Primo piano
Rassegna Etica

La Danza del Sole: un Rito di Purificazione e Autosacrificio

Di Valeria Bonora - 26 Novembre 2015

Si chiama Wiwanyag Whachipi e letteralmente significa “Danzare guardando il Sole” e deriva da Wi che significa Sole, da Wanyag che significa guardare e da Wachipi che significa danzare.

La danza del sole indiana è una delle più importanti e solenni cerimonie dei popoli di tutte le nazioni tribali del Nord America, che ebbe inizio tra l’800 e il 1200 dell’Era Moderna ed esprime tutta la spiritualità del popolo indiano, in particolar modo del popolo Lakota.

Danza del sole

Cliccare per ingrandire

Il rito della Danza del Sole veniva effettuato di solito nei mesi di giugno o luglio, quando le tribù si incontravano per la caccia al bufalo (oggi si riuniscono ma non danno più la caccia ai bufali, eseguono solo la danza e il suo rito); gli uomini facevano voto di “sofferenza” per augurare una caccia proficua e una vita lunga, e durante il loro voto ballavano la danza del sole e facevano voto di autosacrificio.

Il luogo dove celebrare il rito veniva scelto di comune accordo tra le varie tribù, ma la danza del Sole e le cerimonie ad essa collegate, potevano avvenire solo sotto la guida degli sciamani ed aveva una durata di quattro giorni.

Chi partecipa alla danza prende un impegno formale e fa un giuramento che deve durare 4 anni, inoltre i partecipanti, che siano uomini oppure donne devono possedere 4 caratteristiche precise:

wachantognaka ovvero generosità;
woohitika ovvero coraggio;
wowachintanka ovvero forza d’animo;
woksape ovvero integrità morale e saggezza.

La giornata prima dell’inizio della cerimonia è il Giorno dell’Albero; durante tutte le giornate i danzatori non possono né bere né mangiare, da qui comincia il sacrificio e la donazione di sé.
Un altro sacrificio a cui si sottopongono è la foratura della carne, una sorta di piercing che serve per rendere grazie al Creatore e alla Vita in ogni sua forma e espressione.
Danza del sole
Questo sacrificio deriva dal mito di Inyan il primo primo dei potenti spiriti, il quale creò Madre Terra (Maka) e alla quale trasmise i propri poteri sacrificandosi e donando il proprio sangue che formò i fiumi e le acque che delimitano le terre emerse.
Durante la danza il maschio che fora la propria carne è come se offrisse il proprio sangue e il proprio dolore per rendere grazie alla vita ricevuta dalla madre, un modo per onorare le donne e ringraziare la Terra.
Questo rituale avviene infilando due pezzetti di osso di bisonte acuminati, attraverso due incisioni praticate con un bisturi (un tempo con artigli di aquila) sotto la pelle del petto; i due ossi vengono legati a delle funi annodate all’albero sacro posto al centro dello spazio consacrato in cui si svolge il rito; colui che balla si deve liberare tirando le funi e strappando le proprie carni. Il dolore prodotto è molto forte e spesso i danzatori riescono a sopportarlo solo cadendo in una sorta di trance in cui possono ricevere delle visioni. [Fonte Wikipedia]
Durante questo rito di sacrificio i danzatori portano con loro un fischietto fatto di osso di aquila o bufalo che suoneranno per evitare di gridare mentre tirano la corda e in mano hanno dei rametti di salvia per ricavarne forza e protezione dagli spiriti maligni.
Mentre le donne offrono minuscoli pezzi di pelle, se vogliono, visto che offrono alla terra il sangue attraverso il ciclo mestruale e il parto, è infatti possibile per loro essere un Danzatore del Sole senza mai fare il piercing, durante il rito è possibile che ai bambini vengano forati i lobi delle orecchie.

Ecco come si svolge la Danza del Sole

Il primo giorno si scava al centro del cerchio il buco per l’Albero Sacro un palo chiamato Can Wakan, che viene reputato un essere vivente e che quindi va “catturato”, e mentre il prescelto è alla ricerca dell’albero adatto, molti uomini vengono selezionati per costruire attorno al foto per il palo due sacre tende a cupola dette iyohanziglepi ovvero “ombra”, che avranno due file concentriche di posti a sedere con al centro una forcella che tiene i carboni per il fuoco sacro e una apertura a Est; queste tende possono raggiungere anche i 25 metri di diametro.

