Educazione

Il nono anno di vita: timido, fragile e impaurito, il bambino sta imparando a volare da solo

Di Sarah Catalano - 5 Maggio 2016

“…Il bambino diventa esteriormente un po’ irrequieto. Non è a suo agio col mondo esterno. Sente qualcosa, come se dovesse diventare timido. Si ritira un po’ dal mondo esterno.
Dobbiamo osservare questo fenomeno, poiché nel sentimento del bambino sorge una domanda straordinariamente importante. Egli non potrebbe trasformare tale domanda in concetti, non potrebbe esprimerla con le parole. Tutto è sentimento: tanto più forte è il sentimento, tanto più intensamente se ne deve tener conto”.
R. Steiner

Arriva un momento, nella vita di ogni bimbo, nel quale improvvisamente egli si trova ad una svolta, un passaggio, un taglio netto col passato che influenzerà per sempre il suo futuro.
In numerosi studi biografici risulta evidente come il nono anno di vita sia spesso stato teatro di vissuti e accadimenti premonitori di quanto poi accada nel corso della vita.
Basti citare l’esempio di Dante Alighieri, che proprio in questo momento incontrò per la prima volta Beatrice….

Cari genitori, preparatevi ad attraversare periodi di struggente malinconia, ire furibonde, gioie impazzate, ozio incallito….vi chiederete dov’è finito il vostro bambino che prima conoscevate: la crisalide sta diventando farfalla!
Il bambino ha nostalgia del passato, ha desiderio di essere capito e amato; ma qualcosa di enigmatico si è insinuato in lui e gli impedisce di capire cosa sta succedendo: sta innanzitutto a voi aiutarlo; certo, è un compito non semplice, che richiede pazienza, dedizione e conoscenza, ma anche fantasia e gioia.

Tra gli otto e i dieci anni, principalmente nel nono anno di vita, il bambino vive una profonda crisi che Rudolf Steiner chiama a senso compiuto “Il Rubicone”, traendo spunto dalla storia di Roma (attraversando il Rubicone, Cesare non potrà più tornare indietro, finisce l’antica Repubblica).
Il bambino sente finito il tempo circolare, dorato e sognante della prima infanzia, in cui si sentiva un tutt’uno con il mondo circostante.

viso di fanciullo di nove anni

Credit foto
© Pixabay

Il bambino non si muove più CON il mondo ma NEL mondo che ora vuole davvero girare, conoscere, vivere con un nuovo sentimento di autonomia, all’inizio del lungo cammino di ricerca del proprio posto da occuparvi.
Egli vorrebbe un tempo infinito per poter fare tantissime cose e soprattutto giocare, solo o con gli amici, con un’intensità, progettazione, fantasia e creatività mai viste prima, proprio perché è chiara dentro di sé la percezione che il tempo della prima infanzia è terminato e si avvia veloce verso il suo futuro da ragazzo.
Il suo mondo interiore si arricchisce di sentimenti, immagini, coloriture e sfumature che egli vive intensamente ma dei quali ha ancora poca ben poca guida.

Curiamo sempre particolarmente i ritmi (sonno-veglia, orario pasti ecc), lasciando loro tutto il tempo libero possibile, affinchè imparino a gestirlo autonomamente senza montagne di compiti e decine di attività programmate.
Tante le possibili manifestazioni improvvise, create da questo intenso put pourri di sentimenti: la gentilezza e la gioia di fare lasciano spesso il posto a gesti di sfida e di critica, sgarbati, indolenti e a volte aggressivi, con un sapore del tutto pre-adolescenziale.
Parallelamente però possono tornare la paura del buio, del temporale, dei ladri, la mancanza della mamma e la voglia di tornare a dormire nel lettone; accompagnamoli senza deriderli né sminuire o eccessivamente enfatizzare i loro timori.
Spesso li troviamo così beatamente assorti nei loro mondi che il più piccolo gesto può letteralmente farli “ricadere a terra” a volte con gran spavento!
Con ascolto, amore e tanta pazienza potremo camminare al loro fianco in questo delicatissimo, prezioso ed importante momento di crescita, non dimenticando mai una lieve sfumatura umoristica che sollevi un poco sia loro che noi da un clima che spesso si fa pensante e teso.

Il suo malessere interiore ora spesso è così forte da trasportarsi repentinamente anche nel fisico con improvvisi e passeggeri dolori articolari, nausee e mal di pancia, mal di testa, palpitazioni, incubi e problemi di sonno…
Inutile, in tutto questo maremoto, chiedere al bambino di spiegarci razionalmente cosa gli succede: non lo sa e soffre nel non riuscire a capire né tantomeno a spiegare; non sa che tutto questo è la manifestazione della grande forza espressiva del suo mondo interiore del sentire, della sua nascente individualità e della sua insicurezza. Certamente, escludiamo altre implicazioni fisiche seguendo una sana, variegata e gustosa alimentazione, anche se noterete che talvolta (pur se, come in casa nostra, lontano dalle nostre abitudini) arriverà la richiesta di una caramella che addolcisca loro la vita…e concediamogliela senza timore!

In ogni caso, la miglior cura è semplice a dirsi ma, da mamma posso dirlo, molto impegnativa da realizzare: prestiamo sempre la maggiore cura, attenzione ai dettagli nelle nostre parole e nelle nostre azioni, avviciniamoci ai nostri figli con tutta la comprensione, la sensibilità e l’amore di cui siamo capaci e anche di più cercando di circondarli da altri adulti di riferimento che soprattutto in questo momento sappiano offrire loro le stesse attenzioni. Questo è di grandissima importanza per la sua vita futura: che possa affrontare sempre la vita con amore e sicurezza interiore, anche di fronte alle peggiori difficoltà.

