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Cos'è la forza interiore e come svilupparla nella vita seguendo l'esempio dei grandi leader spirituali

Di Laura De Rosa - 16 Agosto 2015

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Cos’è la forza interiore e come svilupparla nella vita seguendo l’esempio dei grandi leader spirituali?

Quando pensiamo a una persona forte tendiamo ad immaginarla realizzata sul piano materiale, determinata, grintosa, tendenzialmente aggressiva. Questo è il modello vincente della società occidentale, improntato a valori tipicamente maschili (in senso archetipico), volti alla conquista del mondo esterno piuttosto che al raccoglimento.

Ma siamo certi che si tratti di forza interiore autentica?

Se pensiamo alle figure storiche più apprezzate ed ammirate a livello universale, da Gandhi a Gesù, da Nelson Mandela al Dalai Lama, ciò che le accomuna sono scelte di vita votate all’amore in senso lato.

Personaggi pacifici, gentili, altruisti ma non per questo meno decisi dei grandi dittatori o di altre figure controverse. Anzi, molto più forti di questi ultimi poiché talmente focalizzati in se stessi, ovvero talmente in contatto con la propria anima, da riuscire a rispondere agli attacchi porgendo, come si suol dire, l’altra guancia. Difatti ci vuole una forza dannatamente maggiore per sorridere al nemico anziché schiacciarlo. Basti pensare a quando subiamo un torto: l’istinto ci induce a reagire con aggressività o a reprimerci, molto più complesso è scegliere del tutto consapevolmente la terza via: la mediazione. Che non è sacrificio fine a se stesso né rinuncia al proprio punto di vista bensì reazione pacifica. Anziché aggredire il mio nemico gli spiego senza timore il mio punto di vista e cerco un punto di incontro. Se non mi capisce persevero evitando però lo scontro violento, sia esso fisico o psicologico. E’ il principio della “nonviolenza”, che ha da sempre orientato le scelte di questi leader carismatici.

La forza interiore nasce dalla conoscenza di se stessi

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La forza è qualcosa che nasce dentro di noi, diretta conseguenza della conoscenza interiore. Essa non può infatti prescindere da un percorso di autoanalisi teso a individuare punti di forza e debolezze personali. Il sistema capitalista, improntato sulla competitività esasperata e sull’individualismo, ci ha abituati ad annientare, allontanare, rimuovere le fragilità, ritenendole controproducenti ed inutili ai fini evolutivi. Basti pensare a un tipico esempio di “donna forte e realizzata” dei nostri tempi qual è la protagonista della famosa pellicola “Il Diavolo veste Prada”. La direttrice della celebre rivista Runway, Miranda Priestly, interpretata da una magnifica Meryl Streep, è il simbolo per eccellenza della forza di stampo occidentale: realizzata, ricca, spietata, abile nel celare le emozioni, impeccabile nel comportamento come nell’abbigliamento, fredda, organizzata, determinata, severa, coraggiosa, aggressiva. Valori in nome dei quali saremmo disposti a tutto perché in fondo chi di noi non vorrebbe essere almeno un po’ Miranda Priestly? E ovviamente non mancano i corrispettivi al maschile!

Opporsi a questo modello solo perché irraggiungibile non basta, è fondamentale capire che quei valori non rappresentano la vera forza. La Priestly personifica la donna che si è fatta da sé in un mondo spietato, competitivo, dominato da valori maschili, costretta a indossare una maschera di imperturbabilità, necessaria per preservarsi vincente fra sciacalli pronti a divorarla. Vista in quest’ottica è paradossalmente una vittima, del mondo e di se stessa. Per sopravvivere nella giungla urbana non può permettersi di vivere le emozioni, deve tenerle a bada, filtrare ogni mossa, votarsi alla professione a 360 gradi rinunciando persino agli affetti, se necessario. Ma è questo il mondo in cui vogliamo vivere? Desideriamo davvero trasformarci in robot spersonalizzati, votati alla carriera o alla fama, privi di emozioni o costretti a rinnegarle, severi e pronti a tutto pur di raggiungere i risultati prefissi? O non sarebbe preferibile poter essere noi stessi indipendentemente dai modelli propinati dalla società circostante?

