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Rassegna Etica

La storia zen del maestro e dello scorpione che ci invita a rimanere fedeli a noi stessi

Di Redazione - 27 Ottobre 2022

Il tuo solo dovere, in ogni esistenza è di essere fedele a te stesso. Essere fedele a chiunque altro, o a qualsiasi altra cosa, non soltanto è impossibile, ma il segno di un falso Messia.

Richard Bach

Qualsiasi cosa succeda, comunque vada, resta fedele a te stesso. Una frase da tatuarsi nella mente!

Sì, ma cosa significa esattamente rimanere fedeli a se stessi? Come si può riuscire nonostante i condizionamenti, le paure, l’opinione della gente e delle persone che amiamo; come si fa a capire cosa voglia dire in un determinato momento rimanere fedeli a se stessi, non tradire il proprio essere più profondo, non venir meno alla propria storia, al percorso raggiunto e percorso fino a quel momento?

La nostra natura più intima è messa continuamente a repentaglio dal contesto esterno, dalle azioni degli altri nei nostri confronti, azioni che spesso generano un comportamento di autodifesa, di chiusura, di reazione a ciò che viviamo. Come si fa a sapere chi siamo davvero? E quali azioni sono mosse dalla nostra essenza e non dai condizionamenti del mondo esterno?

Questa storia zen è un piccolo e, al tempo stesso, profondo insegnamento che può aiutarci a rispondere a questi importanti dubbi e a farci giungere nuove riflessioni e nuove prospettive di pensiero.

Il maestro e lo scorpione

mani di un monaco buddista

Credit foto
©Pixabay

Un maestro zen vide uno scorpione che stava annegando e decise di aiutarlo e sollevarlo dall’acqua. Ma, quando lo fece, lo scorpione, sentendosi minacciato, lo punse.
Sentendo il colpo secco della puntura, il maestro mollò la presa e lo scorpione cadde ancora in acqua. Ancora una volta il monaco lo sollevò ed ancora una volta lo scorpione lo punse.
Un discepolo dopo aver osservato la scena, interrogò il maestro sul perché della sua ostinazione. Il maestro rispose così: “la natura dello scorpione è di pungere, ma questo non modificherà la mia che è quella di prestargli soccorso e di aiutare.”

Detto questo, il maestro ragionò sul da farsi e con l’aiuto di una foglia riuscì a salvare lo scorpione senza essere nuovamente punto e continuò rivolto al suo discepolo: “non cambiare la tua natura in risposta al male che ti viene inferto, sii solo accorto. Spesso chi aiuti non ti sarà grato, ma non per questo devi rinunciare all’amore e alla compassione che sono in te. Alcuni inseguono la felicità, altri la raggiungono donandola. Occupati solo della tua coscienza e non di ciò che la gente dice di te, perché solo la tua coscienza è ciò che tu realmente sei, la reputazione è ciò che gli altri credono tu sia.”

Cosa ci insegna questa storia zen?

Ognuno può trarre da questa storia vari insegnamenti, tanti quanti sono gli uomini. Forse una delle lezioni di vita che tocca tutti noi è legata all’invito di cercare sempre di seguire il proprio cuore, anche se in quel momento ci sembra una via non percorribile e non comprensibile nemmeno da noi. C’è una vocina in ogni uomo che ci parla, ci indica la strada da percorrere, ci fa sentire cosa ci fa stare bene e cosa no: sta a noi affidarci a lei, abbandonarci al suo richiamo, sperimentarlo facendoci scivolare via ogni paura, ogni giudizio altrui, ogni regola che non sentiamo nostra…





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