Anteprima
Spiritualità

Perchè ci innamoriamo? Nulla avviene per caso…

Di Giorgia Rossi - 30 Novembre 2015

E poi succede. Quando meno ce lo aspettiamo e che ci piaccia o no, ci innamoriamo. Incontriamo una persona e guardandola negli occhi qualcosa dentro di noi si accende e sappiamo, anche se magari non ce ne rendiamo conto, che quella persona l’abbiamo già vista da qualche parte, la sua voce o un suo gesto ci parla di cose indescrivibili, il suo viso ci ricorda tempi di cui non sappiamo, innesca memorie antichissime senza nome, impulsi ancestrali dimenticati in qualche angolo di noi. In meno di un minuto è fatta. Da lì in poi, appena oltre quel bivio di un secondo, inizia tutta un’altra strada.

Ma cosa accade esattamente quando ci si innamora, e perché? E’ una domanda a cui in tanti hanno provato a rispondere, in ogni campo del sapere.

Cosa accade quando ci si innamora?

Gli storici ci dicono che l’amore romantico è un fenomeno tipicamente occidentale. Il cosiddetto colpo di fulmine nasce in Occidente, nell’antica Grecia, per svilupparsi nella letteratura e nell’arte lungo tutta la storia antica e moderna, con esempi illustri nella mitologia e nella letteratura, da Cupido a Tristano e Isotta (sulle cui tombe crebbero due alberi di Tasso le cui chiome si intrecciarono indissolubilmente) ai film di Woody Allen. In particolare, l’amore romantico è un topos che prende sempre più piede a partire dell’Ottocento, con la corrente del Romanticismo che porta alla rivalutazione dei sentimenti soggettivi.

In altre civiltà, quali quella indiana o quella cinese, l’amore costituisce più una conseguenza che una causa delle unioni matrimoniali, qualcosa che si costruisce giorno per giorno, basato sull’affetto e su interessi comuni. Oppure è l’amore esoterico del Tantrismo, quello che permette ai praticanti di trascendere se stessi tramite un’unione sessuale sacra, invertendo il flusso energetico dell’orgasmo per risvegliare Kundalini, il serpente che dorme arrotolato alla base della nostra colonna vertebrale e che attende di essere risvegliato per poter percorrere la spina dorsale sbloccando tutti i chakra e infine connettendoci con l’energia cosmica dell’Akasha.

A livello biochimico, l’innamoramento (o colpo di fulmine, o infatuazione) è diverso dall’amore che caratterizza una relazione stabile a lungo termine per via degli ormoni che il nostro corpo produce. Qualche anno fa, dei ricercatori dell’Università di Syracuse, hanno condotto uno studio per cronometrare quanto tempo occorra per innamorarsi di qualcuno. Il risultato? 20 centesimi di secondo. Dal momento in cui osserviamo il possibile partner, nel nostro cervello si attivano ben 12 aree differenti che si impegnano in una rapidissima valutazione delle caratteristiche di colui o colei che ci sta di fronte e che, in caso di risposta positiva, stimolano la produzione di neurotrasmettirori quali la noradrenalina, la feniletilamina (PEA) e la dopamina, oltre che di estrogeni e testosterone, che sarebbero i responsabili di un effetto molto simile a quello prodotto da alcune droghe, regalandoci eccitazione, euforia e uno stato generale di iperattività, benessere e buonumore. Questi neurotrasmettitori inducono il nostro organismo a ricercare l’accoppiamento, predisponendoci all’unione sessuale che garantirà la continuità della specie.

Altri ormoni, quali l’ossitocina (soprattutto per le donne) e la vasopressina (soprattutto per gli uomini), entrano in gioco invece più tardi. L’ossitocina, anche nota come “ormone dell’amore”, viene prodotta in seguito a carezze e coccole (è anche uno dei principali ormoni prodotti durante l’allattamento, stimolando la relazione di attaccamento e affetto tra madre e figlio), e induce un senso di fiducia e desiderio di protezione, diminuendo le capacità mnestiche (cioè offuscando i ricordi) e rinforzando il legame con il partner. La vasopressina invece è un ormone connesso alla regolazione del bilancio idrico e la sua produzione innesca un maggior desiderio di proteggere la compagna e la prole. Sono ossitocina e vasopressina a garantire, nel periodo che fa seguito al colpo di fulmine, la stabilità del rapporto.

