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Il processo della Presenza: cos'è e perché è fondamentale per chi vuole scoprire la propria autenticità

Di Laura De Rosa - 14 Luglio 2016

Ogni autentico percorso di crescita personale, che sia spirituale o meno, implica tempo, buona volontà e a volte, ammettiamolo, fatica. Quando mi approcciai per la prima volta al mondo della spiritualità contemporanea ne rimasi al contempo affascinata e perplessa. Affascinata perché ho sempre sentito il bisogno di conoscermi in profondità, solo che un tempo mi affidavo esclusivamente alla mente, scandagliando con perizia ogni emozione, sensazione, evento. Non a caso ho la luna in vergine. Strada facendo ho compreso che questa “tecnica” in realtà non mi portava da nessuna parte, anzi, mi faceva girare a vuoto. Sebbene queste analisi mi siano servite per avere una mappa di ciò che è accaduto nel corso del tempo, ho compreso che mi serviva qualcos’altro per fare il passo successivo, ovvero per integrare determinate emozioni e aspetti repressi. La mente non è in grado di farlo.

Credo che ognuno di noi necessiti di seguire strade diverse per raggiungere il proprio scopo e la propria autenticità. Tuttavia vi sono insidie che spesso vengono sottovalutate, forse perché rispetto al mondo fisico dove un evento negativo è palpabile, nel mondo sovrasensibile non lo è. E quindi il rischio di commettere errori e di procurarci del male senza accorgercene è ovviamente più elevato. Inizialmente, da perfetta principiante, pensavo fosse necessario sperimentare un po’ di tutto ma questo atteggiamento, sebbene sia lecito provare più percorsi, rischia di diventare pericoloso se si parte mal equipaggiati. Una cosa è inoltrarsi in una selva oscura nudi, senza alcuna protezione o cognizione di causa, un’altra andarci con un minimo di equipaggiamento che possa tornare utile in caso di necessità o pericolo.

presenza

In passato ho affrontato numerose avventure, sia fisiche che non, in modo del tutto irresponsabile, totalmente incosciente di ciò cui andavo incontro. Non le rinnego perché fanno parte del mio percorso ma con il senno di poi ho compreso che non è questo l’atteggiamento giusto per inoltrarsi in se stessi. Il rischio che si corre è di lasciarsi risucchiare dai cosiddetti “demoni” interiori, che nella selva oscura si materializzano in lupi, streghe malvagie, mostri di ogni genere. Certo, è possibile uscirne ma tutto si complica terribilmente.

Questa lunga premessa mi appare indispensabile per introdurre l’argomento di oggi, ovvero il processo della presenza. Un percorso cui si giunge a un certo punto della vita, ognuno ha il suo, ma credo che subentri spesso quando si è totalmente esausti della non autenticità . Il processo della presenza ha il potere, e mi sento di dire che è vero, di risvegliare i nostri demoni, quindi tutte le emozioni represse nel corso del tempo, le paure, gli aspetti rinnegati e spesso proiettati esternamente. E’ una sorta di pulizia interiore che richiede tempo, buona volontà, costanza e sicuramente motivazione profonda. Ma come si fa a essere presenti? Sebbene gli insegnamenti differiscano un po’, fondamentalmente si tratta sempre della stessa cosa: riuscire a essere presenti nella vita di tutti i giorni, fare le cose in modo consapevole.

Salvatore Brizzi, in un articolo dedicato alla presenza, sottolinea come sia del tutto inutile viaggiare in altri luoghi nella speranza di diventare ad un tratto consapevoli e presenti. Quanti di noi, in effetti, cercano se stessi partendo per viaggi esotici in terre “spirituali”, pensando che l’incontro con luoghi mistici, santoni e personaggi di questo genere, abbiano il potere di risvegliarci. Lo facciamo tutti e io stessa per lungo tempo ho cercato altrove ciò che in realtà esisteva solo dentro di me. L’importanza di una guida è indiscutibile, perché é inevitabile desiderare un confronto o delle indicazioni da chi già intrapreso questo percorso, tuttavia mentre lo si affronta si è soli.