Il novenne sperimenta quindi ora con dolore e sofferenza, proprio dentro di sé, che tutto ha una fine, anche la vita, e percepisce forti e chiare la paura e l’angoscia della morte per sé e per i propri cari.
Si ha però la netta sensazione che, seppur in modo offuscato quanto potente, il bimbo percepisca questa sensazione di morte/fine come essenziale alla sua crescita.
Ora che ai suoi occhi il mondo perde la sua unità, è proprio in natura che può scoprire e vivere con gioia come tutti gli elementi e gli esseri del creato partecipino, cooperando, alla creazione della sua sfolgorante bellezza, attraversando un processo continuo che unisce vita e morte nel cerchio delle stagioni e delle sue trasformazioni.
Lasciamo loro più tempo possibile alla vita e al gioco libero all’aperto in ogni momento dell’anno: non solo movimento spontaneo tanto salutare, gioia, scoperta, creatività, autonomia, organizzazione, fantasia, soluzione dei problemi.

Il bambino di questa età ha perso la fiducia e il rispetto incondizionati nei genitori e nei maestri: gli adulti devono riconquistarseli con un grande lavoro di continua autoeducazione.
Diamo spazio alle nuove sopraggiunte richieste di autonomia, valutando però con prudenza cosa sia possibile e cosa ancora prematuro, per evitare ulteriori pressioni.

Proteggiamolo e facciamogli sentire sempre la nostra amorevole presenza ma in modo nuovo, più rispettoso della sua rinnovata percezione di crescita; facilmente verranno bandite le smancerie in pubblico ma vivrete momenti di una dolcezza e confidenza infinita nel privato di casa vostra se saprete attendere ed accoglierli sempre a braccia aperte, anche e soprattutto quando sembrerebbero cercare esattamente l’opposto.
Cerchiamo sempre più le nostre posizioni, facciamo sentire loro una guida salda, ferma, autorevole ma guidata dall’amore e non dalle paura: mai come ora rischiereste di indurire i loro cuori, irrigidire i loro pensieri e conseguentemente derivare la loro insicurezza in una ricerca di potere e giudizio.

Fondamentale in tal senso, da questo momento in avanti, la figura paterna, che possa guidare con il giusto sentimento il bambino alla scoperta del mondo; se per qualsivoglia motivo non può essere il padre, che ci sia almeno una persona nella sua vita (sia anche la madre, un’insegnante…) in cui egli possa avere totale fiducia e alla quale potersi sempre appoggiare; altrimenti resterebbe una debolezza interiore che agisce per tutta la vita.
E, perché no, affrontare parallelamente questo cammino di coraggio, genitori e figli, ognuno alla ricerca del superamento delle proprie paure: sarà questo stesso moto interiore a guidare gli ormai sempre più flebili, ma pur sempre presenti, stimoli di imitazione del bambino e a consentirgli di perdonare e tutti gli inevitabili errori in cui incorrerete, comprendendo il vostro sforzo d’amore.

Il rapporto con il mondo intorno è ora più concreto e interessato alla vita pratica e alle sue dinamiche ma ciò non va eccessivamente proteso verso sempre più aride e razionali spiegazioni intellettuali e unicamente materialistiche che smorzerebbero subito la loro innata propensione per la meraviglia.
Portiamolo a vedere all’opera uomini e donne che svolgono lavori manuali e artigianali, facendolo assistere e partecipare se possibile alle varie fasi di creazione che portano al prodotto finito utile.

Ritagliamoci sempre almeno un momento quotidiano, che sia davvero unico e speciale, per nutrire adeguatamente il loro mondo interiore delle immagini con delle letture adatte: fiabe in cui temi come la trasformazione, la possibilità di affrontare il mondo impervio e affascinante con le proprie forze in solitudine ma con grande forza interiore; le favole degli animali (ognuno dei quali porta in sé la manifestazione di una qualità umana) e parallelamente la vita di grandi uomini e grandi donne (che abbiano saputo sublimare tutte queste qualità in modo esemplare).

In ultimo, l’aspetto più intimo e complesso, a mio avviso, di tutta la questione.
Se gli adulti intorno ai nostri bambini riescono a far sentire loro che ci sono grandi ideali a cui tendere e un mondo spirituale superiore a cui rimanere collegati, ne beneficeranno l’autorevolezza nei nostri confronti (in quanto sentono che noi stessi ci sottoponiamo a qualcosa di più grande e ispirandoci a modelli veri, profondi importanti) e la serenità stessa del bambino.
Come possiamo essere rassicuranti e stimolanti nei confronti della vita se temiamo la morte? O se crediamo che dopo non ci sia più nulla? O se pensiamo ai tantissimi pericoli e minacce che provengono dal mondo in cui viviamo?
Cominciamo, ad esempio, ad evitare di far conoscere ai bambini tutto ciò di cui non possano farne davvero un’esperienza concreta (unico modo affinchè diventi chiara e comprensibile), soprattutto gli aspetti peggiori dell’umanità.
Proviamo invece a sperimentare e magari a (ri-)considerare davvero la questione spirituale, se non l’avessimo ancora mai fatto, ascoltando senza pregiudizi il senso di sicurezza che infonde, soprattutto prima del sonno notturno, una preghiera al nostro Angelo Custode insieme ai nostri bimbi, sempre pronto per aiutarci se glielo chiediamo e che non ci abbandona mai.
Solo così la paura più recondita pian piano sparirà, lasciando spazio alla profonda fiducia e speranza nella vita e nel futuro, propri e del mondo, in comunione e assonanza tra loro.

Sarah Catalano
sarah@mammafatata.it
www.mammafatata.it





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