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La Tecnica del Rebirthing per liberare tensioni e tossine. Rinascere in un respiro

Di Redazione - 7 Marzo 2016

Il respiro è l’elemento chiave in molte discipline come la meditazione o lo yoga, veicolo dell’energia vitale, il prana.

Il respiro viene utilizzato come mezzo per focalizzarsi sul momento presente, il qui e ora, o per mantenere uno stato di concentrazione che permette di superare i momenti di presunto limite fisico per sostenere una posizione che crea maggior centratura.

Il respiro, come il battito del cuore, è un segnale di connessione fra il nostro essere corporeo e quello emozionale: basti pensare a quei momenti che ci tolgono il fiato quando piangiamo, quando ridiamo forte, quando ci sentiamo in uno stato di ansia o di meravigliosa euforia. In alcuni periodi della vita, o in particolari situazioni, a molti sarà capitato di avere la sensazione di “dimenticarsi di respirare”. Simbolicamente, questa non-azione porta in sé il peso della rottura di un equilibrio, di un ciclo, che può essere visto come la mancata accettazione della nascita-morte-nascita di tutto ciò che siamo, di ciò che siamo stati o potremmo essere, per noi come individui o in relazione all’ambiente che ci circonda.

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Fermarsi a respirare in modo consapevole può aiutare ad approcciarsi alla vita quotidiana con più attenzione e fiducia, con meno blocchi emozionali e può anche permettere di sviluppare un buon “naso”, da intendersi come potere istintuale mirato a proteggerci da situazioni pericolose o a spingerci verso la giusta direzione. Respirare significa vivere, essere e stare nel mondo. L’aria che inspiriamo ed espiriamo ci mette in contatto profondo ed intimo con esso.

Il respiro consapevole è alla base di una tecnica dalle doti straordinarie: il Rebirthing (parola inglese che significa rinascita) si sviluppa attorno al così detto RCC, Respiro Circolare Consapevole. E’ consapevole, poiché la persona controlla questo stimolo, per sua natura involontario, facendolo diventare un punto di riferimento per lo sviluppo stesso della consapevolezza di chi pratica. E’ circolare, perché inspirazione ed espirazione non sono fasi separate, anzi, i momenti di massimo riempimento e massimo svuotamento dei polmoni sono parte integrante del processo della respirazione, che è appunto ciclico, circolare, fra il nostro dentro-fuori.

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Il metodo consiste in una respirazione continua che può essere naso-naso, bocca-bocca, accompagnata (solitamente) dalla musica come stimolo; alle volte si esegue la pratica bendati, per rendere l’esperienza tanto più individuale, intima, intensa possibile per procedere a ritroso nella storia dei nostri giorni e delle nostre difficoltà. Respirare senza pause, infatti, porta a galla ricordi impressi nella memoria di cui non abbiamo ricordo, quella delle nostre cellule, e quei traumi che nel momento della pratica necessitano d’esser sciolti poiché nulla accade mai per caso.

Lo statunitense Leonard Orr, ricercatore in discipline olistiche, viene riconosciuto come il fondatore della tecnica, inizialmente sperimentata solo in immersione in acqua calda a circa 37°, temperatura corporea media che ricordava la dimensione dell’utero materno e che sviluppava emozioni molto intense. Egli infatti riconobbe nell’essere umano cinque cause primarie di sofferenza (definite “i cinque grandi”) che sono proprio il trauma di nascita, la disapprovazione dei genitori, la pulsione di morte, le negatività specifiche e le vite precedenti, le quali costituiscono la culla dei più disparati disagi psicofisici che si provano in età adulta.

Dopo circa tredici anni di sperimentazione e perfezionamento della RCC, ripresa dalla tradizione orientale secondo cui l’energia presente nell’etere è il fondamento della vita e l’atto respiratorio il miglior guaritore di corpo e mente, arrivò ad affinare il metodo proponendolo anche senza stretta necessità di immersione in acqua – che resta tuttavia un’esperienza indescrivibile, a detta di chi l’ha sperimentata – ma continuando a lavorare sui punti cardine che erano stati individuati. Ad oggi, in Italia, si è evoluta la Scuola di Rebirthing Transpersonale per volere del dott. Filippo Falzoni Gallerani, che unisce la saggezza orientale con la conoscenza occidentale in campo bio-psico-energetico e psicologico.

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Il nome della tecnica, Rebirthing, non è casuale, ma presuppone l’assunzione di un doppio significato. Da un lato, la rinascita come rinnovamento, come ri-scoperta di se stessi e del proprio potenziale di individui unici; dall’altro, si indica la possibilità di rivivere il momento della propria nascita o eventi significativi successivi per scioglierne i traumi che ne sono derivati. Questa disciplina del respiro è una tecnica di autoaiuto che libera la respirazione inibita, direttamente proporzionale all’energia vitale, permettendo tanto di rilassare e apportare un senso di pace, quanto di smuovere i blocchi emozionali in maniera inaspettatamente sconvolgente.

Il focus è sullo stato di coscienza della nascita poiché tale momento è all’origine dei primi e fondamentali condizionamenti acquisiti dalla persona e manifestati nella vita. Il respiro autonomo dell’individuo è il primo step della vita extrauterina, ciò che ci mette in relazione con il mondo che in un istante diventa la nostra casa. Essa integra, appunto, le due dimensioni principali dell’essere, quella individuale e quella sociale che si sviluppa nella relazione con le altre persone, che spesso è segnata da conflitti, tensioni motivate o difficoltà alle quale in superficie non si trova ragione d’essere e che rappresentano un’eredità che arriva da lontano.

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Attraverso questa tecnica, le tensioni e le tossine sia fisiche che emozionali vengono sbloccate ed espulse, si scatenano le emozioni represse, si ha la possibilità di riconoscere e rilasciare i propri schemi di condizionamento, le maschere che ci obblighiamo ad indossare con gli altri. Il Rebirthing, quindi, permette all’individuo di esplorare un sé totalmente rinnovato, libero e per questo più autentico. Riconoscere ciò che è passato e lasciarlo andare è il primo atto di amore verso se stessi, e ciò può riguardare anche il nostro attaccamento inconscio ad un dolore, che ci impedisce di regalarci un’esistenza serena. Questo percorso di crescita è un tassello importante verso il processo di una rieducazione dell’essere umano alla vita e alle sue immense opportunità, poiché affrontare la crisi genera consapevolezza e fiducia; come afferma lo stesso Leonard Orr, “la respirazione consapevole e la trasformazione dei pensieri autolimitanti e negativi in pensieri costruttivi dovrebbero essere al centro di ogni sistema educativo”.

Chiara Pasin





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