Un ruolo chiave nel processo di scelta del partner viene giocato anche dai feromoni, messaggeri chimici mediati dall’olfatto (il nostro senso più ancestrale e inconscio), secreti da speciali ghiandole localizzate dietro le orecchie, nel cavo ascellare e nell’area genitale. Si suppone che la preferenza di un odore piuttosto che di un altro, nella scelta del compagno, dipenda dalla sua maggiore o minore compatibilità genetica con noi. Tuttavia, questa spiegazione appare riduzionistica se si considerano le innumerevoli implicazioni che un odore porta con sé, e le centinaia di ricordi attivati.

Il principe del corteggiamento (anche se non presso tutte le culture) è senza dubbio il bacio, definito dalla scienza come un “comportamento complesso”, che richiede l’utilizzo di un totale di 34 muscoli facciali e 112 muscoli posturali e che stimola la produzione di adrenalina e noradrenalina, aumentando l’eccitazione dell’apparato cardiovascolare e non solo.

L’innamoramento porta con sé inoltre un forte aumento dei livelli di stress, sia negli uomini che nelle donne, mentre l’atto sessuale costituisce (se sano e consensuale naturalmente), un toccasana per l’organismo, migliorando l’attività cellulare, funzionando come anti-age, come tonico e come stimolante delle difese immunitarie.

Insomma, siamo (anche) organismi biologici e il nesso che lega sensazioni e sentimenti è strettissimo, tanto stretto che causa ed effetto si confondono.

Psicologia e innamoramento

coppia

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© Pexels

Anche la psicologia ha detto la sua sull’innamoramento. Per Freud e la sua scuola non si tratta di altro che, in pratica, di un camuffaggio. Dietro ai sentimenti di infatuazione e di amore sta nascosto semplicemente il nostro bisogno di accoppiarci, e in seguito di garantirci la possibilità di farlo con sicurezza e agio insieme a una persona sempre disponibile per noi. Il punto di vista di Carl Gustav Jung invece è più interessante, a mio parere, e ricco di connessioni. Secondo Jung l’innamoramento è ciò che ci permette di trascendere noi stessi. Trascendere ovvero superare, andare oltre ma passando a un livello superiore.

Come Jung così anche Wilhelm Reich sostiene che l’amore, e in particolare l’orgasmo, permette all’uomo di rilasciare quantità immense di energia bloccata, collegandolo al resto del Cosmo. In particolare, secondo Reich (un grandissimo sostenitore del progresso umano e dell’emancipazione la cui storia, se non la conoscete, dovreste conoscerla perché è bellissima e tristissima) l’orgasmo causa il rilascio delle emozioni dai muscoli e la perdita del sé, portando oltre le inibizioni. Secondo Reich la salute psichica e la capacità di amare dipendono dalla “potenza orgasmica”, ovvero dalla possibilità di scaricare completamente la libido. Scriveva: “Non si tratta semplicemente del sesso… non dell’abbraccio in sé, né dell’amplesso. E’ la reale esperienza emotiva della perdita del tuo ego, del tuo intero sé spirituale.”

Reich aveva intuito che nel sesso, conseguenza dell’innamoramento, risiede un enorme potenziale di crescita personale, che trascende il rapporto di coppia, coinvolgendo potenzialmente l’intera società. E questo, nel suo nocciolo, è lo stesso principio di cui si parla nel Tantra: la liberazione consapevole dell’enorme potenziale energetico racchiuso dentro di noi può renderci padroni di noi stessi e in armonia con il cosmo.

Il fine ultimo dell’innamoramento non sarebbe quindi soltanto la propagazione della specie, ma piuttosto la sua evoluzione in termini spirituali, e l’energia sessuale non è che uno strumento per conoscerci meglio e per sbloccare il nostro potenziale.

L’energia sessuale è in assoluto il drive più potente presente nel nostro corpo. Lo sanno bene anche pubblicitari e manipolatori dell’opinione pubblica. Un’energia sessuale utilizzata consapevolmente e con amore può permetterci di attingere all’immensa riserva di piacere che costituisce in ultima istanza la base della creazione. Una volta che si fa esperienza di una sensazione del genere, si trascendono i propri confini individuali mescolandosi all’altro e al Cosmo stesso, provando senza intermediari e senza il tramite della mente razionale cosa significhi essere Uno.

Tornando però qualche passo indietro, perché ci innamoriamo? Cioè, d’accordo, feromoni, libido e DNA. Ma davvero è tutto qui? In realtà no. In realtà esistono teorie molto più interessanti.

