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Case dell'acqua: ecco perchè averle in ogni città!

Di Marco Grilli - 8 Marzo 2015

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Perché spendere soldi per acquistare acqua minerale al supermercato, con conseguente aumento dei rifiuti e dell’inquinamento, quando è possibile compiere una scelta più ecologica e conveniente, ossia quella di rifornirsi gratuitamente o quasi presso i chioschi dell’acqua pubblici, chiamati anche case dell’acqua, in rapida diffusione nelle nostre città?

Queste moderne casette dell’acqua, generalmente poste all’interno di aree verdi, hanno rinverdito l’antica usanza del recarsi alla fontana per le esigenze idriche, costituendo anche una nuova forma di aggregazione sociale.

Gli impianti di erogazione forniscono acqua naturale o gassata proveniente dall’acquedotto cittadino, di ottima qualità, dal buon sapore (non come quella del nostro rubinetto ricca di cloro!), sicura poiché microfiltrata, sterilizzata e sottoposta a controlli periodici, nonché praticamente gratuita (in qualche caso è richiesto un contributo di soli 5 centesimi al litro per il prelievo di acqua gassata).

Ad oggi le installazioni in Italia sono più di 800 (nel 2010 erano solo 213), e dal nord si sono diffuse un po’ in tutto il Paese, anche se la regione col loro maggior numero resta la Lombardia, dove le prime aree di prelievo risalgono a ben 20 anni fa.

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Il ritorno delle file alle fontanelle comunali, particolarmente amate dagli anziani, è ormai una realtà di sempre maggior rilievo, come testimonia l’indagine 2014 condotta da Aqua Italia. L’8,2% degli intervistati ha dichiarato di servirsi abitualmente ai chioschi dell’acqua (contro il 4,6% del 2010), il 28,6% vive in Comuni dove sono presenti gli impianti (contro il 16,4% del 2012), mentre è aumentata la percentuale di coloro che sono a conoscenza della loro esistenza (57,5%) e cresce la disponibilità verso tale servizio anche tra i cittadini che vivono in località che ne sono sprovviste.

L’utilizzo delle case dell’acqua segue in pieno i principi dello sviluppo sostenibile, nell’ottica della lotta all’inquinamento e della prevenzione dei rifiuti. In sintesi, si tratta di una semplice gesto dal gusto antico che comporta numerosi benefici, perché chi si serve dell’acqua alla spina a Km 0 contribuisce a limitare i trasporti su tir delle confezioni destinate ai supermercati, ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, produrre meno bottiglie di plastica, diminuire i rifiuti e di conseguenza risparmiare energia.

I numeri forniti da Aqua Italia aiutano a capire la valenza di tale azione. Il prelievo annuo di 300mila litri da un singolo chiosco permette infatti di evitare la produzione di ben 200mila bottiglie di Pet (polietilentereftelato) da 1,5 litri per un totale di 8mila Kg, nonché di risparmiare l’emissione in atmosfera di 9.180 Kg di CO2, che sarebbe derivata dai trasporti e dalla produzione di plastica.

Pensate, per produrre un solo Kg di Pet (25 bottiglie da 1,5 litri) si consumano 2 Kg di petrolio e 17,5 litri d’acqua, col rilascio in atmosfera di 2,3 Kg di CO2 e altri gas responsabili dell’effetto serra. Perché non preferire allora l’acqua buona e sicura dei chioschi, che non ha percorso nemmeno un Km su strada e ci consente anche un considerevole risparmio sulla spesa?

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Gli enti locali che decidono di installare i chioschi compiono un’azione meritoria, perché promuovono la diffusione di comportamenti ecologicamente sostenibili tra i cittadini, sensibilizzandoli al contempo sul valore di questa risorsa vitale, che deve essere utilizzata consapevolmente. Non solo: con le case dell’acqua le amministrazioni pubbliche possono sfruttare la possibilità di riqualificare dal punto di vista ambientale parchi e strutture spesso abbandonate (fontane, ex-lavatoi ecc.), creando un punto di aggregazione e riferimento per i cittadini di ogni età.

