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Rassegna Etica

La Leggenda del Ranuncolo o Botton d'Oro

Di Laura De Rosa - 22 Maggio 2017

Il ranuncolo, anche noto con il nome di Botton d’oro per la forma che ricorda i vecchi bottoni, è uno dei miei fiori preferiti. Appartiene alla famiglia delle ranuncolaceae e viene chiamato anche trollius europeanus. Il termine trollius è di origine incerta, c’è chi dice risalga al 1555 quando il naturalista Conrad Gessner vide per la prima volta un troll blume, secondo altre fonti il nome sarebbe da ricollegare con i troll del Nord Europa, creature malvage associate alla pianta in quanto molto velenosa. In effetti il Botton d’oro, a dispetto dell’aspetto invitante e del nome squisito, cela una natura insidiosa, dovuta alla presenza dell’anemonina, una sostanza altamente velenosa. E’ un fiore dalla bellezza malinconica, presente soprattutto nelle zone montane europee e fiorisce da maggio ad ottobre. Il nome Ranunculus significherebbe invece “rana” perché questo fiore predilige le zone umide, ombrose e paludose. La leggenda di origine cristiana dice che i ranuncoli furono creati da Gesù che, volendo rendere omaggio alla Madre, trasformò le stelle in fiori.
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La leggenda del Botton D’Oro

 
Si narra che sul Monte Rico nei pressi di Pieve di Cadore sorgesse un castello provvisto di un parco immenso. Vi abitava un re con la sua famiglia. Il figlio del re, il principino, ancora scapolo, non aveva voglia di sposarsi e i tentativi dei genitori di trovargli la donna giusta non andavano mai a buon fine. Il principe voleva incontrare l’anima gemella. In un altro paese limitrofo alcune ragazze si incontravano presso la Peschiera per lavare i panni.
Fra tutte la più bella era senza dubbio Gemma, con le sue lunghissime trecce bionde. Gemma era quasi fidanzata con Armando, un ragazzo altrettanto aitante, amato da tutte le sue amiche. Un bel giorno il re e la sua famiglia passarono di lì in carrozza mentre il principe, loro figlio, li seguiva a cavallo. Lungo il tragitto il principe scorse Gemma intenta a camminare con la sua cesta di panni, si fermò d’improvviso e disse ai genitori che un giorno l’avrebbe sposata. Raggiunse Gemma, la fece salire sul suo cavallo e la portò al palazzo.
Le diede tutto, vestiti bellissimi, cibo buono, la trattava come una vera regina portandola a spasso. Eppure nonostante la bella vita, Gemma non era felice. Sapeva che stando col principe aveva tutto ciò che qualunque ragazza avrebbe desiderato, ma si sentiva comunque inquieta. In un primo tempo si era sentita lusingata dalle attenzioni del principe ma col tempo comprese che in fondo lui l’aveva costretta, seppure inconsciamente, a rispettare la sua volontà.
Ranuncolo
Giunse il giorno del loro matrimonio, Gemma indossava un abito bianco con bottoni d’oro a forma di fiore. Era bellissima ma guardandosi allo specchio, sentì di essere prigioniera di una gabbia dorata. Iniziò a sentire nostalgia di casa sua e di Armando, il vecchio fidanzatino innamorato. Senza pensarci un attimo, fuggì via dalla reggia, montò a cavallo e si diresse a casa. Lungo il tragitto vide le ragazze sue amiche intente a camminare con la cesta sulla testa, e davanti a tutte c’era la sorella Ughetta insieme ad Armando. Si sentì rammaricata, pensò che l’avessero già dimenticata e guardando l’acqua del fiume che scorreva lì vicino, se ne sentì terribilmente attratta. Vi si gettò dentro in preda alla disperazione ma non morì.
Il Principe sopraggiunse proprio in quel momento e le confessò di aver sbagliato a costringerla a sposarsi, senza tener conto della sua volontà. Gemma scoppiò a pinagere e lui sentì di amarla anche così, tutta sporca, infangata e triste. Gemma gli chiese se volesse comunque sposarla e lui rispose di sì. Gemma comprese che anche il suo era amore perché il principe la capiva davvero. Furono celebrate le nozze in grande stile e dopo la festa l’abito sporco di Gemma venne ripulito da una domestica che si accorse che mancavano i bottoni d’oro fioriti. Erano caduti durante il tentato-suicidio.
Quei bottoni oggi, in primavera, fioriscono davvero alla Peschiera, ricordando la storia di Gemma.

La leggenda del ranuncolo in Giappone

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Si narra che in Giappone molto tempo fa vivesse un poeta, nell’isoletta Kikai. Il poeta, che si chiamava Ki-men-tse, amava trascorrere il suo tempo sulle rive dei laghetti dell’isola. Una notte vide la luna riflessa sull’acqua e sopra di essa un fiore giallo molto bello. Gli sembrò un fiore della luna e innamorato, volle raccoglierlo per donarlo alla sua amata. Si avvicinò al punto in cui vedeva la luna, ma questa gli sfuggiva. Tuttavia c’era ancora il fiore, giallo dorato, provvisto di piccoli petali.
A quel punto ricomparve la luna, quasi a voler proteggere il suo fiore, il poeta si chinò per raccoglierlo ma cadde nel laghetto e da allora scomparve per sempre. Proprio in quel punto fiorirono molti ranuncoli e tutt’oggi continuano a fiorire in ogni primavera.

Laura De Rosa
yinyangtherapy.it





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