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“Prosciutto crudele di Parma”: Suini Maltrattati in un Allevamento Romagnolo

Di Marco Grilli - 5 Gennaio 2017

Andare oltre l’apparenza è sempre utile. Anche dietro a un marchio considerato un’eccellenza del made in Italy può nascondersi una terribile realtà di sofferenza. Per sei mesi un team investigativo di Essere Animali – l’associazione no profit che promuove un cambiamento culturale, sociale e politico volto a superare tutte le forme di sfruttamento nei confronti degli animali – ha documentato le incredibili condizioni di vita dei suini in un allevamento intensivo fornitore del celebre Prosciutto di Parma. Una bolgia infernale lo spettacolo che si sono trovati di fronte, ripreso in un video inserito in un sito specifico (www.prosciuttocrudele.it), che ha trovato anche ampia diffusione in importanti media a livello nazionale (Tg3, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano).
«Buio pesto, odori nauseabondi, caldo insopportabile, decine di animali chiusi e ammassati in piccoli box gli uni sopra gli altri, un tappeto interminabile di feci e urina. È l’ennesima visita, ma ogni volta rivivi l’orrore, quel disagio che ti provoca un ambiente così sinistro. […] La distesa infinita di animali è angosciante, sono sporchi e quasi tutti feriti, soprattutto alla coda e alle orecchie, che si mangiano per lo stress e la frustrazione. Sei lì a pochi centimetri, impotente. Li guardi uno a uno e incroci spesso il loro sguardo, limpido ed espressivo. Ne capisci immediatamente la sofferenza e cerchi, inutilmente, di dargli un patetico conforto. Alcuni, curiosi e intraprendenti, allungano la testa fin fuori dal box e si guadagnano qualche grattino sul muso. Continui a guardarli, quasi perso nei tuoi pensieri, e ti senti tremendamente in colpa, per tutto quello che la tua specie sta facendo alla loro, senza alcune giustificazione o ragione» scrive Andrea, uno degli investigatori.
All’orrore non si fa mai l’abitudine, ma la volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica per giungere a cambiare le cose continua ad animare questi attivisti, che con il loro prezioso lavoro mostrano a milioni di persone scomode realtà sul fronte dello sfruttamento degli animali.
«Documentare, diffondere e combattere le ingiustizie è la nostra missione, l’obiettivo per cui ci battiamo ogni giorno. E noi, nel nostro piccolo, ci battiamo per gli ultimi degli ultimi, gli animali non umani, rinchiusi e oppressi, sfruttati e schiavizzati, violentati e uccisi», sostiene l’associazione animalista, che con il suo impegno quotidiano mira a far del mondo un luogo «dove poter convivere con le altre specie, senza violenza, né specismo e discriminazioni, dove venga tutelata la biodiversità e incentivata una nuova cultura ecologica».
Il video è un vero pugno allo stomaco e colpisce per la sua crudezza. L’investigazione ha permesso di denunciare le violazioni sistematiche compiute nel chiuso dell’allevamento, dove gli operatori si distinguono per il comportamento poco ortodosso. Ecco dunque i maiali sollevati per le zampe e scaraventati a terra, presi a calci lungo i corridoi, o spostati brutalmente con dei bastoni per farli uscire dai recinti. Vi sono poi violazioni strutturali: è il caso delle mangiatoie troppo piccole che non permettono a tutti gli animali di alimentarsi contemporaneamente, come invece prescrive la legge per evitare le aggressioni e consentire ai soggetti più deboli di nutrirsi. In questo allevamento sono state documentate le lotte per il cibo, uno spettacolo indecoroso che vede soccombere alcuni esemplari, impossibilitati a mangiare nelle giuste condizioni.
Prosciutto crudele
Negli allevamenti intensivi i suini sono costretti a vivere al chiuso in spazi ristretti e non potranno mai godere dell’aria aperta, né della luce del sole. Condizioni innaturali che sono all’origine di fenomeni di cannibalismo. Per evitare che giungano a sfogare le proprie frustrazioni, ai maialini viene spesso amputata la coda senza anestesia. Questa pratica, consentita dalla legge e condannata dagli animalisti per la sua crudeltà, non basta tuttavia a tenere a freno animali così intelligenti e sensibili, qui privati delle loro più elementari esigenze etologiche. Nell’allevamento oggetto dell’indagine i maiali continuano a procurarsi ferite e infezioni, mordendosi reciprocamente le orecchie e i mozziconi di coda. Rispetto e pietà non abitano entro queste mura. Le telecamere indugiano sui corridoi, dove i suini ormai malati, gravemente feriti o comunque inadatti alla macellazione, per risparmiare tempo e denaro sono lasciati letteralmente in agonia, privati per giorni di cibo, acqua e cure, prima di esser trascinati fuori con una corda una volta morti. «Quando li incontriamo sono agonizzanti, sdraiati, si muovono con estrema fatica ed emettono qualche debole verso. Per loro sono gli ultimi istanti e vorresti solo accorciare quella tremenda agonia.
Tra i tanti… uno di loro ha catturato maggiormente la nostra attenzione.
