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Camera da letto: come cambia il suo significato nelle varie culture

Di Laura De Rosa - 30 Luglio 2015

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La camera da letto rappresenta la sfera dell’intimità: in questo spazio domestico al riparo da sguardi indiscreti possiamo lasciarci andare in tutti i sensi. Qui facciamo l’amore, riposiamo concedendoci una prolungata pausa dallo stato di coscienza, ci rigeneriamo nel corso della notte, ci rifugiamo quando stiamo male o abbiamo bisogno di un po’ di tempo solo per noi stessi. La camera è il luogo domestico destinato ad accogliere le persone cui siamo maggiormente legati, dal partner ai figli.

E’ la stanza più intima della casa, in cui possiamo vivere la parte vulnerabile, sia in senso positivo che negativo. Basti pensare al sesso, durante il quale liberiamo le pulsioni istintive, oppure alla malattia, fase che ci costringe all’immobilità ma che nel contempo ci permette di essere passivi, condizione indispensabile per attivare una rigenerazione. Ed è sempre in camera, distesi sul letto, che troviamo rifugio nei momenti di tristezza, sfogando quelle emozioni che altrove soffochiamo per paura del giudizio. La camera in definitiva è un porto sicuro, il luogo in cui raccogliersi in silenzio, dedicarsi a se stessi e alle persone più care.

Il significato simbolico della camera da letto nelle diverse culture

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Il significato simbolico della camera da letto, ovunque nel mondo, è simile. A mutare è piuttosto il modo in cui ogni etnia vive l’intimità. Se nel mondo occidentale siamo abituati a proteggere questo spazio domestico da sguardi indiscreti, come fosse un rifugio inviolabile, altrove vige invece una mentalità diversa, che anziché allontanare l’altro lo include. E’ stata la civiltà laica e religiosa di tradizione occidentale ad aver escluso principalmente l’istintualità con le sue pulsioni, ritenendole erroneamente “sbagliate”, sporche, impure e pericolose in quanto incontrollabili. Ed ecco perché la camera da letto, correlata agli istinti, al desiderio, al decadimento del corpo nella malattia o in procinto di morte, è stata confinata in spazi accessibili solo a pochi intimi.

Processo inevitabile per uscire dall’oscurantismo, che è però degenerato nel corso del tempo. Ergo, nei momenti di passaggio spesso adottiamo un atteggiamento aggressivo, difatti cambiare è estremamente difficoltoso. Se voglio mettere in discussione, per esempio, l’autorità di mio padre, inizialmente mi ribello sfidandolo. Una volta superata questa fase, se tutto va bene, riuscirò a confrontarmi in modo più maturo, senza degenerare necessariamente nella lotta. La stessa logica è applicabile per comprendere il perché la camera da letto sia stata progressivamente relegata in un luogo appartato della casa.

A un certo punto la società occidentale si è votata alla logica razionalista al fine di evolvere sul piano scientifico-tecnologico. Diretta conseguenza di questo mutamento è stato il rifiuto di tutto ciò che non era “razionale”, istinti in primis. Difatti l’irrazionale rischiava di mettere in discussione la validità del nuovo modus operandi. La religione, d’altra parte, intendeva probabilmente mettere ordine nel caos, adottando una rigida repressione finalizzata al controllo sociale. In definitiva si è verificata una ribellione nei confronti degli istinti, rimpiazzati dalla ragione. Tutto ciò che aveva a che fare con la parte istintuale ha assunto quindi un significato negativo e la camera da letto, regno del corpo e dell’intimità, è stata quindi relegata in uno spazio ben definito, inaccessibile ai più.

I paesi non occidentali condividono con più facilità gli spazi intimi della casa

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Altrove le cose sono andate diversamente, specialmente in quell’ampia fetta di mondo costretta a condizioni di vita meno agiate. Premesso che esistono certamente delle differenze da etnia a etnia, un tratto comune che ho riscontrato personalmente passando dal Senegal alla Tanzania fino ad arrivare all’India piuttosto che a Cuba, è la maggiore condivisione degli spazi intimi. Qualunque stanza si presta facilmente ad accogliere visitatori trasformandosi, all’occorrenza, in un “giaciglio”. Bastano pochi materassi a terra per tramutare un salotto o un terrazzino in una camera da letto. Questione solo di povertà? Non credo, è piuttosto un’abitudine a condividere che è persistita nel tempo, anche per merito della povertà.

Difatti il progresso scientifico-tecnologico, e conseguentemente economico, della società occidentale ha migliorato le condizioni di vita generali, puntando agli spazi individuali, ma questo stesso individualismo ci ha progressivamente allontanati gli uni dagli altri, inducendoci a un atteggiamento di chiusura nei confronti dell’esterno/estraneo. Siamo diventati avidi, impauriti di perdere ciò che abbiamo conquistato, spazi domestici inclusi. Ci siamo rifugiati nella logica del possesso, terrorizzati dalla caducità dell’esistenza, ignari di ciò che ci aspetta dopo la morte. Le nostre camere da letto, perfette, confortevoli, ampie, ma sempre al riparo da sguardi indiscreti, sono lo specchio di una società bella e accogliente in apparenza, arida e individualista nella sostanza.

E’ inutile auspicare un ritorno alla povertà per ripristinare il senso di condivisione, dovremmo invece riappropriarci di quello spirito attraverso la ragione. Ovvero bisogna imparare a condividere gli spazi intimi motivati non dalla necessità, ma dalla consapevolezza che mostrare le proprie fragilità ci aiuta a vivere meglio, sintonizzati con il cuore. Aprire simbolicamente le nostre camere da letto significa trovare il coraggio di mostrarci per quello che siamo davvero, nel profondo di noi stessi. Accompagnare l’ospite nella camera di un malato porta una ventata di speranza, far sedere un amico sul proprio letto allenta le tensioni, condividere il sonno con i nostri amati animali aiuta a vincere le paure.

La camera da letto nella filosofia zen giapponese

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Nell’arredamento giapponese permeato dalla filosofia zen gli spazi della casa, camera da letto compresa, sono da sempre concepiti secondo una logica meno rigida di quella occidentale. La casa non è un rifugio dal mondo esterno ma si integra meravigliosamente con l’universo circostante attraverso l’utilizzo di pareti mobili, pannelli scorrevoli, soluzioni flessibili. Le barriere tra un ambiente e l’altro, tra interni ed esterni, sono fragili schermi che non impediscono il flusso della vita, concepiti a immagine e somiglianza dell’essere umano nella sua completezza. Essere che non ha bisogno di possedere perché consapevole della caducità dell’esistenza. Dovremmo imparare da loro puntanto non solo sulla grazia di mobili e complementi d’arredo, ma rivisitando la struttura stessa delle nostre camere, che altro non è che lo specchio del nostro io più profondo e della capacità di entrare in connessione con esso.

Laura De Rosa

www.yinyangtherapy.it

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