Psicologia

I 7 principi della psicologia transpersonale: quando la scienza incontra la spiritualità

Di Redazione - 2 Maggio 2022

Può la psicologia occuparsi di spiritualità? Sicuramente sì purché i due ambiti non vengano confusi. Esse infatti sono materie diverse che, tuttavia, possono intrecciarsi per aiutarci a stare bene e a riconnetterci con la nostra natura più autentica. E’ proprio questo l’obiettivo della psicologia transpersonale, portare l’individuo alla realizzazione del Sè, quindi aiutarlo a risvegliare la sua natura spirituale. Il termine transpersonale, applicato alla psicologia, sembrerebbe essere stato coniato da Roberto Assagioli e lo stesso Jung ne fece uso. Ma cosa significa? Indica una psicologia che si focalizza sulle aree psichiche che trascendono, vanno oltre, l’identificazione con la personalità individuale. Quindi rispetto alla psicologia classica, essa non preclude l’esistenza di una dimensione altra, spirituale.

La spiritualità consiste anzitutto nel considerare ogni problema della vita umana da un punto di vista elevato, comprensivo, sintetico; nel saggiare tutto in base ai veri valori, nel cercare di arrivare all’essenza di ogni fatto, senza lasciarsi arrestare dalle apparenze esteriori, senza lasciarsi illudere dalle opinioni tradizionali, dalle passioni collettive, dagli istinti, dalle emozioni, dai preconcetti personali.

Roberto Assagioli

Quando nasce la psicologia transpersonale

Il movimento della psicologia transpersonale ha inizio negli USA negli anni ’60 grazie a un gruppo di psicologi e psichiatri fra cui si annoverano Abraham Maslow, Stanislav Grof, Anthony Sutich. L’approccio transpersonale non esclude eventuali esperienze mistiche etichettandole come folli o come disturbi dovuti a mancanze di varia tipologia, poiché l’anelito alla trascendenza dell’Io ne è parte integrante. Essa quindi concilia psicologia occidentale con misticismo orientale, integrando discipline come lo zen, lo yoga, il sufismo, lo sciamanesimo, al fine di creare una sintesi fra mente, spiritualità, meditazione, trascendenza, misticismo.

L’idea è riuscire a spiegare, o perlomeno comprendere, tutti quei fenomeni non riconducibili a cause razionali per guarire le persone appellandosi a tecniche spirituali. Si tratta quindi di un approccio tendenzialmente scientifico alla spiritualità. Sebbene l’intento sia lodevole, come giustamente affermano gli autori di “Tu non sei Dio”, si tratta tuttavia di un tentativo di catalogare e spiegare attraverso criteri di ripetibilità e studi scientifici, l’esperienza spirituale, in modo tale da legittimarla. Un tentativo lodevole ma anche discutibile di “spiritualizzare la psicologia e di psicologizzare la spiritualità.”

Anche Carl Gustav Jung contribuì alla psicologia transpersonale e fu lui a concepire l’esistenza del cosiddetto inconscio collettivo, che inizialmente chiamò per l’appunto uberpersonliche (transpersonale). Difatti questo inconscio che condividiamo tutti trascende il singolo individuo ed è popolato da archetipi, di cui facciamo esperienza attraverso i miti, i rituali, i sogni e così via.

Forse colui che però anticipò, in un certo senso, la nascita della psicologia transpersonale fu Abraham Maslow, fondatore della psicologia umanistica, considerata l’anticamera della spiritualità, una forma di psicologia più avanzata rispetto alla psicoanalisi, proiettata oltre l’individuo. Ma come premesso, è probabilmente a Roberto Assagioli che si deve la nascita del termine “transpersonale”, in riferimento a un tipo di psicologia il cui obiettivo era ampliare i confini individuali affinché il Sè transpersonale potesse realizzarsi. Oggi tra le figure di riferimento in questo ambito si annoverano Stanislav Grof e Ken Wilber, Karen Horney, Viktor Frank, Carl Rogers.

“Prima di parlare di supercosciente è opportuno chiarire che cosa si intende per “normale”. Si considera generalmente ‘normale’ l’uomo medio, ossequiente alle norme sociali dell’ambiente in cui vive, in altre parole il ‘conformista’; ma la normalità intesa in questo modo è una concezione poco soddisfacente; essa è statica ed esclusiva. Questa normalità è una ‘mediocrità’ che non ammette, o condanna, tutto quello che è fuori dalla norma, e che quindi è considerato ‘anormale’, senza tener conto del fatto che molte ‘anormalità’ sono in realtà inizi o tentativi di superare la mediocrità“.

Roberto Assagioli

I principi della psicologia transpersonale

uomo che sorride sotto alla pioggia

Credit foto © Pexels

La psicologia transpersonale può essere descritta attraverso 7 caratteristiche principali.

1. Ogni individuo ha una natura innata che in parte appartiene solo a lui, in parte è condivisa con la specie di appartenenza. Questa natura include i bisogni base, le emozioni, i talenti, gli equilibri fisiologici, i temperamenti, le potenzialità ecc.

2. Questa natura spesso viene soffocata nel corso del tempo dai condizionamenti esterni a tal punto da rimuoverla o renderla inconscia.

3. La rimozione di tale natura comporta spesso problemi a tutto tondo, a partire dalle nevrosi, ricollegabili a un blocco nel processo di autorealizzazione.

4. Per riappropriarsi della natura innata è necessario accettarsi per quello che si è davvero, al di là della maschera che si indossa. In questo percorso ci si può riappropriare dell’essenza naturale e spirituale.

5. Questo percorso può essere limitato da paure e blocchi dovuti allo spirito di conservazione dell’io, che non intende perdere il predominio.

6. Il compito dello psicologo transpersonale è aiutare il paziente ad esplorare l’interiorità, le emozioni e le percezioni apparentemente senza senso, favorendo una progressiva riconnessione con la dimensione transpersonale.

7. Il percorso può prevedere tecniche di vario tipo sia psicologiche che spirituali, incluse meditazioni, visualizzazioni ecc.

“Accettando intelligentemente [il dolore] si abbreviano le varie lezioni, si coopera, quindi si ha conforto e si abbrevia molto la sofferenza. Anzi, non dirado avviene un fatto sorprendente: appena appresa bene la lezione, la causa di sofferenza sparisce”. In ogni caso poi l’accettazione da una serenità meravigliosa, una grande forza morale, una pace profonda. In certi casi si può arrivare a una comprensione così piena della funzione e del valore della sofferenza, a una accettazione così volenterosa, da provare un senso di gioia pur durante la sofferenza stessa”. 

Roberto Assagioli





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