Per esempio, la psicologa Roberta Sava, che si occupa di ipnosi regressiva, nel suo libro “Anime gemelle o anime compagne?” sostiene, sulla base di numerose esperienze professionali, che in effetti nessun incontro accade per caso, ma tutto viene deciso, fino al minimo dettaglio, dall’anima prima di reincarnarsi. E questo non è certo lei la prima a sostenerlo, ma ha alle sue spalle una lunga tradizione, da Edward Bach a Jung a Platone, dalla teosofia alle tradizioni antiche di varie scuole esoteriche. Noi scegliamo di nascere in una determinata famiglia, decidiamo di fare determinate esperienze e di innamorarci di certe persone proprio perché questi passi implicano il superamento da parte nostra di prove essenziali per la nostra crescita. Tutte le persone con cui veniamo a contatto durante la nostra vita appartengono al nostro stesso gruppo, hanno una vibrazione simile alla nostra, sono le nostre “compagne di classe” nella scuola dell’Evoluzione.

Ogni incontro è un messaggio per la nostra interiorità

coppia in mare che si bacia

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Ogni persona che incontriamo ha un messaggio per noi, una lezione, e le diverse storie si intrecciano e continuano attraverso le vite e le dimensioni. Il partner di cui ci innamoriamo repentinamente è quasi di certo un’anima che abbiamo già incontrato, o che stiamo incontrando in questo stesso momento ma in un’altra dimensione. Per questo (oltre che per la dopamina) lo riconosciamo immediatamente e il suo sguardo risveglia in noi istinti dimenticati. Perché prima di nascere ci siamo messi d’accordo con lui per innamorarci e, sostiene Sava, abbiamo pianificato insieme anche il nostro primo incontro, per poterci riconoscere quando sarebbe giunto il momento. Le anime si scelgono perché sono in qualche modo complementari, ovvero ciascuna ha qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare dall’altra.

Sava sostiene che non esiste qualcosa come l’anima gemella, la famosa “metà della mela” di platoniana memoria, ma esistono invece molte anime compagne, compagne di classe e di vita, che incontriamo per crescere.

Vedere i rapporti in quest’ottica, sia che si tratti di esperienze positive che negative, offre a mio parere un’enorme ricchezza. Interpretare gli incontri e gli eventi della nostra vita in un’ottica sincronica dona significato e profondità a ciò che ci succede. Niente è per caso e noi siamo i veri responsabili della nostra vita. Tutto ciò che viviamo l’abbiamo scelto e tutto ciò che viviamo contiene al suo interno un messaggio per noi, una lezione che dobbiamo ancora imparare. Bisogna smettere di guardare alla propria vita dal punto di vista della personalità, imparando invece a identificarsi con l’anima. Siamo molto più grandi, molto più antichi e molto più potenti di ciò che ci hanno fatto credere. Il freno della Paura è ciò che ci impedisce di assumerci in pieno la responsabilità della nostra vita e di accedere al nostro potere personale: una riserva di energia direttamente connessa con la fonte di energia prima, l’utero del cosmo da cui tutto emana.

Rivalutare le nostre esperienze da questo punto di vista, oltre che migliorare notevolmente il rapporto con il nostro vissuto, significa anche abbandonare le resistenza strenua che finora abbiamo opposto al Destino e lasciare fluire le nostre acque insieme alla danza del Cosmo. Da un lato c’è l’abbandono della paura e della necessità di controllare, dall’altro c’è la piena accettazione della responsabilità derivante dall’essere un individuo connesso al Tutto e dotato di un enorme potere: il potere di creare.

L’amore è una delle metafore più potenti della creazione. La creazione altro non è che Amore in atto. Il Big Bang è stato spesso paragonato a un orgasmo, tramite l’amore concepiamo i nostri cuccioli e in ultima analisi inconsciamente tutti sappiamo che la Natura è un enorme amplesso, un atto d’amore in cui le correnti energetiche si intrecciano, si mescolano e si confondono per creare configurazioni sempre nuove.

Inutile quindi andare alla ricerca dell’anima gemella, perché non esiste! La nostra anima gemella siamo noi stessi, proiettati dalla nostra mente sugli altri. Piuttosto, chiudiamo gli occhi, drizziamo le antenne e sciogliamo le caviglie per danzare la danza della sincronicità insieme alle nostre anime compagne.

Non sempre è facile rimanere connessi. Dovremmo cercare di utilizzare esperienze come quella dell’innamoramento come una sorta di “ascensori energetici”, lasciando che la corrente di energia luminosa che in quei momenti ci attraversa guarisca e rivitalizzi tutte le nostre cellule, accompagnandoci nel frattempo un salto più in là lungo il cammino.

“Quando vi libererete dell’idea che l’Anima Compagna sia un’entità capace di portarvi la felicità, e quando intenderete come Anima Compagna il resto dell’umanità, allora l’entità – la vostra Anima Compagna – quella che vi renderà possibile l’esperienza della felicità, apparirà sul vostro cammino.” Conte di Saint Germain

Giorgia Rossi

giorgiarossi.naturopata@gmail.com

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