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Omeopatia, fitoterapia e agopuntura: in Toscana il primo Ospedale di Medicina Integrata

Di Daniela Bella - 1 Febbraio 2015

Terapie integrate affiancate alle terapie tradizionali: è il caso dell’Ospedale Petruccioli di Pitigliano

medicina-alternativaOmeopatia, fitoterapia e agopuntura sono delle cure “alternative”, o integrative, che possono essere proposte assieme alle terapie tradizionali.

Per chi non lo sapesse, l’omeopatia è una controversa pratica della medicina alternativa che opera per il suddetto “principio di similitudine del farmaco“, secondo il quale il rimedio appropriato per una determinata malattia sarebbe dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata.

Tale sostanza, detta anche “principio omeopatico“, una volta individuata viene somministrata al malato in una quantità fortemente diluita.

La fitoterapia, invece, è quella pratica che prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere psicofisico.

Si tratta di una pratica molto antica, che con tutta probabilità rappresenta il primo esempio di pratica terapeutica umana.

agopunturaL’agopuntura, infine, è una medicina alternativa che fa uso dell’inserzione di aghi in taluni punti del corpo umano al fine di promuovere la salute ed il benessere dell’individuo.

Secondo la medicina tradizionale cinese, infatti, stimolando questi punti si possono correggere gli squilibri nel flusso del “qi” (l’energia “interna” del corpo umano) attraverso canali conosciuti come “meridiani”.

Ebbene, proprio queste terapie integrative stanno alla base di un’ospedale toscano, in linea con quanto previsto dalle legge regionale n. 9 del 2007, che sancisce e riconosce la libertà di scelta terapeutica del paziente.

Insomma, un’esperienza del tutto inedita nell’ambito della sanità pubblica.

Il team di Medicina Integrata

Il team di Medicina Integrata

Il primo Ospedale di Medicina Integrata in Italia

Ci troviamo in Toscana, con precisione nell’Ospedale Petruccioli di Pitigliano, in provincia di Grosseto, dove ormai da diversi anni il paziente può scegliere, sia in corsia che nei servizi ambulatori, se essere curato con terapie tradizionali o con terapie integrative, praticate sulla base di un approccio interdisciplinare, diagnostico e terapeutico, finalizzato alla scelta terapeutica più appropriata ed efficace in termini di qualità della vita, benessere e salute.

Questa alleanza terapeutica è frutto di tre anni di impegno. Tutte prende inizio nel 2009, quando la Regione Toscana approvava il progetto stanziando un fondo di 100.000 euro per la realizzazione del primo Ospedale di Medicina Integrata.

Ospedale Petruccioli di Pitigliano

Ospedale Petruccioli di Pitigliano

E a questo scopo è stato scelto, appunto, l’Ospedale Petruccioli di Pitigliano, dove è possibile curarsi con agopuntura, fitoterapia, omeopatia e medicina tradizionale cinese accanto alla medicina classica tradizionale.

Così facendo, dunque, si da’ la possibilità al paziente di aggiungere possibilità terapeutiche al proprio caso clinico.

La legge, infatti, riconosce omeopatia, agopuntura e fitoterapia come parte integrante del Servizio sanitario regionale. In base a tale legge, gli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, dei veterinari e dei farmacisti istituiscono elenchi di professionisti che esercitano le medicine complementari e rilasciano una specifica certificazione sul possesso dei requisiti.

Per quali patologie possono essere richiesti questi trattamenti alternativi?

Queste cure possono essere richieste per patologie di varia natura, anche non lievi: trattamento delle malattie reumatiche croniche, esiti di traumi e di ictus, riabilitazione ortopedica e neurologica, cura della psoriasi e dermatiti allergiche, asma o insufficienza respiratoria, per contrastare gli effetti collaterali della chemioterapia, terapia del dolore cronico, e quant’altro.

Non solo. La possibilità di accedere alle cure pagando soltanto il ticket regionale, infatti, facilita l’accesso alla medicina integrata ad un ampio numero di pazienti.

La struttura ha raccolto molti risultati positivi, tanto da diventare attrattiva per i pazienti di tutta Italia.

Le dichiarazioni della dottoressa Simonetta Bernardini, responsabile del Centro di Medicina Integrata e Presidente della SIOMI

Dottoressa Simonetta Bernardini

Dottoressa Simonetta Bernardini

Simonetta Bernardini, responsabile del Centro di Medicina Integrata dell’Ospedale di Pitigliano, medico pediatra, endocrinologo e omeopata e Presidente della SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata), nel corso di un’intervista a Panorama.it ha dato qualche spiegazione su questo progetto e sulle terapie praticate:

“Abbiamo provato a far lavorare insieme su un paziente condiviso figure professionali di formazione molto diversa, cercando di costruire un rispetto tra medicine su cui l’Italia è molto indietro. Non c’è una grande considerazione per le medicine complementari da parte della medicina ortodossa, ma qui il senso era quello di unire le forze per migliorare la salute dei pazienti, ridurre gli effetti collaterali dei farmaci chimici e stimolare il potenziale di autoguarigione del paziente, verso la possibilità di liberarsi della malattia cronica. Si tratta di due medicine che non sono affatto incompatibili. Se io ho un paziente che fa terapia oncologica, le medicine complementari lo aiutano a sopportare meglio e ridurre gli effetti collaterali di radioterapia e chemioterapia e gli daranno uno slancio verso l’autoguarigione per imparare e far meglio la guerra alla sua malattia cronica e verosimilmente rischiare meno le recidive. Insomma c’è sinergia…”

La dottoressa, inoltre, ci informa di come siamo stati raggiunti degli ottimi risultati anche al Centro di Manciano, un presidio di riabilitazione neurologica e ortopedica con pazienti affetti da ictus, emorragie cerebrali o con malattie neurologiche gravi come la sclerosi a placche, la Sla, il Parkinson, ma anche persone con protesi all’anca o al ginocchio.

“Abbiamo concluso una ricerca sui risultati di tre anni di sperimentazione. Ebbene, rispetto al 2010, quando i pazienti venivano curati solo con terapie ortodosse, si è registrato un miglioramento delle performance di riabilitazione neurologica e ortopedica misurato con scale specifiche di riabilitazione, compilate da fisioterapisti e neurologi che li hanno in cura. Inoltre i pazienti in terapia integrata hanno ridotto dell’85% il consumo di antidolorifici, grazie alla medicina integrata…”

A questo punto non ci resta che sperare che anche le altre regioni seguino l’esempio toscano per cercare di diffondere questo progetto.

Daniela Bella





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