervertebrale o parte di esso. Dopo l’operazione la riabilitazione è piuttosto lunga e comporta almeno altri due mesi di terapie.
I tempi di guarigione per la sciatalgia sono variabili a seconda dei casi e della risposta dei pazienti. Per riacquistare la piena mobilità possono bastare pochi giorni in presenza di infiammazioni più lievi, oppure mesi per le situazioni più gravi. Dopo la guarigione possono rivelarsi utili corsi di fitness in palestra con esercizi specifici, pilates o yoga. Tra gli sport, il migliore per alleviare i sintomi della sciataglia ed evitare ricadute è sicuramente il nuoto, ottimo per rinforzare la muscolatura e tenere in trazione la colonna vertebrale. Vi è inoltre una tecnica di riequilibrio energetico del tutto naturale, lo shiatsu, che pur non risolvendo la causa della sciatalgia può aiutare ad attenuare le contratture.

Perfino alcune norme alimentari possono giocare un ruolo importante nei casi di lombalgia e lombosciatalgia. Consigliatissime frutta e verdura (meglio di stagione e biologiche), ad azione antiossidante, detossificante e remineralizzante, da consumare in abbondanza perché apportano sostanze utili a riparare dischi e legamenti danneggiati. Durante il trattamento è bene evitare zuccheri, cerali raffinati, cibi industriali, carni rosse, latte e latticini, caffè, bevande alcoliche e sale raffinato, mentre vanno benissimo cereali integrali, legumi, pesce (ricco di omega-3 ad azione antinfiammatoria, meglio se di piccola taglia e mare aperto come orate, sardine, branzini, triglie, sgombri ecc.), semi oleaginosi, sale integrale, oli di prima spremitura a freddo, alghe, tofu e tempeh per i più sfiziosi. In tema di bevande è buona norma consumare almeno due litri di acqua al giorno, poiché il nucleo gelatinoso dei dischi intervertebrali è composto soprattutto da acqua e l’idratazione contribuisce a eliminare le scorie del metabolismo muscolare e a evitare che i muscoli che sorreggono la colonna lombare (psoas) si indeboliscano. Oltre all’acqua sono benefiche anche spremute d’agrumi, tisane, decotti, infusi d’erba e tè rosso (rooibos), privo di teina e ad alto contenuto di vitamine e sali minerali. Infine, alcuni medici possono prescrivere un’integrazione di vitamina B12, che permette di accelerare i tempi di guarigione.

Buone norme da seguire per combattere questo dolore molto diffuso, che impone forti restrizioni alla vita di tutti i giorni.
Marco Grilli
 





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