«Era piccolo, visibilmente giovane e letteralmente pelle e ossa. Un pauroso e sofferente scheletro che, nonostante tutto, cercava ancora di fare qualche passo, annusando qua e là, forse inconsapevole del crudele destino che lo attendeva di lì a poco», scrive ancora Andrea ricordando la sua esperienza in questi luoghi di attesa, dove si assiste alle scene più strazianti.
Da una parte la sofferenza animale passata sotto silenzio, dall’altra i grandi successi commerciali di un prodotto alimentare apprezzato e conosciuto in tutto il mondo. Il Consorzio del Prosciutto di Parma, nato nel 1963 per tutelare e valorizzare ovunque questo pregiato prodotto alimentare, può contare oggi su 150 aziende produttrici, 4.000 allevamenti suinicoli, 120 macelli, 3.000 addetti alla lavorazione, 50.000 impiegati nell’intera filiera, per un valore alla produzione di 740 milioni di euro e un fatturato legato alle esportazioni di ben 260 milioni di euro. Solo nel 2015 sono stati marchiati 8.400.000 prosciutti, per un totale di 79 milioni di confezioni vendute tra Italia e altri Paesi. Sul sito del Consorzio si legge che tutte le aziende sono situate nella zona tipica di produzione (il Prosciutto di Parma è un prodotto D.O.P. ovvero a Denominazione di Origine Protetta) « e continuano a utilizzare e custodire il metodo tradizionale di lavorazione seguendo lo stesso rigido disciplinare produttivo depositato all’Unione Europea».
Peccato che lo stesso disciplinare preveda che le strutture e le attrezzature dell’allevamento debbano garantire agli animali condizioni di benessere, del tutto inesistenti in quello oggetto dell’indagine.
Prosciutto crudele
A seguito dell’inchiesta di Essere Animali, il 20 dicembre il Corpo Forestale dello Stato ha eseguito un blitz nell’allevamento di Bertinoro (FC). È stato accertato che «in un capannone venivano detenuti circa 550 suini di varie taglie con mantello molto sporco di feci, ferite esposte alle orecchie e altre ferite dovute all’attacco da parte di altri suini ed erano presenti alcuni animali palesemente malati e sofferenti».
I gestori dell’allevamento sono stati denunciati per l’articolo 727 del codice penale e multati per 6.200 euro, mentre su indicazione del veterinario dell’Ausl romagnola parte dei maiali sono stati spostati in un’altra stalla per ridurre l’affollamento. Dei fatti è stata informata la Procura della Repubblica di Forlì, mentre il Consorzio del Prosciutto di Parma si è dichiarato sconcertato per la situazione mostrata e ha condannato simili comportamenti. «Il Consorzio è intervenuto immediatamente nei confronti dei Servizi Veterinari competenti, chiedendo di adottare esemplari provvedimenti sanzionatori. Al contempo, chiarisce che quanto mostrato non è assolutamente rappresentativo degli allevamenti suinicoli italiani», si legge nel comunicato diffuso dopo i risultati del blitz.
Prosciutto crudele
Sulla stessa lunghezza d’onda si è posta Confagricoltura, mentre l’Ente nazionale protezione animali (Enpa) auspica che «il Consorzio non solo rompa ogni legame con la struttura in questione, ma si costituisca parte civile in un eventuale iniziativa legale contro di essa. Noi, ove ne ricorrano i presupposti, siamo pronti a intervenire con il nostro ufficio legale. Questa vicenda dimostra, ancora una volta, l’urgenza di installare telecamere all’interno degli allevamenti». Chi continua a non considera questo episodio come un fatto isolato nella realtà degli allevamenti intensivi è Essere Animali. «È fin troppo banale rimarcare che le leggi vigenti a tutela del benessere animale andrebbero applicate. Ci stiamo battendo affinché la magistratura, così come la società, incominci a prendere coscienza di ciò che avviene negli allevamenti, applicando ai maltrattamenti di cui sono vittime gli animali “da reddito” lo stesso peso e la stessa misura dei maltrattamenti subiti dagli animali d’affezione. Una cosa è certa, questi abusi non sono casi isolati. Essere Animali da anni realizza indagini negli allevamenti intensivi e nei macelli. Le nostre immagini sono diffuse su telegiornali e importanti programmi televisivi e documentano ovunque una realtà di sofferenza negli allevamenti intensivi, indipendentemente dal marchio con cui la carne di quegli animali sarà venduta», sostiene l’associazione animalista, promotrice della scelta alimentare vegana.
Quel che è certo, come confermano numerosi studi scientifici, è che il maiale è un animale molto intelligente, sensibile, socievole, curioso e dotato di una notevole comunicatività, tanto che può riconoscere il proprio nome e risolvere test di intelligenza come gli scimpanzè. Se ospitato in un rifugio e non considerato come semplice carne da macello si rivela molto affettuoso e giocherellone. Siamo sicuri che meriti davvero la sorte che gli è riservata negli allevamenti intensivi? Di sicuro, mai come in questo caso, il prosciutto si è rivelato più crudele che crudo.
Marco Grilli





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