Cosa significa essere forti

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Essere forti non significa appartenere al gruppo più trendy del momento né adottare un atteggiamento sprezzante e spregiudicato pur di emergere rispetto alla massa. Tutt’altro! Questi sembrano piuttosto sintomi di debolezza, la quale cela l’incapacità (e la paura) di amare. A cosa serve essere gli unici in qualcosa se non ad alimentare il proprio Ego?

L’altruismo implica la condivisione delle proprie conoscenze, l’accettazione sincera dell’altro e nulla ha a che vedere con l’esclusività. Noi tutti adoriamo sentirci in qualche modo migliori degli altri: più belli, più intelligenti, più buoni, più cattivi, più alla moda, più colti, più creativi. Questo senso di esclusività alimenta il nostro egocentrismo, non la nostra anima, la quale non esclude ma include.

La sfida che dobbiamo affrontare è scoprire chi siamo e vivere di conseguenza, senza per questo sentirci superiori. Siamo chiamati, oggi più che mai, ad esprimere i nostri talenti evitando di prevaricare sugli altri pur di riuscirci. Ognuno di noi ha il suo posto nel mondo e capire chi siamo davvero ci consente di attivarci in tal senso. Da questa consapevolezza nasce l’autentica forza interiore, in nome della quale non dobbiamo rinnegare parti di noi, per esempio le debolezze, ma prenderne atto per impiegarle in modo costruttivo. E’ il caso di una persona che si sente frustrata perché timida e rinnega questa parte di sè sviluppando l’estroversione. Se la timidezza viene repressa inevitabilmente tornerà ad insidiarla nei momenti meno opportuni. Se invece riesce ad accettarla ed integrarla, consentendole di esprimersi, ecco che potrà addirittura trasformarsi in un punto di forza.

Differenze tra forza interiore autentica e apparente

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La forza interiore autentica caratterizza chi ha trovato se stesso, la forza apparente si maschera di aggressività, spregiudicatezza, maleducazione, prepotenza. Difatti tutti noi adottiamo questi atteggiamenti prevaricatori per difenderci, se intimamente non siamo convinti della nostra posizione, altre volte lo facciamo per apparire più forti di ciò che siamo. Le persone interiormente forti, basti pensare al Dalai Lama e ai grandi leader pacifisti del passato, pur essendo ferme e determinate rifiutano la violenza (anche verbale), prediligendo la via della mediazione e della pace, respingendo ogni forma di ingiustizia, consapevoli dell’importanza dell’amore quale mezzo per cambiare il mondo e renderlo migliore.

Basti pensare al Dalai Lama, guida spirituale del Tibet e massima autorità del Buddhismo tibetano, che per decenni ha subito persecuzioni da parte dei cinesi senza per questo abdicare alla sua missione, preservare l’identità del suo popolo e del suo pensiero senza mai ricorrere alla violenza. E così Gandhi , sostenitore convinto del principio della “nonviolenza”, unico strumento, a suo parere, per giungere alla verità, e ancora il Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela e non in ultimo Gesù Cristo, che professava “amerai il prossimo tuo come te stesso”.

In definitiva una persona realmente forte non ha bisogno di sentirsi migliore degli altri né di prevaricare su di essi. Conosce profondamente se stessa, ha imparato a fare pace con le proprie debolezze e i propri demoni rendendoli costruttivi. Non necessita dell’esclusività del gruppo ma sa stare bene ovunque, pronta a condividere le proprie conoscenze, siano esse piccole o grandi. Una persona forte sa che l’egoismo è nemico dell’umanità e lo ha sperimentato sulla propria pelle. Concede il perdono, può essere dura e severa, ma mai spietata. Non teme le proprie emozioni, ma le esterna con un sorriso che mette subito a proprio agio. A fare la differenza è la capacità di amare. E voi cosa ne pensate della forza interiore?

Laura De Rosa

www.yinyangtherapy.it





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