I distributori pubblici, dal costo oscillante tra i 15 e i 50mila euro, devono essere posizionati in uno spazio igienicamente idoneo, che sia facilmente raggiungibile dagli utenti. La loro capacità produttiva si attesta sui 150-500 litri all’ora e varia in funzione del contesto.

La filiera tipo di un impianto comprende: la sezione iniziale, con le fasi di filtrazione micrometrica (per eliminare l’eventuale presenza di sabbia o corpi estranei), riduzione della pressione di acqua di alimentazione (quando è superiore ai sei bar) e misurazione della quantità di acqua prelevata ed erogata; la sezione dei trattamenti, con le eventuali ulteriori filtrazioni per affinare l’acqua erogata e i vari sistemi per la disinfezione, che vanno dalle lampade a raggi ultra-violetti alle barriere fisiche con diverse tecnologie (ultrafiltrazione, micro filtrazione assoluta ecc.); la sezione gasatura e refrigerazione, che ricorre ai gruppi di carbonatazione per aggiungere in modo regolato anidride carbonica all’acqua, e ai gruppi di raffreddamento basati sulla tecnologia “Banco Ghiaccio”, che consente erogazioni elevate anche in caso di forte richiesta, ed infine la sezione finale di disinfezione con raggi UV ed erogazione all’utenza.

Per quanto riguarda quest’ultima, dai sistemi di spillatura tradizionale si è passati a quelli a incasso, che per ragioni igieniche impediscono il contatto con la bocca dell’utente o con i contenitori per il prelievo.

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In ogni chiosco vi possono essere uno o più punti di erogazione, per prelevare acqua a temperatura ambiente, refrigerata, con o senza aggiunta di anidride carbonica. L’erogazione si attiva con pulsanti di tipo antivandalico o con sensori basati su tecnologie di tipo elettronico. Inoltre, la gestione della fontana si avvale di sistemi di controllo automatici dotati di microprocessore, che riescono a monitorare il funzionamento dell’impianto e a segnalare i consumi e le esigenze di manutenzione. La distribuzione di acqua gassata prevede poi lo stoccaggio della CO2 di tipo alimentare, realizzato mediante serbatoi criogenici o bombole collocate in un vano adiacente.

In tema di look, ultimamente i soggetti promotori si stanno orientando verso soluzioni architettoniche che permettono di ridurre i costi e i tempi d’installazione. Alle tradizionali strutture in muratura e in prefabbricato, si sono così affiancate le installazioni temporanee, particolarmente utili in caso di eventi. Le case dell’acqua stanno inoltre diventando sempre più tecnologiche, come nel caso di Roma e provincia, dove nei prossimi tre anni verranno installati 100 nuovi chioschi, che consentiranno anche di ricevere informazioni di pubblica utilità su uno schermo ad alta definizione, nonché di ricaricare il proprio cellulare o tablet mediante apposite porte Usb.

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Quel che più ci preme sono però i vantaggi ambientali: queste moderne case dell’acqua hi-tech erogheranno circa 60mila metri cubi l’anno, permettendo di evitare la produzione di 1.800 tonnellate di bottiglie di plastica e l’emissione in atmosfera di 5mila tonnellate di CO2. Notevole anche il risparmio per una famiglia di tre persone che deciderà di non acquistare più l’acqua al supermercato, calcolato in 130 euro l’anno.

Per un corretto approvvigionamento ai chioschi seguite questi pratici consigli: utilizzate bottiglie o contenitori nuovi, preferibilmente in vetro e con tappo a vite o comunque chiusura ermetica; sciacquate il contenitore e il tappo con la stessa acqua del chiosco prima di ogni utilizzo; lasciate sempre un po’ di aria tra il tappo e il livello del liquido; conservate l’acqua in luoghi freschi e asciutti e preferite i frequenti approvvigionamenti alle grandi scorte.

Ora non vi resta che tirar fuori la vostra coscienza ecologista…e mettervi in fila alle case dell’acqua!

Marco Grilli





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