Il processo della presenza di Michael Brown

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Un libro che affronta dettagliatamente l’argomento è “Il processo della presenza” di Michael Brown, in cui l’autore propone un metodo a cadenza settimanale per penetrare nell’interiorità al fine di integrare paure, sofferenze, emozioni represse di varia tipologia. Il libro offre spunti di riflessione ed esercizi da mettere in atto di settimana in settimana che ruotano intorno alla cosiddetta respirazione circolare, presupposto indispensabile per poter procedere nel cammino. Ciò che mi piace di questo libro è l’approccio: non ci sono scorciatoie, il processo della presenza viene presentato per quello che è, ostico per certi versi ma proficuo. Un altro aspetto interessante su cui riflette l’autore è l’inganno dei metodi di risveglio proposti dalla spiritualità moderna, che pur essendo per certi versi utili, rimangono pur sempre incompleti e superficiali. E’ il caso del famoso pensiero positivo: Brown suggerisce che concentrare il pensiero cosciente sulla positività può in effetti portare risultati ma questi ultimi, se non si lavora anche sull’aspetto incosciente, saranno provvisori. Quindi potremmo in effetti ottenere ciò che vogliamo se applichiamo le tecniche del pensiero positivo in modo corretto ma questo non evita l’intromissione dei pensieri inconsci. E’ quindi su questi, ci dice l’autore, che bisogna lavorare prima di poter ricorrere in modo consapevole e realmente utile ad altre tecniche. Sinceramente condivido in toto questo punto di vista perché se a livello inconscio mi sento, per qualche ragione, immeritevole del successo, potrò lavorare anni ripetendomi che sono una persona di successo senza ottenere nulla. E anche se ottenessi qualcosa, molto probabilmente non mi soddisferà.

La cattiva notizia è che lavorare sull’inconscio per reintegrare le parti represse e sbarazzarci della spazzatura accumulata nel tempo è un percorso lungo. La buona notizia è che se lo affrontiamo con lo spirito giusto e reale motivazione può davvero farci fare un salto di qualità. Che non significa ottenere più denaro, un posto di lavoro migliore, un nuovo amante, ma entrare in connessione con noi stessi e, di conseguenza, accedere alla famosa abbondanza. Brown suggerisce che il lato di noi da integrare potrebbe apparirci addirittura alieno e specifica che “ è proprio questo il paesaggio energetico dimenticato che dovremo attraversare per reintegrarci con la nostra innocenza, con la gioia spontanea e l’intrinseca creatività.” Il disagio e la confusione mentale subentrano a causa di queste emozioni non integrate e attraverso il processo della Presenza, possiamo “assorbire i nostri blocchi emotivi”, assumendocene finalmente la totale responsabilità.

Gli esercizi settimanali proposti da Brown indicano una risposta cosciente da ripetere ogni settimana, ovvero una frase che diventa una sorta di mantra settimanale. Il tutto va svolto insieme alla respirazione circolare, ovvero senza pause tra inspirazione ed espirazione, che accompagna l’intero processo.

La presenza secondo Salvatore Brizzi

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In un interessante articolo pubblicato sul suo blog, Salvatore Brizzi ha affrontato il tema della presenza, del qui-e-ora, spiegando che non si tratta di uno “stato di coscienza alterato”, come potrebbe sembrare in apparenza, ma di una condizione normale per l’essere umano sano. Brizzi afferma che la presenza è “l’unico stato non illusorio” e prosegue, “la consapevolezza del momento presente è accessibile ovunque tu sia. Non hai bisogno di viaggiare in nessun luogo né intraprendere attività specifiche per innescarla. Visitare Teotihuacan in sudamerica, sdraiarsi nel sarcofago vuoto della piramide di Giza, vivere ai piedi del monte Arunachala in India per respirare l’energia di Ramana Maharshi… niente di tutto questo ti avvicinerà di più a ciò che sei in questo momento: Presenza. La quale – per sua stessa definizione – è ottenibile solo all’istante. Ma nella misura in cui ti distrai da ciò che davvero sei, allora la perdi e sei costretto a cercarla.” Le distrazioni, come d’altronde la tecnologia stessa, ci allontanano da questa presenza, costringendoci a vivere nel tempo. Ma cos’è la presenza? Brizzi la descrive come il ricordarsi di aggiungere consapevolezza a tutto ciò che facciamo e dove lo facciamo. E conclude: “Stare nel presente è il più grande strumento di trasformazione messo a nostra disposizione. I miracoli poi accadono e se è necessario un supporto terapeutico esterno troverete anche quello, ma tutto può aver origine solo dalla vostra ritrovata Presenza.”.

Laura De Rosa

yinyangtherapy.it





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