Dal centro del palo vengono fissati 16 paletti (uno ogni 4 passi) l’ultimo dei quali indica la posizione del tepee sacro dove i ballerini ricevevano le istruzioni e rimanevano per tutta la durata della danza.

Il secondo giorno si deve catturare l’albero, e sono molte le donne e gli uomini che vanno a prenderlo facendolo cadere in direzione sud accompagnato da canti e urla di guerra.

Nel frattempo nel cerchio per le danze viene formato un altare, owank wakan, sul lato ovest e un teschio di bufalo con orbite e orifizi riempiti con salvia viene posizionato rivolto verso ovest.

L’albero sacro viene scorticato e portato in trionfo al villaggio come un trofeo di guerra

Danza del sole

Il terzo giorno l’albero sacro viene dipinto di rosso lungo tutto il tronco, sulla base e sulla punta dei rametti, rami di ciliegio venivano poi fissati al bivio del palo sacro a forma di croce, che viene considerato come il nido dell’uccello del tuono.

Il rito prosegue con le offerte o le proprie preghiere da attaccare al palo fino alla sua posizione nella buca creata il primo giorno; appena l’albero è in posizione i danzatori si vestono e iniziano la danza di appiattimento della terra chiamata onast owank wacipi.

I vestiti sono di quattro colori principali, il nero, il rosso, il bianco e il giallo, che rappresentano i quattro popoli del mondo, le quattro direzioni e gli elementi.

Durante questa danza i giovani si appartano per procreare, in modo da dare nuova linfa alla tribù.

I danzatori in questi tre giorni ricevono i consigli per ballare nei quattro modi possibili cioè:

wiwayang wacipi, “guardando sole” il danzatore guarda verso il sole dall’alba al tramonto;
wicapaĥlokapi, “trafitto” il danzatore viene trafitto dal rito del piercing sui seni;
okaške wacipi, “sospeso” il danzatore viene trafitto dal rito del piercing sulle scapole e sui seni e viene sospeso;
ptepa yuslohanpi, “trascinando teschi di bufalo” il danzatore viene trafitto dal rito del piercing sulle scapole a cui saranno legati dei teschi di bufalo.

Il quarto giorno i danzatori si preparano lasciando la sacra tenda e percorrendo il percorso segnato dai paletti e girando intorno alla capanna seguendo il percorso del sole per quattro volte quindi entravano in azione, scalzi indossando solo il gonnellino di pelle di daino intorno alla vita con corone di salvia sopra la testa e intorno ai polsi.

La danza del sole comincia dopo il rito di legatura e camminano e danzano allontanandosi ed avvicinandosi al sacro albero, soffiando nei fischietti e seguendo il ritmo dei tamburi.

Danza del sole

Di tanto in tanto i ballerini possono riposare, ma solo dopo che due di loro sono stati selezionati dal leader della Danza del Sole e avvicinati con le pipe sacre. Dopo che tutti i ballerini sono stati liberati, la danza del sole termina e gli uomini possono usare il loro potere derivato dalla sacralità del rito per curare i malati con l’imposizione delle mani, l’albero sacro e le capanne vengono abbandonate in modo che ritornino alla Madre Terra.

[Tratto dal libro Oglala Religion di William K. Powers]

Oggi questo rituale viene praticato in segreto nelle tribù nelle riserve, anche come mezzo di riappropriazione della propria cultura, visto che i missionari cristiani ne furono inorriditi e tra il 1890 e 1928 repressero la spiritualità dei nativi ferocemente, non capendo che questo rito non aveva niente a vedere con la violenza o con il dimostrare forza e brutalità, ma solo auto-sacrificio, devozione e ringraziamento alla Madre Terra, un rito per ricollegare l’anima alla Divinità e per purificarsi.

Valeria Bonora





Newsletter
Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi subito una speciale meditazione in omaggio!




© 2022 Copyright Media Data Factory S.R.L. - I contenuti sono di proprietà di Media Data Factory S.R.L, è vietata la riproduzione.
Media Data Factory S.R.L. sede legale in via Guercino 9 20154 Milano - PI/CF 09595010969